All’inizio di aprile i ministri degli stati membri della Nato presenti a Bruxelles avevano approvato la decisione di “aumentare il livello del potenziale di difesa militare degli alleati dell’Europa orientale nel contesto della crisi russo-ucraina” (Foto: Reuters)
La Russia ha inviato un’interrogazione alla Nato in merito all’incremento dei contingenti dell’Alleanza Atlantica negli stati dell’Europa Orientale. È quanto ha dichiarato giovedì scorso il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov. Dalle parole di Lavrov si evince che nei rapporti tra la Russia e la Nato vigono delle regole che vietano di incrementare ulteriormente la presenza militare nel territorio degli stati dell’Europa Orientale. “Dalla Nato ci aspettiamo non una semplice risposta, bensì una risposta che sia del tutto fondata e basata sul rispetto delle norme concordate”, ha sottolineato il ministro.
Poco tempo prima, l’1 aprile, i ministri dei 28 stati stranieri membri della Nato presenti a Bruxelles avevano approvato la decisione di “aumentare il livello del potenziale di difesa militare degli alleati dell’Europa orientale nel contesto della crisi russo-ucraina”. Il comandante in capo della Nato, generale Philip Breedlove, ha affermato che l’Alleanza Atlantica sta già lavorando a un piano di rafforzamento della difesa di questi paesi previsto per il 15 aprile.
In risposta alla questione dell’incremento dei contingenti Nato, la Russia non potrà esimersi dall’adottare misure di sicurezza, ha dichiarato il rappresentante permanente della Federazione Russa presso la Nato, Aleksandr Grushko, convocando la sera nella sua residenza di Bruxelles i rappresentanti dei media russi. Qualunque decisione venga adottata dalla Nato in merito al rafforzamento dei confini orientali, “da parte nostra verranno adottate tutte le misure necessarie sul piano politico e tecnico-militare per garantire la nostra sicurezza”, ha affermato.
A detta di Grushko, il potenziamento della presenza militare nei territori dei paesi Nato confinanti con la Russia di fatto è già avvenuto. “In particolare, sono stati ammodernati gli aeroporti e la rete portuale, e nel 2009 i Paesi Baltici e la Polonia sono stati completamente integrati nei piani di difesa della Nato. Lo scorso anno si sono effettuati gli addestramenti militari Steadfast Jazz, previsti dai piani Nato di difesa, finalizzati a interventi mirati a ripristinare l’integrità territoriale in caso di aggressione esterna. Si sono svolti in ottemperanza al quinto articolo del Trattato di Washington. Si tratta di uno scenario che rimanda al cento per cento a quello dell’epoca del conflitto, ha spiegato il rappresentante permanente russo presso la Nato. “Inoltre, sono state create basi militari in Bulgaria, Romania e Polonia, sono stati realizzati impianti di difesa antimissile in Romania e Polonia e pattuglie aeree sono state dislocate in pianta stabile nei Paesi Baltici. E per giunta i paesi membri della Nato cercano di sostenere che tali misure s’inscrivono negli impegni assunti in base all’Atto istitutivo Nato-Russia che escludono un potenziamento supplementare delle forze militari già presenti nel territorio”.
Grushko ritiene che le preoccupazioni espresse dai paesi dell’Alleanza Atlantica in merito alla situazione in Ucraina siano assolutamente infondate. Inoltre il discorso riguarda il rafforzamento della presenza militare nella regione confinante con la provincia di Kaliningrad dove negli ultimi anni la Russia ha investito molti sforzi per garantire la sicurezza, riducendo sensibilmente il numero degli armamenti. A tal fine ha ritirato centinaia di contingenti di armi pesanti, inclusi carri armati, unità di artiglieria e di mezzi cingolati e ha eliminato un gran numero di impianti militari.
Quanto all’ampliamento dell’Alleanza Atlantica a Est - risoluzione che potrebbe essere adottata all’inizio del prossimo settembre al summit della Nato che si svolgerà nel Galles - questo processo “ha dimostrato che indebolisce la sicurezza, non attenua le linee di divergenza, trasferendole a Est, e alimenta una psicologia da stati prossimi al fronte”, ritiene Grushko. A suo avviso “associare nel XXI secolo il problema della sicurezza alla presenza nel proprio territorio di forze militari straniere, ottenendo la dislocazione di basi americane e straniere, è un orientamento non in sintonia con l’impostazione contemporanea di cui il mondo ha bisogno, e rimanda a un’epoca di scontro e a strategie di sicurezza che devono appartenere solo al passato”.
Grushko è convinto che le opinioni dei paesi membri della Nato riguardo all’eventualità di un ritorno a una politica dello scontro divergano: “Esistono delle opinioni radicali espresse dai Paesi Baltici e dalla Polonia; sono proprio questi ultimi più di altri a lamentare una mancanza di sicurezza e a sostenere la necessità di misure supplementari per la loro difesa. Ma vi sono anche altri paesi che comprendono che un ritorno a una politica di scontro è assolutamente controproducente e distoglierebbe risorse materiali da obiettivi più importanti”.
Così, a detta del ministro degli Esteri norvegese Børge Brende, la creazione di basi Nato nel territorio dei Paesi Baltici potrebbe provocare un’escalation della crisi attorno alla questione ucraina. “La situazione è molto grave, ma non ci conviene alimentare ulteriormente la tensione”, ha affermato.
Grushko si rammarica che all’interno della Nato sia stata adottata la decisione di sospendere tutte le forme di cooperazione civile e militare con la Russia, ma un dialogo con Mosca è possibile solo sul piano diplomatico. Oltre tutto, come è diventato evidente mercoledì, l’Alleanza Atlantica cesserà persino di cooperare con la Russia in Afghanistan non appena i piani previsti verranno realizzati.
“Tutte le forme concrete di cooperazione con la Russia relative all’Afghanistan verranno azzerate finché non cambieranno le condizioni”, ha rivelato in forma anonima un alto funzionario dell’Alleanza Atlantica durante un briefing organizzato per una ristretta cerchia di giornalisti al quartier generale della Nato. Il discorso riguarda alcuni ambiti quali la fornitura di elicotteri da trasporto e dei relativi pezzi di ricambio all’esercito afghano e l’addestramento, in collaborazione con la Nato, di ufficiali afghani in quattro centri dislocati nel territorio afghano. Un funzionario ha smentito le dichiarazioni del segretario generale della Nato Anders Fogh Rasmussen secondo cui la collaborazione con Mosca sul terreno afghano proseguirebbe.
Grushko ha definito il congelamento da parte della Nato della cooperazione con la Russia riguardo all’Afghanistan un passo controproducente. A suo avviso, “a soffrire per questa decisione della Nato saranno soprattutto gli afghani”. La situazione in Afghanistan si sta degradando, ma i compiti della Nato e dell’International security assistance force non sono stati ancora ben definiti.
Perciò, a detta di Grushko, Mosca offrirà in ogni caso la propria collaborazione al governo afghano per l’addestramento dei quadri delle forze speciali destinate alla lotta contro gli stupefacenti secondo i canali di cooperazione bilaterale. Riguardo al cosiddetto pacchetto di elicotteri, i Mi-17 e i Mi-35 costituiranno la base delle forze dell’aeronautica militare afghana e senza questa componente le forze armate afghane non potrebbero garantire la stabilità del paese. “Attualmente a Novosibirsk si sta addestrando l’ennesimo gruppo di tecnici afghani di terra addetti a questi elicotteri. Siamo convinti che questo sia un progetto necessario”, ha dichiarato il rappresentante permanente della Federazione Russa presso la Nato.
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