Nello studio dello spazio la Russia coopera con una trentina di paesi (Foto: Slava Stepanov / GELIO)
Nei primi giorni di maggio è stato reso noto che la cooperazione russo-iraniana nell'ambito della ricerca sullo spazio cosmico potrebbe intensificarsi. Un documento in tal senso, sottoscritto dal vice responsabile dell'Agenzia Spaziale Federale Anatolij Shilov e dal vice direttore dell'Agenzia Spaziale Iraniana Hamid Fazeli prevede un notevole ampliamento degli ambiti e della portata della cooperazione tra i due paesi: dall'accesso per gli iraniani alle foto scattate dai satelliti russi alla messa in orbita di satelliti iraniani per mezzo dei razzi vettori russi e all'addestramento degli astronauti iraniani.
Nella conquista dello spazio la Russia coopera con una trentina di paesi: Stati Uniti, Giappone, India, Brasile, Svezia, Argentina, e i paesi che partecipano alle attività dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA). Come operatore di servizi di lancio, la Russia porta in orbita con i suoi razzi vettori Dnepr e Proton-M i satelliti artificiali di altri paesi. Negli ultimi cinque anni sono stati messi in orbita dispositivi di Emirati Arabi Uniti, Corea del Sud, Italia, Stati Uniti, Canada, Paesi Bassi, Ucraina, Messico, Gran Bretagna e Turchia
L'Iran non è certo l'ultimo arrivato nella ricerca spaziale: il paese fu tra i 24 membri fondatori del Comitato dell'ONU per lo sfruttamento dello spazio cosmico per scopi civili istituito nel 1959. I primi tentativi di realizzare un programma spaziale nazionale risalgono agli anni Settanta del secolo scorso, durante il governo dello scià Reza Pahlavi, ma furono ostacolati dalla rivoluzione islamica del 1979. L'interesse per il tema dello spazio rinacque alle soglie del XXI secolo.
Nell'aprile del 2003 venne fondata l'Agenzia Spaziale Iraniana (ISA). Il primo piano quinquennale di sviluppo del settore aerospaziale prevedeva la messa in orbita di almeno cinque satelliti per le telecomunicazioni e per il telerilevamento del nostro pianeta, oltre a diverse apparecchiature per la ricerca scientifica. Nel 2005 il direttore dell'ISA Reza Tagizade annunciò lo stanziamento di 500 milioni di dollari su un periodo di cinque anni per consentire all'Iran di raggiungere l'ottavo posto nella classifica delle potenze aerospaziali in grado di lanciare in orbita autonomamente dei satelliti artificiali.
Dai lanci nell'atmosfera ai voli con equipaggio
Le ricerche nel campo aerospaziale cominciarono dai lanci di alta quota: all'inizio del 2007 una versione modificata del missile militare Shahab-3 (Meteora-3) raggiunse un'altezza di 150 chilometri; nel 2008 il razzo bifase Kavoshgiar-1, (che tradotto significa "Ricercatore") raggiunse quota 250 chilometri. Nello stesso anno il vettore Kavoshgiar-2 collocò in una traiettoria suborbitale un laboratorio spaziale automatizzato che quaranta minuti dopo del lancio tornò a terra grazie a un paracadute. Benché il primo satellite iraniano, il Sinah-1, fu messo in orbita il 28 ottobre 2005 dal razzo vettore russo Kosmos-3M dal centro spaziale di Plesetsk, il paese sta ora cercando di realizzare dei propri vettori per la messa in orbita di satelliti partendo dai missili balistici della serie Shahab, che in Occidente sono considerati analoghi ai missili nordcoreani Taepo Dong.
Nel 2009 i segnali emessi dal satellite Omid una volta messo in orbita fecero sapere che l'Iran era diventato la nona potenza aerospaziale mondiale (preceduto da URSS/Russia, Stati Uniti, Francia, Giappone, Cina, Gran Bretagna, India e Israele) in grado di lanciare in orbita dei satelliti grazie a vettori e centri spaziali nazionali. Negli anni successivi sono stati messi in orbita molti satelliti destinati al monitoraggio dei fenomeni atmosferici e alla previsione delle catastrofi naturali; nel 2013 l'Iran è stato il sesto paese al mondo ad aver mandato in orbita degli animali vivi. Dopo alcuni lanci sfortunati che sono falliti per guasti o incidenti, due voli nei quali delle scimmie sono tornate a terra incolumi sono stati dichiarati riusciti.
Nonostante i risultati assai modesti ottenuti nella ricerca spaziale, il 21 novembre 2005 l'Iran rese noti i suoi ambiziosi piani di voli spaziali con equipaggio, e nell'agosto del 2013 ha annunciato di aver completato l'elaborazione del progetto della prima navicella spaziale con esseri umani a bordo nella storia del paese. Secondo le informazioni diffuse dai mass media iraniani, la navicella da tre posti progettata dagli specialisti dell'università Hadje Nassir potrà compiere il suo primo volo orbitale entro il 2022.
Non saranno trasferite tecnologie "pericolose"
Quanto alle recenti notizie sull'intensificarsi della cooperazione russo-iraniana nel settore spaziale, gli esperti stranieri le mettono in relazione con la crisi ucraina, che ha reso la Russia passibile di sanzioni economiche. Molti osservatori ritengono che il protocollo firmato dai due paesi potrà essere usato come una carta da giocare nelle trattative con l'Occidente. Al tempo stesso, essi considerano gli accordi raggiunti come una mossa tattica e non strategica, la cui necessità potrebbe venire meno in seguito alla revoca delle sanzioni nei confronti sia della Russia che dell'Iran. Per entrambi i paesi il valore della cooperazione reciproca è direttamente proporzionale alle pressioni da parte dell'Occidente. Al tempo stesso, gli esperti osservano che la Russia non sembra avere alcuna intenzione di deteriorare i rapporti con l'Occidente a causa del "problema del nucleare iraniano". Pertanto, anche la cooperazione nel settore spaziale non comporterà il passaggio di competenze tecnologiche "pericolose", ma si limiterà allo scambio di informazioni e alla fornitura di servizi per il lancio di satelliti.
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