Il sito Internet di Rossiyskaya Gazeta fuori uso (Foto: Russia Oggi)
Il 7 marzo il portale di Rossiyskaya Gazeta - il principale quotidiano governativo della Federazione Russa - e quello del network Russia Beyond the Headlines, sono stati oggetto di attacchi da parte di cyberterroristi e resi temporaneamente inaccessibili. Nel motore di ricerca Google il nome dell’editore è stato rimpiazzato da “pwned by CyberMaidan”. “Non ci sono dubbi che si sia trattato di un attacco messo a segno da hacker. È il lavoro di professionisti che inizialmente hanno compiuto delle azioni di disturbo nel sito e poi hanno messo fuori uso il server, lasciando la loro firma: La Centuria di Majdan”, ha raccontato il direttore editoriale della casa editrice, Vladislav Fronin.
In Russia a occuparsi della lotta contro le minacce cyber sono il Centro per la sicurezza informatica (Tsib) che fa capo allo Fsb (Servizio federale di sicurezza) e il Dipartimento per le misure tecnologiche speciali (Bstm) del Ministero degli Interni. Mentre il Tsib lotta nello spazio virtuale contro i servizi segreti stranieri, le organizzazioni estremiste e criminali, il Bstm indaga invece sui crimini informatici
L’organizzazione “Cyber Centuria”, sospettata di essere la responsabile dell’azione, ha pubblicato una smentita nella sua pagina Facebook. Secondo le dichiarazioni il loro intento sarebbe stato quello di “contrastare la propaganda russa, ma in ogni caso il crack del sito di Rossiyskaya Gazeta non sarebbe opera loro”. Dalla più importante società di sicurezza informatica, la Kasperskij, ci hanno comunicato che si stanno già occupando del problema”. Domenica 2 marzo anche il sito del canale televisivo Russia Today è stato attaccato dai cyberterroristi, nel sito sono comparsi nomi palesemente provocatori. “Hanno hackerato l’accesso dell’amministratore. Ora il controllo sul sito è stato ripristinato”, ha spiegato un rappresentante del canale televisivo.
I cyberterroristi non hanno evidentemente intenzione di limitarsi a colpire le risorse informatiche. Il 6 marzo il gruppo hacker di Anonymous ha pubblicato su Internet dei documenti con la finalità di smascherare le azioni di Rosoboroneksport - il principale esportatore russo di armi - e al contempo ha dichiarato una cyberguerra alle imprese militari russe. Gli hacker intenderebbero procurare guai seri ai settori dell’intera infrastruttura dell’industria della difesa russa, stando alle dichiarazioni di Anonymous, pubblicate nel sito Cyberguerrilla.org. Tra le cause che hanno portato Anonymous a compiere simili azioni, gli organizzatori indicano gli ultimi comunicati dei rappresentanti del governo russo sulla questione ucraina. Quelli di Anonymous scrivono di essere già riusciti ad aggredire con i virus i computer della società aerospaziale Oboronprom, l’azienda per lo sviluppo della tecnologia aeronautica Sukhoj, Gazflot, UC Rusal, Veles kapital e altre imprese. Purtroppo, Russia Beyond the Headlines non è riuscita a raccogliere i commenti di Rosoboroneksport a questo riguardo.
"È evidente che la nostra dipendenza dalla tecnologia, così come le enormi possibilità di calcolo di cui sono dotati i computer attuali, ci renderanno potenzialmente vulnerabili agli attacchi degli hacker, i cui scopi sono molteplici. Abbiamo già potuto vedere in azione Anonymous negli altri Paesi. E malgrado tutte le misure che si possono adottare è assai improbabile che gli attacchi degli hacker possano cessare in un immediato futuro”, ha spiegato Vitalij Kamljuk, responsabile dei sistemi di sicurezza del laboratorio Kasperskij. Alcuni esperti temono che la vera cyberguerra stia per cominciare proprio ora. “La guerra è già cominciata e il suo scopo principale è quello di colpire l’opinione pubblica” ritiene Ilja Sachkov, direttore della società Group-Ib, specializzata nell’investigazione sui crimini informatici. Si utilizzano risorse informatiche quali social network, blog e microblog per creare il caos e il disordine.
Ma non tutti gli esperti concordano su questa posizione così categorica. “Non mi pare corretto parlare di cyberguerra, si tratta piuttosto di una forma di hacktivism, ossia di cyber-attacchi che appare una forma di protesta politica o sociale. Risulta assai più semplice attaccare il sito Web del governo o i media che organizzare una reale azione o dimostrazione di protesta. Gli “hacktivisti” intensificano le loro azioni soprattutto quando si determinano situazioni di tensione politica. È proprio ciò che osserviamo ora con la crisi ucraina” ha spiegato Vitalij Kamljuk di Kasperskij. "Prima degli attacchi con queste forme di cyber-armi – come nel caso del baco informatico Stuxnet – in Russia erano in pochi a prevedere quali sarebbero stati gli effetti di una guerra combattuta nello spazio virtuale”, osserva l’esperto in sicurezza informatica della Cisco Systems, Alexei Lukatskij. A detta di Lukatskij la situazione sarebbe cambiata due anni fa allorché le autorità russe si sono poste la questione di come affrontare gli attacchi cyber. Va ricordato che lo scorso anno il Ministero della Difesa si è dichiarato pronto a creare delle cyber-unità in grado di respingere le aggressioni da parte degli altri stati, e in caso di necessità, di contrattaccare.
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