Il braccio di ferro delle adozioni internazionali

Dopo lo stop alle adozioni imposto dalla Russia alle coppie americane, l'Italia pensa al futuro degli orfani russi (Foto: Dmitri Markov/Salt Images)

Dopo lo stop alle adozioni imposto dalla Russia alle coppie americane, l'Italia pensa al futuro degli orfani russi (Foto: Dmitri Markov/Salt Images)

Dopo le tensioni tra Russia e Stati Uniti, è possibile che il divieto di adottare minori russi sia esteso anche ad altri Paesi stranieri, ma con l'Italia resta valido l'accordo bilaterale del 2008

La battaglia tra la Russia e gli Stati Uniti, giocata sul campo delle adozioni internazionali, arriva a coinvolgere anche l’Italia. L’inasprimento del braccio di ferro tra Mosca e Washington si è concluso con l’approvazione da parte del Presidente russo Vladimir Putin della controversa legge Dima Yakovlev, che impone lo stop alle procedure di adozione per le coppie americane. Bloccando, di fatto, le partenze dei tanti orfani russi che ogni anno trovano casa sotto la bandiera a stelle e strisce.

Un provvedimento volto a tutelare il futuro dei bambini russi, secondo alcuni. Una ripicca che sembra riportare in pieno clima da Guerra Fredda, secondo altri.

Il sondaggio sui bambini russi
in adozione 

Firmata senza molti ripensamenti dal leader del Cremlino alla fine di dicembre 2012, la legge, che si ispira alla tragica morte di un minore russo adottato in America, arriva in risposta al Magnitsky Act, che impone sanzioni ai funzionari russi sospettati di essere coinvolti nella morte dell’omonimo attivista per i diritti civili.

Al di là delle presunte rivalse che secondo alcuni stanno inasprendo i rapporti tra le due super-potenze, e che potrebbero di riflesso interessare anche l’Italia, ora a parlare sono però i numeri: secondo i dati del Ministero russo dell’Istruzione, gli Stati Uniti nel 2011 hanno adottato oltre 950 bambini della Federazione. Circa 150 in più rispetto al Belpaese, che nello stesso anno ha dato casa a quasi 800 orfani russi.

Nel 2012, ha fatto sapere Olga Batalina del partito Russia Unita, l’Italia ha superato gli Usa per numero di adozioni portate a termine. Cifre altissime, se si pensa che la questione degli orfani in Russia è un problema pressante. Numeri, insomma, che potrebbero fare la differenza. E che a fatica riuscirebbero a essere assorbiti da altri Paesi.

E mentre all’orizzonte si delinea un clima di incertezza e preoccupazione, l’Italia si interroga sul futuro degli aspiranti genitori e sul destino dei tanti bambini senza famiglia. Da quando la notizia del “niet” imposto agli Stati Uniti ha fatto il giro del mondo, e da quando a Mosca sono scese in piazza oltre diecimila persone pronte a chiedere l’estensione del divieto di adozione a tutti i Paesi stranieri, le coppie italiane in attesa di un figlio dall’Est si sono messe sul piede di guerra. Nel timore di vedersi bloccare le procedure di adozione.

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"Dal momento in cui si è sparsa la voce che qualcuno in Russia vorrebbe fermare tutte le adozioni internazionali, siamo stati sommersi da telefonate". Gianfranco Arnoletti, presidente del Centro Internazionale per l’Infanzia e la Famiglia, insieme a molti altri suoi colleghi, negli ultimi mesi ha raccolto i timori di tante coppie italiane nel pieno dell’iter adottivo. "Il provvedimento preso nei confronti dell’America è puramente un fatto politico, che non ci riguarda – spiega Arnoletti -. In Italia però ha scatenato grosse paure: c’è il timore che la Russia possa decidere di chiudere le frontiere anche nei nostri confronti".

Una supposizione che, secondo gli esperti, per il momento resta comunque limitata al campo delle ipotesi. Per altro, con basse probabilità di realizzazione. Ma che potrebbe trovare maggior credito nel fatto che il Cremlino sta lavorando per incentivare ulteriormente le adozioni nazionali.

Federica Giardini (Foto: archivio personale)
Il commento
dell'esperto 

L’accordo bilaterale firmato nel 2008 tra l’Italia e la Federazione, comunque, potrebbe rivelarsi un’importante arma di difesa: "È vero che le situazioni possono cambiare in maniera repentina: basti pensare al caso della Francia dove, dopo la paventata ipotesi di aprire le adozioni alle coppie gay, si è visto subito un passo indietro da parte della Russia. Ma, al di là di questo, credo che non ci sia alcun rischio nei confronti dell’Italia; il protocollo di collaborazione firmato dai nostri due Paesi ci mette al riparo da simili ipotesi – chiarisce Gianbattista Graziani, direttore dell’associazione I Fiori Semplici Onlus, che nel 2012 ha dato una casa a oltre 50 bambini russi -. Il nostro accordo è stato preso come modello di riferimento da molti altri Paesi e garantisce un trattamento adeguato ai minori che arrivano dalla Federazione".

E di minori dalla Russia ne arrivano tanti: la Federazione si trova al primo posto in Italia tra i Paesi di provenienza dei giovani adottati, seguita da Colombia, Brasile e Ucraina. Con lo stop delle adozioni agli Stati Uniti, gli arrivi nello Stivale potrebbero addirittura aumentare: "I minori russi che non potranno più essere affidati in America verranno in qualche modo girati ad altri Paesi – osserva Roberto Pozzi, responsabile di Crescere Insieme Onlus -. Probabilmente anche da noi si registrerà un aumento di orfani messi a disposizione dalla Russia. In termini di percentuale, però, non è possibile fare alcun tipo di previsione in questo momento".

In un Paese come la Russia che nel 2011 ha contato quasi 700.000 bambini senza famiglia, di cui 3.400 andati a genitori stranieri, quello degli orfani è un problema tutt’altro che trascurabile. E mentre si preme per incentivare le adozioni nazionali, incoraggiate anche da un sondaggio del centro Levada che parla di oltre un milione e mezzo di russi pronti ad accogliere bambini senza famiglia, il governo di Mosca pensa alla creazione di un fondo speciale destinato ad aiutare le coppie della Federazione intenzionate ad adottare minori russi.

L'articolo è stato pubblicato nell'edizione cartacea di "Russia Oggi" del 28 marzo 2013

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