All'interno dei Brics la Russia ha assunto una posizione egemone (Foto: Itar-Tass)
L’Europa gode di un fascino irresistibile presso molti russi, ma dopo i ripetuti segnali di rifiuto dall’Occidente, Mosca sta per sposare l’idea che i Brics siano un compagno di strada migliore.
Nel 1989, quando Mikhail Gorbaciov prospettò l’idea di una “Casa europea comune” il sociologo tedesco Ralf Dahrendorf fu tra coloro che la respinsero immediatamente. Nel suo libro “Riflessioni sulla rivoluzione in Europa”, egli scrive: “Se davvero esiste una casa comune europea alla quale aspirare, non si tratta di quella di Gorbaciov, ma di una più a Ovest dell’impero suo e del suo successore che si sta sgretolando. L’Europa finisce alle frontiere sovietiche, ovunque esse si trovino”. Dahrendorf definiva l’Europa come una comunità politica nella quale “Paesi piccoli e medi cercano di decidere insieme del proprio destino. Non c’è spazio tra loro per una superpotenza, anche se non è più un gigante dal punto di vista economico e forse nemmeno politico”.
L’Europa e la Russia
Il rifiuto dell’Europa sta forse costringendo la Russia a rivolgere lo sguardo più a Est? Mosca sta utilizzando il gruppo dei Brics come un mezzo per manovrare la politica a dispetto dell’Occidente, con grande preoccupazione dell’Europa?
Secondo il professore polacco Tadeusz Iwinski, l’Europa non sta facendo abbastanza per aprire le porte alla Russia. “La Finlandia rilascia ai russi più visti di tutti i Paesi dell’Unione Europea presi insieme”, ha detto durante il dibattito su “Russia e mondo del XXI secolo” al 23mo Forum Economico, svoltosi dal 3 al 5 settembre 2013 a Krynica-Zdrój, in Polonia.
È ormai palese che l’Europa non ha capito bene in che modo porsi nei confronti del suo grande vicino a Est. Ma una cosa è chiara: i rapporti della Russia con il mondo stanno cambiando su scala transcontinentale.
Iwinski, vicepresidente della commissione del parlamento polacco per gli Affari esteri, dice che il panorama geopolitico è cambiato e adesso l’Occidente deve fare fronte a – e convivere con – istituzioni potenti come i Brics e l’Organizzazione di Shanghai per la cooperazione (Sco).
Il declino europeo
Igor Belov de La Voce della Russia ritiene che il fascino europeo sia sensibilmente diminuito a causa del suo simultaneo declino demografico ed economico. Il tasso di fertilità in Paesi un tempo relativamente agiati come l’Italia, per esempio, rischia di scendere sotto l’1 per cento. In termini più crudi, non ogni coppia in Europa si riproduce e ciò comporterà una crisi in futuro. Entro la metà del XXI secolo l’Europa sarà abitata appena dall’8 per cento della popolazione mondiale. Questa minuscola percentuale rispetto alla popolazione globale implicherà un’influenza decisamente inferiore, anche se il continente restasse tecnologicamente avanzato.
Manovre militari
Forse la beffa più grande del 2012 è stata il conferimento del premio Nobel della Pace all’Unione Europea, malgrado il fatto che l’Europa continui incessantemente e irresponsabilmente ad agire in direzione del sistema di difesa antibalistico progettato e realizzato dall’America, che molto verosimilmente inasprirà le tensioni tra Russia ed Europa. Dal punto di vista di Daniel Tarschys, professore dell’Università di Stoccolma, “abbiamo sostituito la Guerra fredda con la Pace fredda”. Ancora una volta l’espansione della Nato sta infastidendo la Russia. “C’è un’enorme divergenza nel modo col quale Nato e Russia percepiscono le sfide incombenti - dice Belov. - Ciò rende difficile per la Russia e l’Occidente arrivare a un terreno comune d’intesa nel campo della sicurezza”.
Belov ritiene che se la Nato fosse soltanto un braccio militare dell’Occidente, la Russia potrebbe collaborare con essa, ma la Nato è diventata un’entità politica con obiettivi espansionistici. In Europa potrà esserci una pace duratura soltanto se la Nato saprà tirare una linea netta attraverso l’Europa e poi dichiarare che non si avvicinerà maggiormente alla Russia.
