Il fantasma del nucleare

Nel 1994 era stato siglato a Budapest il memorandum sulla denuclearizzazione dell’Ucraina (Foto: Itar Tass)

Nel 1994 era stato siglato a Budapest il memorandum sulla denuclearizzazione dell’Ucraina (Foto: Itar Tass)

L’Ucraina starebbe valutando la necessità di uscire da un regime internazionale di non proliferazione nucleare. Per acquisire nuovamente il suo status di potenza

Uscire da un regime internazionale di non proliferazione nucleare. Per acquisire nuovamente lo status di potenza nucleare. Gli appelli lanciati dagli autoproclamati leader dell’Ucraina, e finalizzati alla costruzione nel più breve tempo possibile di una “bomba atomica ucraina” e di missili intercontinentali, appaiono ingenui. Ma non per questo meno scevri di minacce.

Indipendenza. O missili

Dopo la dissoluzione dell’Urss, le armi nucleari si trovavano nel territorio di Bielorussia e Ucraina, divenuti indipendenti. Minsk e Kiev avevano accettato praticamente da subito di trasferire i loro arsenali pericolosi alla Russia. Assumere il peso della responsabilità di un simile arsenale di fronte alla comunità internazionale comportava un grosso rischio, in ragione anche dell’instabilità della situazione politica dei due paesi che avevano raggiunto la totale indipendenza. Il 5 dicembre 1994 era stato siglato a Budapest il memorandum sulla denuclearizzazione dell’Ucraina.

Tuttavia, il 28 agosto 2009 il comitato provinciale di Ternopoli aveva rivolto all’allora presidente ucraino Jushchenko, al primo ministro Timoshenko e al presidente della Verkhovna Rada, Litvin, un appello volto alla riacquisizione dello status nucleare dell’Ucraina e all’annullamento del Trattato di Budapest. Allora non si ottenne alcun risultato, ma in compenso le ambizioni nucleari si rafforzarono. Si vociferò anche che, durante la consegna degli arsenali nucleari russi, una parte delle testate nucleari fosse rimasta in territorio ucraino e che quello fosse il momento giusto di mostrare al mondo la potenza nucleare rimasta.

Un processo lento, costoso e complesso

Ecco quanto sostiene al riguardo un testimone ben informato, il professor Sergei Brezkun, docente presso l’Istituto di Scienze militari e membro dell’Accademia di Studi geopolitici.

"È poco probabile che in Ucraina esistano dei potenziali suicidi pronti a correre il rischio di finire in una spirale nucleare. Persino per i militari in servizio nei reparti nucleari dell’esercito sovietico e per i collaboratori del Kgb sovietico preposti alle operazioni logistico-militari di controllo del funzionamento delle testate nucleari sono sempre state e sono tuttora delle “black box” le cui azioni sono rigidamente limitate e non presuppongono alcuna conoscenza della struttura della testata. Non esiste, non è mai esistito, né potrà mai esistere al mondo un esperto d’armi che possieda da solo tutte le competenze necessarie, sia scientifiche, che ingegneristiche, produttive e gestionali per un arsenale nucleare completo. L’esistenza di un simile esperto (o di un ristretto gruppo di esperti) sarebbe esclusa dai canali dal regime d’informazione, per la sua parcellizzazione e la sua segretezza”.

“Sviluppatori e progettisti universali delle nuove testate nucleari non possono essere un’unica entità. Farò un’esempio. Una volta una persona poteva da sola progettare e anche costruire un velivolo, magari primitivo, ma comunque in grado di volare. Ma possono attualmente uno o più ingegneri di talento progettare e dar vita nel “metallo” a un aereo a reazione con motori inclusi, a nuove strutture costruttive, all’avionica, al telaio e a molto altro ancora? Per fare ciò è necessario un intero complesso di  imprese dei più diversi settori. Per le testate nucleari tutto il processo risulta ancora più complesso. L’Ucraina per ottenere uno status militare nucleare deve acquisire il proprio complesso nucleare. Si tratta di un obiettivo non di facile realizzazione e per questo paese semplicemente insostenibile”.

In quali mani finirà Satana?

Tuttavia, il rischio che la tecnologia nucleare ucraina venga trasmessa a paesi terzi è più che reale. I missili balistici intercontinentali più potenti del mondo, gli R-36M2 Voevoda, denominati “Satana” dalla Nato, sono stati progettati e costruiti a Dnepropetrovsk, nello stabilimento “Juzhnoe”. E tutta la documentazione tecnologica e ingegneristica è custodita tuttora lì. Secondo quanto riportato dai media, sarebbero in corso in Turchia trattative segrete tra i rappresentanti dello stabilimento “Juzhmash” e alcuni potenziali partner commerciali, mentre nella stessa Dnepropetrovsk sarebbero stati avviati colloqui ufficiali con alcuni rappresentanti provenienti dalla Cina.

Ufficialmente il Ministero degli Esteri della Federazione Russa ha assunto una posizione intransigente sulla questione. Hanno colpito le dichiarazioni rilasciate ai media sui colloqui che sarebbero intercorsi tra lo stabilimento “Juzhmash” di Dnepropetrovsk e i rappresentanti di alcuni paesi relativi alla vendita di tecnologie per la produzione di missili balistici intercontinentali “Voevoda”. A tale riguardo va rilevato che “l’Ucraina è uno dei paesi membri del Regime di controllo della tecnologia missilistica (Mtcr) e uno dei firmatari del Codice di condotta dell’Aja contro la proliferazione dei missili balistici e che quindi si è assunta notevoli responsabilità sul piano politico”, hanno dichiarato al Ministero degli Esteri russo.

La Russia non si è mai preoccupata della questione, ma negli Stati Uniti essa è già motivo di preoccupazione. Se Pechino offrirà crediti multimiliardari, ai costruttori cinesi di missili verrà consegnata tutta la documentazione di progettazione e la tecnologia relativa alla produzione di “Satana”.

Le nuove autorità ucraine hanno dichiarato la loro intenzione di sospendere la loro collaborazione con la Russia sul piano tecnologico-militare. Una volta rimasti senza lavoro, i costruttori ucraini di missili si sentiranno moralmente legittimati a vendere il proprio know how a Cina, Iran e persino alla Corea del Nord se solo tali nazioni saranno disposte a pagare. E non c’è dubbio che questi esperti verranno retribuiti più che lautamente. Oltretutto il paese compratore sarà disposto a offrire contratti ancor più vantaggiosi se ciò dovesse arrecare maggiori problemi agli Stati Uniti. 

Quanto al missile strategico più potente tra gli Rvsn-R-36m2 da noi realizzato, ossia il “Voevoda”, da un pezzo si sta sostituendo con missili analoghi di produzione russa.

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