L'Olanda si muove per liberare gli attivisti di Greenpeace

La manifestazione organizzata ad Amsterdam per chiedere il rilascio degli attivisti di Greenpeace, accusati in Russia di pirateria dopo l'assalto alla piattaforma petrolifera di Gazprom (Foto: Bas Beentjes / Greenpeace)

La manifestazione organizzata ad Amsterdam per chiedere il rilascio degli attivisti di Greenpeace, accusati in Russia di pirateria dopo l'assalto alla piattaforma petrolifera di Gazprom (Foto: Bas Beentjes / Greenpeace)

Mentre l'organizzazione ambientalista scrive direttamente al Presidente Putin per chiedere un incontro, L'Aja ha annunciato di voler avviare un'azione legale. Ma la situazione sembra complicarsi: trovata droga sull'Arctic Sunrise

Dopo l’arresto in Russia degli attivisti di Greenpeace coinvolti nell’assalto alla piattaforma petrolifera Prirazlomnaya, nel Mar Pechorskoe, il 4 ottobre 2013 il governo olandese ha annunciato di voler avviare un’azione legale. La nave rompighiaccio Arctic Sunrise dell’organizzazione ambientalista, infatti, navigava sotto la bandiera olandese, e tra gli arrestati ci sono anche due cittadini di questo Paese. L’Olanda si sta quindi muovendo anche sul fronte diplomatico per riportare a casa i propri concittadini.

Trovata droga a bordo della nave

Il Comitato investigativo russo avrebbe trovato droga e sostanze stupefacenti a bordo della Arctic Sunrise, la nave degli attivisti di Greenpeace, il cui equipaggio è stato arrestato dopo il tentato assalto alla piattaforma petrolifera di Gazprom. La notizia è stata riportata da Ria Novosti. Secondo quanto scritto sul sito ufficiale del Comitato investigativo, si tratterebbe di oppio e morfina, rinvenuti durante la perquisizione del battello. “Gli inquirenti potrebbero correggere le accuse”, ha detto ai giornalisti il capo del Comitato investigativo russo Vladimir Markin. Secondo Greenpeace, si tratterebbe di medicinali che le navi "sono obbligate a trasportare così come prevede il diritto marittimo". (Lucia Bellinello)

Nel frattempo il direttore esecutivo di Greenpeace International Kumi Naidoo ha scritto al presidente russo Vladimir Putin chiedendogli un incontro per risolvere la questione. "Caro presidente Putin (...) chiedo un incontro urgente con voi", ha scritto Naidoo in una lettera consegnata all'Ambasciata russa all'Aja e riportata in un comunicato diffuso da Greenpeace.

Così come comunicato dall’ufficio stampa, l’organizzazione ambientalista starebbe appoggiando il governo olandese per portare avanti l’azione legale, sperando che anche altri Paesi aderiscano all’iniziativa. Il contenzioso, secondo loro, potrebbe durare non più di due mesi.

Il Comitato investigativo russo ha infatti accusato di pirateria tutti gli attivisti coinvolti nella vicenda: un reato che può essere punito con la reclusione fino a quindici anni.

Controverse le reazioni delle autorità russe dopo la decisione del Comitato investigativo e la presa di posizione del governo olandese: mentre il Presidente russo Vladimir Putin aveva affermato che gli attivisti “non erano con tutta evidenza dei pirati”, anche se avevano infranto la legge, il primo ministro della Federazione Dmitri Medvedev ha dichiarato che “la preoccupazione per l’ambiente non può giustificare azioni illegali, per quanto le motivazioni delle persone possano essere valide”. Su sua iniziativa, il governo della Federazione ha sottoscritto un decreto relativo all’inasprimento delle pene per le persone che si avvicinano senza autorizzazione a strutture delicate, legate all’energia e al combustibile.

Per quanto concerne l’indagine, Mosca ritiene di avere molte più motivazioni per rivolgersi al diritto internazionale: “Nell’ultimo anno e mezzo la Russia ha chiesto più volte all’Olanda di porre fine alle azioni illegali intraprese dalla Arctic Sunrise, che naviga sotto la bandiera olandese. Non è mai stato fatto niente. Per questo motivo riteniamo di avere motivazioni molto più valide noi, rispetto a loro”, ha dichiarato a Ria Novosti il vice ministro degli Esteri della Federazione Russa, Alexei Meshkov, definendo l’azione di Greenpeace “una provocazione”.

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Duro anche l’intervento di Gazprom, a cui appartiene la piattaforma, secondo il quale il tentato assalto sarebbe stato “tutt’altro che innocuo”, contrariamente a quanto affermato da Greenpeace. Secondo il direttore generale Aleksandr Dyukov, “le forze dell’ordine dovrebbero trattare la questione tenendo conto che l’azione di Greenpeace non solo corrisponde a una violazione delle norme di sicurezza industriali e ambientali, ma poteva comportare grossi rischi per le persone che stavano operando in quel momento sott’acqua”.

Anche altri Paesi, comunque, come Francia e Australia, hanno cercato di ottenere il rilascio degli ambientalisti attraverso canali diplomatici.

Nel frattempo il 5 ottobre 2013 in quasi cinquanta Paesi del mondo si sono svolte manifestazioni per chiedere il rilascio degli attivisti. Secondo i media olandesi, circa 500 persone si sono riunite davanti l’Ambasciata russa all’Aja.

Le proteste si sono svolte a Londra, Madrid, Mosca e in altre città, come in Italia, Australia, Sudafrica e Hong Kong. In Germania, in decine di città i manifestanti sono scesi in strada. Nel frattempo il sito Internet di Greenpeace sta invitando i visitatori a firmare un appello per il rilascio degli attivisti.

Secondo la stampa olandese, l’organizzazione ambientalista sarebbe molto preoccupata per la salute dei detenuti e per le cure mediche che stanno ricevendo, definendo le condizioni del carcere “primitive”.

Durante una conferenza stampa, i legali di Greenpeace si sono detti pronti a rivolgersi alla Corte europea dei diritti dell’uomo, per denunciare le condizioni di detenzione degli attivisti, che resteranno a Murmansk fino al 24 novembre 2013, come deciso dalla Corte russa che ha esteso i fermi.

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