Est o Ovest? Scegliere è facile
Questo sconvolgimento europeo sta avendo luogo sullo sfondo dell’ascesa di colossi come Cina e India. Il Fmi, Fondo monetario internazionale, afferma che il 2013 è il primo anno nel quale i mercati emergenti risulteranno aver prodotto oltre la metà del Pil mondiale, a parità di potere d’acquisto. Appena tredici anni fa, ne producevano meno di un terzo.
Secondo Arvind Subramanian e Martin Kessler del Peterson Institute, la Cina è il primo mega-trader dai tempi della Gran Bretagna colonialista. Dal punto di vista dell’occupazione, i Brics sono molto avanti. Il McKinsey Global Institute ha reso noto che tra il 1980 e il 2010 le economie emergenti hanno creato 900 milioni di posti di lavoro (non in fabbrica) in più, mentre le economie avanzate ne hanno aggiunti appena 160 milioni.
La ricchezza si sta inesorabilmente spostando verso Est, in un ristretto cerchio di Paesi della regione che comprende Cina, India e Sud-Est asiatico. Sempre più persone vivono in quella parte del mondo rispetto a quante ne vivono fuori. È facile quindi capire quale blocco preferirebbe la Russia.
Brics, una proposta russa
In ogni caso, non è un semplice istinto mercenario a spingere poco la volta la Russia verso Est. La scelta fondamentale russa è determinata dal fatto che il Cremlino ha capito che non si può fidare dell’Occidente.
Pochi sanno che i Brics sono nati da un’idea del leader russo Mikhail Gorbaciov e non dall’economista Jim O’ Neill: fu Gorbaciov infatti il primo a proporre un’unione delle quattro potenze non occidentali più importanti, Russia, Cina, India e Brasile. Nel 1989 il leader russo fu l’antesignano dell’idea di un “triangolo strategico” che unisse Cina, India e Unione Sovietica. Il concetto che stava dietro era sin dall’inizio formulato in un’ottica anti-americana, una delle prime idee di Gorbaciov per vincere la Guerra fredda.
Gorbaciov disse al primo ministro indiano Rajiv Gandhi che gli Stati Uniti si auguravano che in Unione Sovietica, India e Cina le cose andassero male, “addirittura peggio” di Tienanmen. Sul Moscow Times Sergei Radchenko scrive: “Gorbaciov perorò con grande tenacia quell’idea e nel 1988 il Brasile si unì a quel programma in documenti che, se fossero stati declassificati prima, avrebbero fatto giustamente attribuire a Gorbaciov, e non a O’Neill, il pieno merito di aver creato il termine Bric”.
Il nuovo ordine mondiale III
L'opinionista Fedor Lukyanov sul Journal of International Affairs scrive: “Il concetto di multipolarità ha forgiato l’orizzonte della politica estera russa fin dalla metà degli anni Novanta, quando divenne chiaro che l’integrazione russa nel sistema occidentale come partner alla pari non era un’opzione disponibile”.
E così se la Casa comune europea di Gorbaciov non si è materializzata, la sua successiva idea risalente al 1988 di un “Nuovo ordine mondiale” fu completamente stravolta quando l’Unione Sovietica crollò. In realtà, furono gli Stati Uniti a ereditare il nuovo ordine mondiale nel quale divennero incontrastati e senza più un rivale.
In ogni caso, gli Stati Uniti sono diventati a tal punto assetati di potere da aver fatto tutto ciò che non va fatto e hanno finito coll’inimicarsi quasi ogni Paese al mondo a eccezione di quelli anglofoni. La crisi siriana non ha ancora dato inizio all’avvento di un nuovo ordine mondiale. Grazie al non piccolo slancio di forum multilaterali come il G20 e il Brics, la Russia ha assunto nuovamente la propria posizione di leader, con gran dispiacere dell’Occidente. Naturalmente, infatti, non si può sapere se la Russia guarderà ancora all’Occidente.
Tutti i diritti riservati da Rossiyskaya Gazeta
Iscriviti
alla nostra newsletter!
Ricevi il meglio delle nostre storie ogni settimana direttamente sulla tua email