Lavrov: "Uniti per risolvere la questione siriana"

Il ministro russo degli Esteri Sergei Lavrov ospite nella redazione di Rossiyskaya Gazeta (Foto: RG)

Il ministro russo degli Esteri Sergei Lavrov ospite nella redazione di Rossiyskaya Gazeta (Foto: RG)

Ospite di Rossiyskaya Gazeta, il ministro degli Esteri ha esortato gli altri Paesi a lavorare per eliminare le tensioni. “Bene la collaborazione con gli Usa e i preparativi per Ginevra 2. Ma sono ancora troppe le cose da risolvere”

La Siria, il nucleare iraniano e le relazioni con gli Stati Uniti. Ospite di una colazione di lavoro nella redazione di Rossiyskaya Gazeta, il ministro russo degli Esteri Sergei Lavrov il 18 novembre 2013 ha parlato ai giornalisti dei preparativi per la conferenza “Ginevra 2”, e della nuova tornata di colloqui sulla questione del nucleare iraniano.

Promossi il livello di collaborazione con i colleghi americani e i progressi fatti nella preparazione di “Ginevra 2”. Resta, invece, il problema delle richieste dell’opposizione di "garantire dei corridoi umanitari protetti”. 

"Tutto ciò somiglia molto alle vecchie richieste di creare questo genere di corridoi e delle zone no-flight senza il consenso del governo siriano, per permettere l'arrivo di aiuti umanitari dall'estero attraverso questi corridoi", ha dichiarato Lavrov. 

Inversione di rotta in Medio Oriente

Una richiesta, ha fatto intendere il ministro, che potrebbe risultare ipocrita: “Avrei una domanda molto semplice da rivolgere ai promotori della creazione di questi corridoi. Voi fornite armi e munizioni, ma al tempo stesso siete affranti perché nelle zone occupate dai combattenti non arrivano gli aiuti umanitari, e la popolazione civile soffre. Ma allora, fate arrivare gli aiuti umanitari attraverso gli stessi canali che usate per le armi". Il responsabile della politica estera russa ha ricordato che, secondo i rapporti delle agenzie umanitarie internazionali, "nella fase attuale i problemi più gravi sono causati proprio dai combattenti".

Il ministro, poi, ha criticato il tentativo di alcuni Paesi di "spingere come tema di massima priorità la reazione ad alcuni sintomi del conflitto", come la discussione sul tema delle violenze sessuali perpetrate durante i combattimenti, invece di cercare le vie per pacificare i conflitti stessi. Secondo Lavrov, "questo significa che la comunità internazionale accetta che proseguano crisi così sanguinose, ed è pronta soltanto ad alleviare le loro conseguenze umanitarie".

Nel 2005, ha ricordato Lavrov, la Russia aveva già proposto di concordare una serie di criteri da rispettare di fronte a qualsiasi conflitto: “Nella nostra proposta erano stati fissati dei principi fondamentali, come quello per cui qualsiasi conflitto può essere risolto solo sulla base di un dialogo nazionale con la partecipazione di tutti i gruppi politici, etnici e religiosi dello Stato interessato. Non vi devono essere ingerenze esterne. Devono inoltre essere rispettate l'integrità territoriale e la sovranità dello Stato in questione. I problemi della popolazione civile devono essere sempre messi al primo posto".      

Secondo Lavrov, la presidenza della Russia al G8 "costituirà un'ulteriore occasione per spingere le principali potenze mondiali nella direzione di un accordo sulle norme fondamentali per la pacificazione dei conflitti".

In particolare, si tratta del fatto che non è possibile associarsi ai terroristi, mentre in occasione della cosiddetta Primavera Araba alcuni Stati, secondo lui, avrebbero fatto proprio questo, "facendosi guidare non dagli interessi della sicurezza globale o della sicurezza regionale, ma dalle proprie considerazioni geopolitiche".  "Pensiamo al caso della Libia, dove la Nato si è intromessa armando gli oppositori del regime di Gheddafi.  Ma gli oppositori di Gheddafi, dopo essersi liberati di lui in maniera assolutamente disumana, ora stanno creando problemi anche in Mali, in Ciad, e nella Repubblica Centroafricana", ha sottolineato il ministro.

La questione siriana verso un epilogo?

Quanto alle prospettive di partecipazione dell'opposizione siriana alle trattative, Lavrov ha espresso un cauto ottimismo: "Abbiamo la sensazione che gradualmente le posizioni di coloro che all'inizio avevano accolto ostilmente l'idea stessa di una pacificazione politica, e che puntavano esclusivamente a una soluzione militare, stiano diventando più realistiche. Se non altro, le posizioni attuali, confrontate con quelle di un anno fa, si differenziano come 'il giorno dalla notte'. Pertanto, proseguiremo nel nostro lavoro".  

Tra l'altro, il ministro si è lamentato del fatto che la Coalizione nazionale non ha ancora elaborato un "programma costruttivo per la Siria su cui poter fondare le proprie campagne elettorali"; essa si limita a lanciare appelli per rovesciare Bashar Assad.  

Il ministro russo ha anche parlato dell'andamento dei colloqui sulla questione del nucleare iraniano. Lavrov ha confermato che durante i recenti colloqui di Ginevra è stato effettivamente "discusso un documento nel quale sono state poi introdotte delle correzioni".   

Lavrov ha espresso grande apprezzamento per la posizione tenuta da Teheran nei colloqui: "I passi sui quali l'Iran è disposto a impegnarsi sono assolutamente essenziali, e vanno nella direzione delle richieste avanzate dalla comunità internazionale. E, per giunta, in tempi assai più brevi di quanto non ci si aspettasse".  

Il ministro non ha tralasciato di replicare ai critici dell'accordo in fase di preparazione, che lo hanno definito "un errore storico": "Questa valutazione, in primo luogo, è avulsa dalla realtà, perché a Ginevra l'Iran era pronto a compiere dei passi avanti ulteriori e più rapidi, come ho già detto, di quelli che lo aveva esortato a compiere il gruppo dei "tre più tre" all'inizio di quest'anno. In secondo luogo, sospettare della Russia, degli americani e di altri partecipanti al processo insinuando che noi potremmo concordare dei documenti in maniera non professionale, trascurando i rischi che vi si celano per il processo di non proliferazione degli armamenti nucleari, significa semplicemente non avere rispetto delle nostre capacità intellettuali e dei nostri saldi principi politici".     

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