La Russia all'Assemblea Generale dell'Onu

Riflettori puntati sulla questione siriana all'Assemblea Generale dell'Onu (Foto: Getty Images/Fotobank)

Riflettori puntati sulla questione siriana all'Assemblea Generale dell'Onu (Foto: Getty Images/Fotobank)

Alla 68ma sessione in primo piano la questione siriana. Il proposito sarà poter riunire sotto la bandiera della pace i Paesi partecipanti

Il 17 settembre 2013, l’ambasciatore John William Ashe darà il via alla 68ema sessione dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Diplomatico energico ed eloquente, rappresentante permanente di Antigua e Barbuda al Palazzo di Vetro, Ashe promette di dare un forte impulso al lavoro dell’organo consultivo dell’Onu. In primo piano più di 160 questioni che gli Stati aderenti alle Nazioni Unite cercheranno di risolvere: dalla risoluzione dei conflitti regionali e dei problemi nell’ambito del disarmo nucleare, al ripristino dei valori culturali perduti.

Il compito principale dell’ambasciatore Ashe sarà elaborare un programma mondiale di sviluppo, relativo al periodo a partire dal 2015, che rifletta l’interconnessione tra l’uomo e l’ambiente. Secondo il diplomatico caraibico, si tratta, forse, del progetto più ambizioso e di maggior portata, mai intrapreso prima dalle Nazioni Unite.

Dopo la settimana di apertura, la Sala dell’Assemblea generale dell’Onu, sull’East River a New York, diventerà la sede di accesi dibattiti, che si protrarranno dal 24 settembre fino al 1° ottobre 2013. È prevista la partecipazione dei presidenti di 70 Paesi e quella di 42 vice presidenti e primi ministri. Ashe si augura di poter riunire sotto la bandiera della pace, se non tutti, almeno la maggior parte degli Stati membri dell’Onu.

Nel corso della 68ma sessione, grande priorità verrà data non solo al potenziamento della capacità di risposta collettiva delle Nazioni Unite dinanzi alle minacce del mondo attuale, ma anche a quella di prevenzione. L’urgenza di questo compito è dettata dal fatto che il numero di punti caldi sulla superficie del pianeta non accenna a diminuire. In primo piano, vi sarà, sicuramente, la situazione in Medio Oriente, e in particolare quella della Siria, dove è da due anni e mezzo ormai che continuano i violenti scontri tra le forze del governo e quelle dei ribelli. Stando ai rapporti delle Nazioni Unite, il conflitto avrebbe già causato la morte di più di 110mila persone e circa 2 milioni di profughi siriani.

Considerate le profonde divergenze che caratterizzano i rapporti tra Russia e Stati Uniti, per quanto riguarda la risoluzione della crisi siriana, è molto probabile che quest’ultima venga discussa in una speciale riunione ministeriale, condotta dal Consiglio di Sicurezza. Secondo una fonte della rappresentanza russa alle Nazioni Unite, interpellata da Russia Oggi, questo incontro potrebbe fungere da preludio alla conferenza di pace sulla Siria, “Ginevra-2”, di cui si vocifera già da maggio 2013. Mosca ritiene che qualsiasi intervento militare in Siria sia del tutto ingiustificato e che non sia compito della comunità internazionale decidere quali governi dovrebbero governare nei diversi Paesi.

Mosca prenderà una posizione di principio, ha affermato Putin, qualora riceva prove oggettive che dimostrino chi sia il vero responsabile dell’attacco chimico a Damasco. Questa posizione si basa sulla convinzione che “l’uso di armi di distruzione di massa contro persone sia un crimine”. “Ci lasceremo convincere solo da prove concrete e chiare, supportate da un esame approfondito della situazione, che dimostrino in maniera inequivocabile chi ha inferto l’attacco, e con quali mezzi. Allora sì che saremo pronti ad agire nella maniera più risoluta e seria possibile”, ha detto il Presidente della Russia.

In ogni caso, qualsiasi prova andrà sottoposta al vaglio del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. “Le prove non si devono basare su eventuali voci o informazioni ottenute dai servizi speciali, mediante l’intercettazione di conversazioni, discorsi e così via”, ha spiegato Putin. Anche negli Stati Uniti, vi sono esperti che non escludono che l’attacco sia stato solo una provocazione dell’opposizione siriana, “nel tentativo di fornire ai propri protettori un pretesto per dare inizio a un intervento militare esterno”.

Il Cremlino e il Ministero degli Esteri russo hanno più volte affermato che la Russia non protegge il presidente siriano Bashar al-Assad, bensì “le norme e i principi del diritto internazionale, e l’attuale ordine mondiale”, impegnandosi a risolvere tutte le questioni relative all’uso della forza solo ed esclusivamente in seno al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Altrimenti, “si correrebbe il rischio che tali soluzioni illecite possano poi essere applicate contro chiunque e sulla base di qualsiasi pretesto”, ha detto Putin.

Questa idea è stata ribadita, nel corso di un’intervista a Russia Oggi, anche da Mikhail Margelov, inviato speciale del Presidente Putin per il Medio Oriente e presidente della Commissione Affari esteri del Consiglio della Federazione Russa, che, come di consueto, farà parte della delegazione russa durante l’Assemblea Generale. “A suo tempo, le bugie relative alla presenza di armi di distruzione di massa nell’arsenale di Saddam Hussein costituirono il pretesto per dare inizio all’intervento Usa in Iraq. Ora, sulla base di motivazioni altrettanto traballanti, si sta preparando un’operazione di tre mesi contro la Siria, iniziativa che tra l’altro viola il diritto internazionale. La politica estera russa, invece, si basa proprio sul rispetto del diritto internazionale, secondo cui qualsiasi azione militare condotta bypassando il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite è inammissibile, - ha detto il senatore. - Come dimostra la storia recente, nessun intervento militare degli Stati Uniti, tanto in Iraq quanto in Afghanistan, ha portato la pace o la democrazia in questi Paesi”.

A rappresentare il punto di vista russo nei dibattiti sui principali problemi internazionali ci sarà il ministro degli Esteri Sergei Lavrov. Si prevede che, rivolgendosi ai rappresentanti dei 193 Paesi membri delle Nazioni Unite, il diplomatico russo sottolinei che nessun politico sano di mente o esperto nell’ambito delle relazioni internazionali potrebbe esprimersi a favore della “rottamazione” dell’Onu.

 

Le insinuazioni, secondo cui le Nazioni Unite sarebbero un’istituzione ormai vetusta, incapace di rispondere efficacemente alle sfide dei tempi moderni, celano, in realtà, un unico obiettivo: dare carta bianca a chi vorrebbe condurre una politica globale sulla base di schemi e interessi personali, senza tener conto del parere degli altri Stati partner. “È proprio per questo che il lavoro tranquillo e armonioso delle Nazioni Unite, quale importante piattaforma di dialogo, costituisce un “vaccino” a lunga durata contro il “virus dell’anarchia” nelle relazioni internazionali”, spiega il ministro.

 

In generale, i lavori della 68ma sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite si svolgeranno in un clima di altissima tensione. L’importante è che i suoi risultati - come promette l’ambasciatore Ashe e si augurano tutti coloro a cui sta a cuore una risoluzione rapida del conflitto siriano - siano efficaci.

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