Il ministro russo degli Affari Esteri Sergei Lavrov insieme al segretario di Stato americano John Kerry e al presidente francese Francois Hollande durante un incontro a Parigi sulla crisi ucraina (Foto: AP)
La Russia non accetterà il linguaggio delle sanzioni e delle minacce, ma qualora venisse deciso di applicarle, la sua reazione non tarderà ad arrivare: lo ha reso noto il Ministero degli Esteri della Federazione Russa al termine dell'assemblea straordinaria del Consiglio Europeo indetta per discutere della questione ucraina. L'Unione Europea ha già dichiarato di voler sospendere la preparazione dell'accordo sui visti di ingresso con la Russia. Inoltre, i governi dei Paesi europei minacciano nuove sanzioni nel caso in cui la situazione in Ucraina dovesse aggravarsi. Gli Stati Uniti avevano già annunciato in precedenza l'introduzione di sanzioni contro la Russia: gli esperti osservano che a risentirne sarebbero tutte le parti in causa.
"La Russia non accetterà il linguaggio delle sanzioni e delle minacce, ma qualora venisse deciso di applicarle, esse non resteranno senza risposta", si legge in una nota del Ministero degli Esteri della Russia pubblicata sul sito ufficiale del dipartimento in data 7 marzo 2014.
Dal dicastero della politica estera è stato osservato che Mosca ha appreso con incredulità le conclusioni dell'assemblea tenutasi il 6 febbraio a Bruxelles. "È difficile sottrarsi all'impressione che considerazioni congiunturali abbiano prevalso sul buon senso, che vuole che si presti quanto meno ascolto alla posizione di principio di un partner strategico dell'Unione Europea come la Russia", si legge nella nota del Ministero.
Martedì 4 febbraio il Presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato che il danno derivante da eventuali sanzioni legate alla situazione ucraina sarebbe stato reciproco, dal momento che nel mondo contemporaneo tutto è interrelato e ciascuno stato dipende da tutti gli altri.
Ricordiamo che per via della situazione attuale in Crimea l'Unione Europea ha deciso di sospendere la preparazione dell'accordo sui visti con la Russia. L'interruzione delle trattative su questo tema, ma anche di quelle sul nuovo accordo base tra Russia e Unione Europea, è stata annunciata dal presidente del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy. Washington ha reso nota la sua intenzione di congelare i conti correnti dei funzionari coinvolti nella situazione ucraina; ad essi sarà anche negato l'ingresso negli Stati Uniti. Eppure, le sanzioni economiche da parte della Casa Bianca e dell'Unione Europea per ora non sono arrivate.
L'esperto dell'Istituto degli USA e del Canada (dell'Accademia delle Scienze russa) Vladimir Batjuk ritiene che Stati Uniti ed Europa abbiano posizioni divergenti nei confronti della Russia. "Gli USA hanno a disposizione un'ampia gamma di possibili sanzioni da infliggere alla Federazione Russa. Sull'efficacia di tali sanzioni restano però molti dubbi. I partner europei e gli alleati degli USA, a quanto capisco, non hanno fretta di introdurre sanzioni di ampia portata nei confronti della Russia. Per questo motivo anche gli Stati Uniti, a quanto pare, hanno deciso per il momento di limitarsi a compilare una lista di funzionari russi a cui verrà negato l'ingresso nel Paese, lista che non è stata ancora stilata. Formalmente le sanzioni esistono, ma di fatto ancora non ci sono", spiega Batjuk in un'intervista rilasciata al giornale Kommersant.
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Kiev e il nodo del gas |
L'Unione Europea non cercherà di influenzare la Russia per mezzo di sanzioni economiche, osserva il direttore dell'Istituto di Pianificazione e previsione strategica Aleksandr Gusev. Secondo l’esperto, le restrizioni agli scambi commerciali con la Russia potrebbero danneggiare l'Europa stessa. "Credo che le sanzioni ci saranno, perché per ora naturalmente tutto è in una fase di sospensione. I governanti dell'Unione Europea e degli Stati Uniti stanno riflettendo su quali pressioni esercitare sul governo della Russia e sui suoi funzionari. È chiaro che queste sanzioni non porteranno a niente di buono. Se si parla di sanzioni economiche, allora è evidente che altro sono i rapporti tra la Russia e gli Stati Uniti, altro quelli con l'Unione Europea, con la quale gli scambi commerciali del nostro Paese ammontano a circa 360 miliardi di euro. Quali sanzioni potrebbero mai essere applicate? Ci rimetterebbero tutti", avverte Gusev.
Il politologo Sergej Karaganov, commentando le minacce di sanzioni nei confronti di Mosca, ha dichiarato al giornale Vzgljad che i Paesi occidentali non sono in grado di fare a meno, neanche temporaneamente, delle fonti di energia russe, o di far crollare i prezzi del gas e del petrolio, come avvenne negli anni Ottanta del secolo scorso in seguito all'ingresso delle truppe sovietiche in Afghanistan.
"Non è possibile rinunciare al consumo dell'energia, e questo tutti lo comprendono benissimo. Gli Stati Uniti non hanno la possibilità di far crollare il prezzo del petrolio, perché la situazione è radicalmente cambiata. Per farlo bisognerebbe stringere un accordo, come avvenne allora, con l'Arabia Saudita, ma dubito che il Paese acconsentirebbe a una riduzione artificiale dei prezzi: negli anni Ottanta i sauditi si erano veramente spaventati, temevano che l'Unione Sovietica avrebbe tentato di aprirsi uno sbocco verso l'Oceano Indiano; oggi, invece, è evidente che non sta accadendo niente del genere", osserva l'esperto.
Karaganov non esclude che verranno comunque fatti dei tentativi di ribassare leggermente il prezzo del petrolio; ma queste misure si ritorceranno contro i loro stessi promotori. "Da questa riduzione trarranno vantaggio soprattutto la Cina e gli altri concorrenti diretti dell'Occidente", è l'opinione di Karaganov.
"Bisognerà aspettarsi dei tentativi di minacce, dei bluff. Non credo che si arriverà all'applicazione di gravi sanzioni economiche, ma è ovvio che delle misure simboliche verranno intraprese. D'altro canto, si cercherà di esercitare pressioni sulle singole persone", prevede il politologo.
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