Vivere nella transizione

Cittadini della Crimea (Foto: Sergei Savostianov/RG)

Cittadini della Crimea (Foto: Sergei Savostianov/RG)

Tra passato e futuro. A poco più di un mese dal referendum che ha sancito l'ingresso della Crimea nella Federazione Russa, ecco le prime impressioni di alcuni abitanti della penisola

È passato più di un mese dall’ingresso della Crimea nella Federazione Russa. Che cosa pensano della loro condizione attuale e di quella futura gli abitanti di questo nuovo soggetto federale?

Izzed Emirsaliev, 41 anni, un robusto tataro di Crimea che vive a Bachčisaraj, è sceso in piazza contro l’unificazione della Crimea con la Russia e pensa che l’azione della Russia sia un atto di forza. Izzed sì è trasferito dall’Uzbekistan nella madre patria, in Crimea, già nel 1999 e lavora da otto anni come conducente di navette accompagnando le persone sia per la città nuova che per quella vecchia. Izzed dopo l’annessione della penisola nella Federazione Russa non ha avvertito alcun miglioramento, anzi, i prezzi sono triplicati, soprattutto quelli legati ai generi alimentari e alla benzina.

Aleksandr, capitano di una piccola imbarcazione, già da 10 anni organizza escursioni in barca  nella baia di Sebastopoli, ha 28 anni e ha sempre vissuto qui come i suoi genitori che assieme a lui sono scesi in piazza per manifestare il loro sostegno a favore dell’annessione della Crimea alla Russia. Ora che è trascorso un mese da quando i suoi sogni si sono realizzati, Aleksandr ammette che la vita migliorerà ma non in maniera così rapida come avrebbe voluto. “La nostra città è un centro sia militare che turistico e milioni di persone vengono qui, ma, come vedete voi stessi, tutto, a partire da questo stesso ormeggio, è in condizioni terribili. Da quando vivo qui non ho mai visto arrivare nessun sostegno da parte di Kiev e la mia unica speranza è stata la Russia. Per vent’anni non mi sono mai sentito ucraino e sono molto contento del cambio di governo a Sebastopoli. Gli avvenimenti in Ucraina li seguo con ansia, siamo preoccupati.”   

Crimea, un ponte
sullo stretto di Kerch

Aleksej e Vadim sono militari e cittadini ucraini, hanno lavorato per tutta la vita a Sebastopoli al comando della flotta ucraina e ora si trovano tra due fuochi: in Ucraina li denigrano e qui non li accolgono certo a braccia aperte. Aleksej dimostra 27 anni, presta servizio a Sebastopoli già da qualche anno, sua moglie è russa e i loro figli vivono qui. Alla domanda sull’annessione della Crimea alla Russia cerca di non rispondere, ha paura: “Qui se sei ucraino, sei ritenuto giocoforza un fascista, un nazionalista. Provate a camminare fino in centro con una bandiera ucraina, voglio vedere se non avrete problemi. Ma non posso neanche tornare in Ucraina, se andassi dai miei genitori finirei in manette perché ora per loro sono un traditore”.

Il suo collega, Vadim, è meno categorico rispetto a quanto sta succedendo. Si considera un cittadino ucraino, nonostante suo padre sia russo. Tutti i parenti da parte di madre vivono in Ucraina, quelli da parte di padre in Russia. Non gli è capitato di vedere alcuna forma di violenza da parte dei russi a Sebastopoli e non ha intenzione di emigrare in Ucraina: dice che ora là non hanno bisogno né di patrioti, né di nazionalisti. “Di prestare servizio fianco a fianco con quelli del “Settore destro” non mi va proprio” ammette Vadim. “Ho una moglie e un figlio di appena sei mesi, dove potrei portarli?”. Aleksej e Vadim ufficialmente risultano ancora tra le fila dell’esercito ucraino, i soldati in missione qui sono circa 400, ma tutti hanno già ricevuto la divisa russa, li hanno divisi in gruppi di 15 persone e a breve frequenteranno dei corsi di aggiornamento, visto che cominceranno a servire un’altra nazione.

Quel dono di Krusciov

Oleg Skvorcov ha 26 anni ed è nato a San Pietroburgo. Nel 1992, ad appena un anno dal crollo dell’Unione Sovietica, all’età di 5 anni, si è trasferito con i genitori in Crimea e si considera ucraino. Si è rifiutato di ricevere la cittadinanza russa che ora viene rilasciata in Crimea e ci racconta: “Sono contrario all’unificazione, penso che la Crimea sia una parte dell’Ucraina. Ne ho discusso a lungo con i miei genitori, che invece sono favorevoli, e abbiamo litigato. C’è ovviamente un problema legato all’identità, qui la gran parte della popolazione si ritiene russa e vogliono trasferirsi in Russia, da questo punto di vista li capisco. Riconosco come legittimo questo desiderio, ma per me il referendum è stato illegale, perché nessun referendum normale si può preparare in due settimane. Raccoglierò tutte le mie cose e quest’estate me ne andrò in Ucraina, lavoro da remoto per una società russa, in una scuola di fotografia, quindi posso lavorare dove voglio, l’importante è che ci siano internet e un pc. Spero proprio che l’Ucraina non crolli, tutto dipenderà da come si comporterà a Donetsk".  

Anja Malinina e Vika Martynenko sono delle adolescenti che frequentano l’ultimo anno di una dei tanti istituti superiori di Sebastopoli, hanno 17 anni. Sono felici di diventare cittadine russe perché tutte e due hanno una famiglia russa e si considerano russe anche loro. Si ricordano di quello che è successo dopo il referendum, la città si è completamente trasformata, le persone sono diventate più cordiali e in loro si è risvegliato uno spirito patriottico. Ricorda Vika:  “Da noi il referendum è stato un’esperienza pazzesca! La gente ha festeggiato per tutta la notte, un uomo a Sinferopoli è persino morto perché per la troppa felicità è caduto in una fontana e non si è più rialzato. Andavamo tutti in giro con le bandiere russe e anche sulle case hanno appeso le bandiere che sventolano ancora adesso. Eravamo tutti incredibilmente felici, contenti”.

Vika vuole studiare giurisprudenza, mentre Anja economia. Le due ragazze non sono di certo interessate alla politica, ma pensano che in situazioni del genere sia impossibile rimanere indifferenti e chiedono di non credere alle voci che descrivono le condizioni di vita in Crimea come difficili. “A leggere quanto scrivono della Crimea sui social network sembrerebbe che qui ci sia la guerra,  la penisola sia occupata e che non abbiamo niente da mangiare. Tutto questo è completamente falso” ci dice Anja “Le persone in Ucraina semplicemente non capiscono che le stanno strumentalizzando. Gli stessi attivisti del “Settore destro” e tutti gli estremisti sono convinti che l’America li aiuterà, ma la verità è che nessuno verrà ad aiutarli. Va beh, da noi  avranno pure  chiuso McDonald’s, ma dobbiamo solo ringraziare il cielo! Nn ci concedono il visto per andare in Europa, a Kiev ci considerano occupanti e terroristi ma noi siamo lo stesso felici, felici di essere finalmente tornati a casa!”

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