I negoziati tra i diplomatici sono andati avanti per sette ore (Foto: Ria Novosti)
In base ai risultati raggiunti con l'accordo di Ginevra, i politici ucraini hanno avuto la possibilità di mantenere unito il paese. Al di là dei loro sforzi, l’accordo di Ginevra è stato una grande conquista per la Russia, e permetterà di raggiungere alcuni importanti obiettivi.
In primo luogo, l’accordo cambia il formato della crisi ucraina, passando dal conflitto al processo politico. In tal senso, l’accordo può essere paragonato al piano Medvedev-Sarkozy, siglato dopo la guerra russo-georgiana nell’agosto del 2008.
In secondo luogo, le condizioni incluse nell’accordo non permettono che questo venga utilizzato esclusivamente per fare pressioni nel sud e nell’est dell’Ucraina. Come la maggior parte di questo tipo di documenti, il trattato di Ginevra prevede la possibilità di fare trattative a doppio senso in base agli interessi di una o dell’altra parte. L’Occidente può richiedere alla Russia il disarmo dei “separatisti di Donetsk”, mentre la Russia può allo stesso tempo esigere il disarmo delle milizie del “Settore di Destra”.
In terzo luogo (e forse è questo il punto più importante) l’accordo offre la prospettiva di conservare l’Ucraina unita. Il fatto che ciò sia possibile dipende ora da due fattori: in primo luogo, saranno in grado o meno le attuali autorità ucraine di imbrigliare i nazional-radicali? In secondo luogo, potrà o meno Kiev trovare un accordo relativamente al nuovo formato di relazioni con le regioni configurate con il modello pro-federativo nel sud e nell’est del paese?
Una scelta difficile per Kiev
L’esito dei negoziati di Ginevra è stato una sorpresa. La maggior parte degli esperti non contava su simili soluzioni. Del fatto che l’accordo sia stato raggiunto con grande difficoltà, ne è prova il fatto che i negoziati tra i capi della diplomazia della Russia, Ucraina, USA e UE sono andati avanti per sette ore.
Nel testo del comunicato viene indicata la necessità di iniziare un ampio processo di negoziazione che veda la partecipazione delle regioni del’Ucraina alle questioni relative alle riforme costituzionali. Inoltre “tutti i gruppi armati illegali devono essere sciolti, tutti gli edifici amministrativi devono essere restituiti ai legittimi proprietari. Deve essere concessa l’amnistia a tutti i manifestanti ad esclusione di coloro che hanno commesso dei crimini”. Infine “a Ginevra è stato concordato che le parti rinuncino all’uso di qualunque violenza, intimidazione o provocazione, ed è stato denunciato e respinto ogni tipo di estremismo, razzismo, discriminazione religiosa, incluso l’antisemitismo”. L’OSCE sarà incaricato di vigilare che i punti vengano rispettati.
Gli esperti dubitano che durante le sette ore le parti abbiano discusso solo di questi punti; si pensa che, oltre al comunicato sia stato siglato un accordo segreto. Tuttavia perfino l’analisi della parte nota degli accordi dimostra quanto la situazione per le autorità attuali di Kiev sia complessa. Così Mosca ha forzato Kiev a firmare l’impegno per il disarmo del “Settore di Destra”.
Un altro momento importante dell’accordo è stato l’obbligo per Kiev di liberare un certo numero di attivisti detenuti. Naturalmente la parte ucraina può dichiarare che loro hanno commesso gravi reati però dimostrarlo non sarebbe facile. Inoltre Mosca ha la possibilità di richiedere anche la liberazione dei combattenti delle forze del “Berkut”, ai quali Kiev aveva ufficialmente attribuito la responsabilità delle esecuzioni di tutti gli attivisti del Maidan.
Tra i vantaggi dell’accordo, c’è l’acquisizione del fuso orario di Mosca. Ora tutti sono coscienti che i tempi sono maturi per il federalismo. L’esercito ucraino nel sud-est del paese è in disfacimento, l’autorità debole a Kiev perde legittimità agli occhi della popolazione, mentre l’Ucraina va verso il collasso economico. Per questo più si va avanti e più si solleva davanti a Kiev il dilemma: mantenersi ad ogni costo fedeli a Washington e di conseguenza perdere il paese, oppure iniziare ad accordasi con le regioni e con Mosca.
La Russia continua a stupire l’Occidente
Per quanto riguarda le relazioni tra la Russia e l’Occidente, la recente svolta della crisi ucraina con l’aggravarsi della situazione nelle regioni orientali e gli accordi di Ginevra, si può trarre due conclusioni.
Prima conclusione. La Russia finalmente è riuscita a “spiegare” all’Occidente (non solo all’Europa ma anche agli USA) che non è possibile entrare in una regione, collegata agli interessi russi, facendo finta che la Russia non esista.
Nella politica di Usa e Europa si è affermata la seguente idea, in merito alla Russia: la Russia è una potenza in via d’estinzione, che prima o poi crollerà; non ha alternative a essere privata dell’integrazione nello spazio europeo, e in nessun modo potrà impedire la politica espansionistica dell’influenza dell’Occidente.
Per questo motivo, quando, durante la crisi ucraina la Russia ha dimostrato di non vedere nessun valore particolare nelle relazioni con l’Occidente, sottolineando le proprie enormi possibilità, è stato per gli USA e per l’UE non solo un duro colpo, ma un vero shock.
Conclusione seconda. In una situazione di tale importanza la cosiddetta forza debole ha lo stesso significato fondamentale che ha la forza “dura”. “La forza debole” funziona dove è necessario apportare delle correzioni, quando l’élite del paese in generale è fedele all’operatore della “forza debole”. Laddove le élite sono al contrario indipendenti, “la forza debole” ha un un potenziale di impatto molto limitato.
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