Il ministro degli Esteri della Federazione Russa, Sergei Lavrov, intervenuto alla 124esima seduta del Comitato dei Ministri del Consiglio d'Europa (Foto: Reuters)
Questa volta è andata diversamente. Dopo quanto è accaduto a Slavjansk, a Odessa e in altre città del Sud-Est dell’Ucraina, è apparso evidente che una questione cruciale per l'assemblea sarebbe stata quella della crisi ucraina. Per questo, in Austria si è rivolta una particolare attenzione alla partecipazione all'assemblea del titolare degli Esteri russo Sergei Lavrov.
Il ministro ha portato con sé a Vienna un Libro bianco preparato dal Ministero degli Esteri russo e già presentato al presidente Vladimir Putin: si tratta di un rapporto in cui sono riassunti i dati sulle violazioni dei diritti dell'uomo commesse in Ucraina nel periodo che va dal novembre 2013 alla fine di marzo 2014.
Gli austriaci si sono posti come obiettivo principe quello di evitare una scissione tra i membri del Consiglio d'Europa a proposito della situazione ucraina. Le probabilità che ciò accadesse erano alte. Secondo le informazioni di cui dispone Rbth, gli inviati del nuovo governo di Kiev, guidati dal ministro degli Esteri ad interim Andrei Deschitsa, volevano sottoporre all'esame del CMCE un progetto di dichiarazione nel quale la posizione della Russia veniva aspramente criticata. Le chance che questo documento venisse approvato erano per giunta piuttosto buone: al Consiglio d'Europa è prevista la possibilità di approvare documenti con una semplice votazione, se la maggioranza assoluta dell'assemblea si dichiara favorevole.
![]() |
Ucraina, Mosca condanna le violenze |
A quanto pare, la maggioranza dei paesi europei non ha voluto arrivare allo scontro aperto. I rappresentanti ucraini non hanno sottoposto il loro documento all'esame del CMCE. D'altronde, anche l'intervento di Lavrov nell'assemblea non è stato così duro come si era previsto in un primo momento: lo si deduce dalla bozza del discorso del ministro russo che è stata messa a disposizione dei giornalisti.
Nel testo dell'intervento si pone l'accento fondamentale sui tragici avvenimenti del 2 maggio a Odessa. Secondo i dati del Ministero dell'Interno e della procura ucraini, negli scontri sono morte 46 persone e ne sono state ferite 214. Nel testo originario si legge che coloro che hanno organizzato i disordini di massa a Odessa, "vilipeso i cadaveri", e sparato a quanti cercavano di mettersi in salvo fuggendo dall'edificio in fiamme "non nascondevano di stare festeggiando la loro vittoria sui russi". E ancora: "Abbiamo assistito a dei palesi episodi di fascismo. Nessuno dei nazionalisti radicali colpevoli di questi orrendi crimini è stato arrestato".
"In Occidente, benché si condanni la tragedia di Odessa, si tenta di chiudere gli occhi sulle vere cause che l'hanno provocata, come a suo tempo si era taciuto o addirittura si era giustificata la linea del presidente Viktor Juschenko e dei suoi compagni, che tendevano a legalizzare l''eredità' di Bandera e Schukevich, le loro crudeltà e malefatte, camuffandole nella salsa di un 'nuovo patriottismo ucraino'", si legge nella bozza dell'intervento di Lavrov.
Nella conferenza stampa conclusiva il ministro non ha voluto respingere categoricamente l'idea del titolare degli Esteri tedesco Frank-Walter Steinmeier di indire a Ginevra un nuovo incontro delle quattro parti sulla questione ucraina. Lavrov ha però avvertito che con il vecchio formato Russia-Ucraina-UE-USA, senza la partecipazione dei rappresentanti del Sud-Est dell'Ucraina, le trattative non potranno essere efficaci.
"È possibile, naturalmente, tornare a incontrarci in questo stesso formato, in cui al tavolo delle trattative non è presente l'opposizione all'attuale regime, ma è difficile che questo ci dia qualcosa di nuovo: continueremmo a girare in tondo e diremmo di nuovo che bisogna attuare tutti gli accordi raggiunti", ha dichiarato Lavrov. "Ma ad attuare gli accordi devono essere gli ucraini, sia il regime, sia coloro che ad esso si oppongono".
Benché Lavrov consideri strano svolgere le elezioni presidenziali in Ucraina "in una situazione in cui l'esercito viene impiegato contro una parte della popolazione", egli non ha voluto mettere in dubbio la loro legittimità. "Le elezioni devono essere libere, giuste, svolgersi in un'atmosfera dalla quale resti esclusa ogni violenza, e con un monitoraggio elettorale internazionale obiettivo e imparziale", ha spiegato il ministro degli Esteri.
Lavrov ha inoltre attirato l'attenzione sul fatto che il processo delle riforme costituzionali in Ucraina non farà in tempo a concludersi entro il 25 maggio. Ciò significa che "votando per questo o quel candidato alla presidenza, gli elettori non sapranno di che entità saranno i poteri conferiti a quella persona nel caso in cui venga eletta, perché la costituzione - e lo si dice apertamente - vedrà una ridistribuzione dei poteri tra il presidente e il parlamento". Molto più logico e giusto sarebbe, secondo l'opinione del ministro, procedere nell'ordine proposto nell'accordo del 21 febbraio scorso: in autunno la nuova costituzione, e le elezioni entro la fine dell'anno.
A proposito della partecipazione delle truppe ucraine all'"operazione antiterroristica" nell'Est dell'Ucraina, Lavrov ha dichiarato che il governo di Kiev deve interrompere l'impiego dell'esercito nella repressione delle proteste civili. Il ministro ha ricordato che quando era al potere Viktor Janukovich l'Occidente si era espresso contro l'impiego dell'esercito nella contrapposizione con i civili. "Adesso invece sentiamo, anche dai dirigenti dell'Unione Europea, una tesi secondo cui i governanti ucraini avrebbero tutto il diritto di impiegare l'esercito per svolgere la cosiddetta 'operazione antiterroristica', e che tutto ciò sarebbe giustificato, perché lo stato ha il monopolio dell'uso della forza", ha dichiarato, perplesso, Lavrov.
"Facciamo in modo di non smembrare l'Ucraina tra Oriente e Occidente, ma uniamo i nostri sforzi per favorire l'avvio di un dialogo", così Lavrov ha esortato i suoi colleghi. Secondo il ministro, dei passi concreti possono essere intrapresi solo dagli ucraini stessi, se non saranno intralciati dall'Occidente, il quale, a parere di Mosca, non è ancora disposto ad accettare che il Sud-Est dell'Ucraina partecipi su basi paritarie al dialogo nazionale.
Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta
Iscriviti
alla nostra newsletter!
Ricevi il meglio delle nostre storie ogni settimana direttamente sulla tua email