Manifestanti in piazza a Kiev (Fonte: Reuters)
Proteste, manifestazioni, tensioni in piazza. La decisione presa all’ultimo minuto dal presidente Viktor Yanukovich di non firmare il previsto accordo di associazione con l’Unione Europea è giunta del tutto inattesa e ha preso in contropiede buona parte dell’opinione pubblica ucraina, che crede fin nel midollo nell’idea di integrazione all’Europa. I partiti dell’opposizione ucraina hanno convocato raduni e manifestazioni in molte città di tutto il paese e a Kiev, la capitale, la folla ha cercato addirittura di fare irruzione nell’ufficio del primo ministro. I leader della “corrente arancione” (formata da gruppi dell’opposizione, in gran maggioranza filo-occidentali, legati alla Rivoluzione arancione ucraina del 2004) hanno definito la decisione del presidente un tradimento degli interessi nazionali ucraini a favore degli interessi dello stesso Viktor Yanukovich.
La spinta emotiva
In realtà, la situazione non è né drammatica né semplice come ha dichiarato l’opposizione ucraina. Mosca ha sicuramente rivestito un ruolo cruciale nel fermare l’integrazione dell’Ucraina all’Europa, non col desiderio di far rinascere l’Unione Sovietica, ma sentendosi in dovere di proteggere gli interessi chiave della Russia. Tali interessi sono sia di natura economica – molte aziende industriali ucraine e russe appartengono alla medesima catena di produzione – sia di natura politica. La Russia in passato ha dovuto affrontare molteplici invasioni e i suoi leader hanno sempre cercato di creare una zona cuscinetto tra la Russia e le altre potenze. Infine, l’Ucraina ricopre un significato profondamente emotivo per la Russia: lo stato russo infatti nacque sul territorio dell’odierna Ucraina. Ciò spiega i motivi per i quali Mosca non desidera che Kiev firmi un accordo che, dal punto di vista russo, trasformerebbe l’Ucraina in un’appendice economica e politica di Bruxelles.
![]() |
Proteste e scontri di piazza L'Ucraina dopo il "no" all'Europa |
Yanukovich e Putin
L’interesse di Viktor Yanukovich nel respingere l’ accordo può essere preso in considerazione in tre modi. Il primo è un semplice tentativo strategico per ottenere benefici sia dall’Ue sia dalla Russia, continuando a destreggiarsi tra di loro, come del resto Kiev ha fatto per qualche tempo. Ma vi sono anche due imperativi a breve termine collegati al periodo elettorale. “Viktor Yanukovich non intende fare scommesse prima delle elezioni per la presidenza del 2015. Non vuole uno scontro con Putin” ha detto a “Russia Oggi” Vadim Karasev, direttore dell’Istituto ucraino di strategie globali. Uno scontro con Vladimir Putin vorrebbe dire che Viktor Yanukovich dovrebbe far fronte all’aperta ostilità dei media russi, che riferirebbero quotidianamente il deteriorarsi della situazione economica nelle regioni industriali sudorientali russofone dell’Ucraina. Yanukovich alle elezioni potrebbe anche trovarsi a dover far fronte a un potente e ben finanziato avversario filo-russo. Non è un caso se Putin si è fatto ripetutamente fotografare in compagnia di Viktor Medvedchuk, ex capo dell’amministrazione presidenziale sotto l’ex leader ucraino Leonid Kuchma.
La seconda questione è collegata al leader più famoso dell’opposizione in Ucraina, Yulia Timoshenko. I presidenti europei hanno ripetutamente detto a Yanukovich che non ci sarà alcun accordo di associazione finché Yulia Timoshenko resterà in carcere. Bruxelles si era detta d’accordo a varie forme di libertà, che contemplavano dall’amnistia al mandare Timoshenko all’estero per farsi curare il forte dolore alla schiena che l’affligge da tempo. Ma il “partito delle regioni” filo presidenziale dell’Ucraina ha respinto sistematicamente i sei disegni di legge che prevedevano varie modi di concederle la scarcerazione. I leader del partito affermano che la “principessa arancione”, il soprannome di Yulia Timoshenko dopo il ruolo da lei ricoperto nella rivoluzione del 2004, resterà in prigione. Il consigliere del presidente, Anna German, ha detto: “L’Europa deve scegliere tra l’Ucraina e una persona. Se questa persona è più importante dell’intero stato e dell’intera nazione, allora forse dovremmo interrompere il nostro reciproco avvicinamento”.
Il fattore Timoshenko
Yanukovich si è rifiutato di liberare Yulia Timoshenko non soltanto perché personalmente la detesta o non ha nessuna voglia di mostrarsi debole rilasciando una donna che in precedenza ha ordinato di arrestare, ma è oltretutto consapevole che Timoshenko è considerata la sua avversaria più importante alle elezioni per la presidenza, proprio come lo era stata nel 2010. Carismatica e brillante, Yulia Timoshenko è la candidata ideale per una buona fetta dell’elettorato ucraino e per le potenze straniere.
“Negli stati post-sovietici, i presidenti hanno sempre avuto il ruolo di moderatori tra le élite e i centri di potere esterni” spiega Vadim Karasev. Il presidente ucraino adesso dovrebbe agire da mediatore tra l’élite ucraina e il Cremlino, come pure tra le élite ucraine e Bruxelles e Washington”. I rapporti di Yanukovich con Mosca e Bruxelles sono stati fortemente compromessi dalla battaglia per l’integrazione con l’Europa, mentre i rapporti di Yulia Timoshenko con entrambe restano abbastanza buoni.
L’ironia e la tragedia della situazione di Timoshenko è che la sua carcerazione avvantaggia non soltanto Yanukovich, ma anche l’attuale leadership dell’opposizione. “Yanukovich non esclude di liberare Yulia Timoshenko, ma soltanto a certe condizioni e con la garanzia che non prenderà parte alla vita politica e alle elezioni per la presidenza” ha detto a “Russia Oggi” l’analista politico Eugeny Magda. "Conoscendo l’amore di Yulia Timoshenko per la politica, Yanukovich preferisce non correre rischi”. Mentre Yulia Timoshenko resta dunque detenuta, gli altri leader della corrente arancione si sentono quanto mai a disagio ad accumulare punti politici battendo sulla questione della sua “reclusione illegale”, sapendo che riguardo a ciò Yanukovich non farà proprio nulla.
Yanukovich sostiene che sussiste ancora la possibilità che l’accordo di associazione con l’Ue sia firmato nel 2014, nell’ambito di una partita molto più importante con Kiev, Bruxelles e Mosca. Dopo tutto, i politici europei erano tanto interessati a portare a casa l’accordo quanto l’Ucraina, e aver dato il via libera ad accordi con la Georgia e la Moldavia non è certo equiparabile ad assicurarsi la firma dell’accordo da parte dell’Ucraina, il centro dell’Europa dell’est, nonché il suo paese più grande.
Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta
Iscriviti
alla nostra newsletter!
Ricevi il meglio delle nostre storie ogni settimana direttamente sulla tua email