Blitz di Greenpeace, anche l'italiano rischia fino a 15 anni di carcere

La nave di Greenpeace, con una trentina di attivisti a bordo, è stata fermata dalla Guardia costiera russa il 19 settembre 2013 (Foto: Itar-Tass)

La nave di Greenpeace, con una trentina di attivisti a bordo, è stata fermata dalla Guardia costiera russa il 19 settembre 2013 (Foto: Itar-Tass)

Il napoletano Cristian D'Alessandro, insieme agli attivisti dell'organizzazione ambientalista, è stato fermato dalla Guardia costiera russa mentre manifestava contro le trivellazioni nel Mar Glaciale Artico

Rischia fino a quindici anni di carcere, nel caso in cui venisse confermata l’accusa di pirateria, l’italiano Cristian D'Alessandro, di Napoli, fermato dalla Guardia costiera russa il 19 settembre 2013 insieme ad altri 29 attivisti di Greenpeace. Con lui, a tentare quella impresa, uomini e donne di lingue e Paesi diversi, provenienti da Inghilterra, Svezia, Nuova Zelanda.

All’alba del 18 settembre 2013, infatti, alcuni ecologisti partiti a bordo dei gommoni della nave rompighiaccio di Greenpeace Arctic Sunrise avevano iniziato l’arrampicata sulla piattaforma petrolifera Prirazlomnaya, della compagnia di Stato russa Gazprom, che sta per avviare le trivellazioni nel Mar Glaciale Artico.

Gli attivisti, fermati in acque internazionali ma all'interno della zona in cui appartengono alla Russia i diritti di sfruttamento economico, "verranno perseguiti per pirateria, indipendentemente dalla loro nazionalità", così come si legge in una nota del Comitato investigativo russo.

Immediata la reazione da ogni parte del mondo: oltre cinquanta organizzazioni non governative e 370mila persone hanno firmato una petizione per esortare la liberazione del gruppo. “Chiediamo che tutti gli attivisti trattenuti vengano immediatamente rilasciati, che la Guardia Costiera abbandoni l'Arctic Sunrise e che vengano interrotte le trivellazioni petrolifere nell'Artico”, si legge sul sito dell’organizzazione ambientalista.

“Dando il via all’indagine preliminare, il reparto investigativo del distretto federale Nord-occidentale ha aperto un procedimento penale ai sensi dell’articolo 227 del codice penale russo (pirateria a opera di un gruppo organizzato) – ha fatto sapere il portavoce del Comitato investigativo russo Vladimir Markin, così come scrive Kommersant -. Dovranno rispondere di questa accusa tutte le persone coinvolte nell’assalto alla piattaforma, indipendentemente dalla loro nazionalità”.

“La rompighiaccio di Greenpeace si trova adesso ancorata non lontano dal porto di Murmansk”, ha riferito il capo di Greenpeace Russia, Evgeniya Belyanova. 

“Questa piattaforma si trova in una zona economica esclusiva, a 40 chilometri dall’isola di Kolgev, nel mar di Pechora – ha spiegato l’ispettore capo tecnico del sindacato dei lavoratori dell’industria petrolifera e del settore costruzioni, Aleksandr Volkov -. Il petrolio che viene estratto viene poi inviato a Murmansk attraverso una flotta di navi petroliere, e successivamente viene esportato all’estero”.

Nel frattempo, così come si legge sul sito del Ministero italiano degli Esteri, l'Ambasciata italiana a Mosca si è attivata per aiutare il connazionale coinvolto nella vicenda, entrato a far parte dell'equipaggio internazionale di Greenpeace a inizio 2013 dopo alcuni anni di volontariato nel gruppo locale di Napoli.

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