Corea del Nord, il momento della verità

La Corea del Nord festeggia l'anniversario della nascita di Kim Il Sung il 15 febbraio 2013 (Foto: AP)

La Corea del Nord festeggia l'anniversario della nascita di Kim Il Sung il 15 febbraio 2013 (Foto: AP)

Mentre nella penisola si festeggia il "Giorno del Sole", Russia e Cina guardano con apprensione l'evolversi degli eventi e si interrogano sulle reali possibilità dello scoppio di un conflitto

Il peggio della crisi nella penisola coreana a quanto pare non è ancora passato. Il 15 aprile 2013 la Corea del Nord celebra il "Giorno del Sole", il 101mo anniversario della nascita del fondatore del Paese Kim Il Sung e la comunità internazionale prevede che Pyongyang possa offrire degli "omaggi" ai leader locali e al popolo. Ma sarebbe esagerato dire che questa guerra psicologica potrebbe trasformarsi in un conflitto armato: né Seul, né Pyongyang sono pronti a scatenare una vera guerra.

Risulta sempre più evidente che, malgrado i suoi comportamenti propagandistici, la Corea del Nord aderisce a una strategia molto razionale. Nel gennaio 2013 Pyongyang per la prima volta ha effettuato i test di un missile balistico intercontinentale e ha simulato il lancio di un satellite, mentre nel febbraio 2013 il Paese ha testato un dispositivo nucleare che potrebbe essere utilizzato come un'ogiva.

Possedere missili nucleari cambia fondamentalmente la posizione della Corea del Nord sulla scena internazionale: permette a Pyongyang di pretendere il rispetto dei principali leader mondiali e di essere ancora più sicuro di se stesso. Si tratta di quello stesso percorso fatto prima dall'Urss, dalla Cina, dall'India, dal Pakistan e da Israele.

I vantaggi sarebbero talmente importanti per il Paese che le autorità nordcoreane non solo hanno ignorato la prevedibile condanna da parte del Consiglio di Sicurezza dell'Onu, ma anche la pressione della Cina, principale partner della Corea del Nord.

Ad ogni modo le provocazioni della Corea del Nord appaiono piuttosto pesanti, in particolar modo alla luce delle esercitazioni militari organizzate dagli Stati Uniti e dalla Corea del Sud nella regione. Washington ha infatti rinforzato la sua presenza navale, dispiegando dei bombardieri strategici in direzione della penisola.

"La Corea del Nord sta dimostrando di non avere alcuna intenzione di abbandonare il suo programma nucleare", ha detto Alexei Pushkov, capo del Comitato per gli Affari esteri della Duma.

I nordcoreani non hanno paura della guerra, sostiene Aleksandr Vorontsov, dell'Istituto di ricerca orientale dell'Accademia russa delle Scienze. Secondo Vorontsov, il messaggio di Pyongyang è chiaro: "Se verremo attaccati, risponderemo senza alcuna pietà utilizzando tutti i mezzi a nostra disposizione. Ci batteremo fino alla fine. Non abbiamo paura della guerra".

La possibilità di un conflitto preoccupa non di poco i Paesi vicini, come la Russia e la Cina. I cittadini sudcoreani, comunque, si dimostrano tranquilli: il corrisponende dell'agenzia Itar-Tass a Seul non ha evidenziato particolari segnali di panico nel Paese.

Anche a Pyongyang sembra essere tutto tranquillo. Secondo le informazioni dell'agenzia Ap, gli abitanti della città hanno pulito le strade dopo l'inverno e decorato la capitale con fiori per le celebrazioni del 101mo anniversario di Kim Il Sung.

Secondo il presidente della Commissione Affari Internazionali del Consiglio della Federazione, Mikhail Margelov, la Corea del Nord non vuole far scoppiare una guerra: non ci sono kamikaze nel governo di questo Paese.

Tuttavia il 15 aprile 2013 è il giorno più importante nella crisi coreana. Senza dimenticare che la situazione attuale pesa molto anche sul giovane leader nordcoreano Kim Jong-un. Egli in effetti persegue il lavoro portato avanti da suo padre Kim Jong-il e da suo nonno Kim Il-song: assicurare la sicurezza e la sovranità della Corea del Nord sulla base della possessione di missili nucleari.

La situazione non lascia posto ad errori: il giovane leader deve ottenere la vittoria finale. Una simile vittoria potrebbe essere il lancio di missili di corto e medio raggio, capaci di raggiungere la base militare americana sull'isola pacifica di Guam. Secondo alcuni mezzi di informazione, i missili sarebbero già stati dispiegati.

È difficile immaginare cosa potrebbe accadere nel momento in cui uno di questi missili violasse lo spazio aereo della Corea del Sud, del Giappone o degli Stati Uniti. In ogni caso, il segreto "canale di New York", che permette contatti in via confidenziale tra i diplomatici della Corea del Nord e gli Usa, funzionerebbe a pieno titolo.

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