Il 32esimo summit tra Russia e Unione Europea potrebbe rivelarsi il più problematico degli ultimi anni (Foto: Reuters)
Il summit tra Russia e Ue, che si terrà il 28 gennaio a Bruxelles, avrà luogo in forma ridotta, senza un ordine del giorno e senza sigla sui documenti finali. Le principali divergenze tra le due parti riguardano la questione dell’integrazione dell’Ucraina, il regime dei visti, oggetto di controversie ormai da dieci anni, e la causa sui contratti per le forniture di gas. Il 32esimo summit tra Russia e Unione Europea sarà il più problematico di tutta la storia delle relazioni tra la Russia e i suoi partner europei. A testimoniarlo sono il differimento della data e le modifiche apportate al “format”. Bruxelles ha proposto di ridurre la durata degli incontri da due giorni a uno e di cancellare la tradizionale cena con il presidente russo Vladimir Putin.
Alla fine si è stabilito di comune accordo di annullare la seduta plenaria che avrebbe visto la partecipazione di ministri dei ministeri chiave e dei commissari Ue, mentre sono previsti colloqui tra Putin e i leader Ue, seguiti da una colazione di lavoro e da una conferenza stampa. L’altra sgradevole sorpresa è che i colloqui e la colazione di lavoro avverranno senza un’agenda prefissata, ha sottolineato il portavoce del presidente russo per le questioni di politica estera, Jurij Ushakov. Non è neppure previsto che vengano siglati documenti finali. Ma ciascuna delle parti avrà il diritto di sottoporre a discussione qualunque tema.
Rispondendo alle domande di Gazeta.ru su come le relazioni tra Russia e Ue siano giunte a un vicolo cieco, Ushakov ha diplomaticamente risposto che è venuto il momento di valutare in forma ristretta e in una veste informale “qual è la situazione attuale e quali sono i problemi che preoccupano ognuno dei partecipanti all’incontro”. “Riteniamo che vi sia la necessità di giungere a un dialogo franco e circostanziato sull’intera gamma dei problemi, inclusa una visione congiunta delle prospettive per le relazioni tra Russia e Ue. Siamo convinti che il potenziale di intesa tra le due parti non si sia ancora esaurito e che vi siano canali da esplorare in questa direzione” ha affermato Ushakov.
A suo avviso, i leader di Russia e Ue possono affrontare il tema dell’integrazione dell’Ucraina nell’Unione Europea, che è stato causa di tensioni sociali. La situazione ucraina non è l’unico dei temi complessi in discussione al summit. Ushakov ha proposto che si esamini la situazione Kiev senza disgiungerla dal contesto dell’intero processo d’integrazione attualmente in atto in Europa e nello spazio post-sovietico. “Entrambi i modelli d’integrazione, quello europeo e quello eurasiatico, sono costruiti su principi affini, basati sulle norme del Wto, e siamo dell’avviso che si tratti di due progetti che non si autoescludono, ma che si integrano reciprocamente” ha dichiarato il portavoce del presidente.
}
L’Ucraina non è l’unico problema
Il raffreddamento delle relazioni tra le due parti, oltre a inasprire la contrapposizione tra opposizione e potere in Ucraina, ha prodotto almeno due ordini di problemi: la controversia attorno alla questione dei contratti per il gas e il mancato annullamento del regime dei visti tra Russia e Ue. Le trattative per il libero ingresso dei cittadini russi nell’area Schengen sono ormai in corso da oltre 10 anni. La Russia ha ripetutamente dichiarato di aver attuato tutte le clausole previste dalla “road map” per l’abolizione del regime dei visti, ma l’Unione Europea insiste nel bloccare l’apertura delle fronterie perché teme un incremento dell’immigrazione clandestina.
“Si tratta di un timore senza fondamento dal momento che la Russia, che ha aperto le sue fronterie nel rispetto degli accordi sull’alleanza doganale, ha già un esercito di 10 milioni di migranti semiclandestini provenienti dalle repubbliche dell’Asia Centrale che premono verso l’Europa” ha spiegato Petr Travinskij, esperto della Scuola russa di management. A suo avviso, l’Ue non sarebbe contraria all’abolizione dei visti per i cittadini russi, ma teme che possano riversarsi in Europa, in cerca di lavoro, cittadini tagiki, kazaki, kirgizi e cittadini caucasici delle regioni della Russia, in possesso di passaporti russi. Ciò nonostante, il presidente Putin non ha perso la speranza di giungere a un accordo con l’Unione Europea sull’annullamento del regime dei visti o quantomeno su un ammorbidimento delle regole in vigore per coloro che attraversano i confini dell’Ue. Putin si appoggia al fatto che l’Europa ha già introdotto il regime senza visti per molti paesi dell’America latina la cui situazione criminale appare talvolta peggiore di quella russa.
Infine, altre divergenze riguardano il problema dell’adozione del cosiddetto Terzo pacchetto Energia relativamente alla costruzione del gasdotto South Stream e anche dell’indagine antimonopolio nei confronti di Gazprom a opera della Commissione Europea. Alla fine dell’anno appena trascorso il Ministero dell’Energia della Federazione Russa ha ricevuto una lettera ufficiale dalla Commissione Europea in merito alla necessità di rivedere gli accordi siglati con i paesi di transito per la costruzione del South Stream. La Commissione Europea ritiene che gli accordi bilaterali sulla costruzione di questo gasdotto, stipulati con Austria, Bulgaria, Ungheria, Grecia, Slovenia, Croazia e Serbia violino le leggi dell’Ue.
Una svolta nella soluzione di questo problema risulta al momento impossibile, secondo Aleksej Gribach, vice direttore generale della Fondazione statale per la sicurezza energetica. “La Commissione Europea cerca di modificare incidentalmente regole adottate già da tempo nell’ambito di accordi bilaterali. Ma la Commissione Europea non si trova attualmente nella condizione di poter dettare delle regole, considerato che Gazprom è il fornitore di gas più affidabile per l’Europa e che compensa il deficit di gas prodotto dall’instabilità di altri fornitori” ha detto Gribach. Gli accordi intergovernativi tra i paesi che partecipano al progetto del South Stream non saranno annullati, né rivisti, ha dichiarato il rappresentante permanente della Federazione Russa presso l’Unione Europea, Vladimir Chizhov.
La versione originale dell'articolo è qui
Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta
Iscriviti
alla nostra newsletter!
Ricevi il meglio delle nostre storie ogni settimana direttamente sulla tua email