Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu (Foto: Reuters)
La Russia affronterà in modo flessibile e pragmatico la questione della riforma del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. È quanto ha preannunciato a Roma, a conclusione dell’incontro con i colleghi italiano e spagnolo, il vice ministro degli Affari Esteri Gennady Gatilov.
La questione dell’ampliamento del gruppo delle cinque “grandi potenze” (Russia, Cina, Usa, Francia, Regno Unito) che compongono il Consiglio di Sicurezza dell’Onu era già stata posta nella metà degli anni '90, ma è stata sollevata con insistenza la prima volta solo nel 2005 allorché il “gruppo dei quattro” - Germania, Giappone, India e Brasile - aveva esercitato delle pressioni per ottenere il ruolo di membri permanenti del Consiglio di Sicurezza. Tuttavia, fino ad ora le richieste arrivate da vari gruppi di Paesi sono state bloccate e il nodo delle contraddizioni appare davvero irrisolto
Sulle ipotesi di riforma che saranno sottoposte all’esame del Consiglio di Sicurezza dell’Onu e sulle loro probabilità di essere approvate, relaziona Aleksandr Belonogov, ambasciatore dell’Urss presso le Nazioni Unite dal 1986 al 1990, in un’intervista a Vzgliad.
Può
il Consiglio di Sicurezzadecidere da solo la questione del suo
allargamento?
La decisione non
spetta al Consiglio di Sicurezza, bensì all’Assemblea Generale dell’Onu. Il
Consiglio di Sicurezza in questo caso può esprimere solo un’opinione attraverso
la persona del suo presidente sulle ipotesi di riforma, ma ciò non è finora
avvenuto, né ritengo possa avvenire in futuro. La situazione all’Assemblea Generale dell’Onu comincia a
farsi complessa e resta immutata come 20 anni fa.
In che cosa consiste il nodo diplomatico che impedisce di riformare il Consiglio di
Sicurezza delle Nazioni Unite?
Il numero degli Stati membri dell’Onu è elevato, 193, e perciò è molto difficile trovare un accordo sulle opzioni di
ampliamento del Consiglio di Sicurezza e decidere entro quali limiti e a
vantaggio di quali categorie debba essere realizzato, se degli Stati membri
permanenti o di quelli non permanenti. Per trovare una soluzione su chi si
debba rendere membro permanente l’ultima parola spetta ai gruppi regionali. Se si arrivasse a
questo e, poniamo, il gruppo regionale dell’America Latina dovesse scegliere da
chi essere rappresentato in modo permanente all’interno del Consiglio di
Sicurezza, i contendenti sarebbero due: Brasile e Argentina. Ma data la
scissione esistente al suo interno, il gruppo non sarebbe in grado di trovare un
accordo. Identica è la
situazione dell’Africa: non esistono rappresentanti permanenti dei Paesi
africani. Ad aspirare a questo ruolo sono l’Egitto (ma ora dopo i fatti
accaduti nel Paese numerose sono le fratture interne) e la Repubblica
Sudafricana. Precise richieste in tal senso sono state avanzate anche dalla
Nigeria. Ugualmente non
esiste un accordo tra gli asiatici. Nel gruppo asiatico ad aspirare al ruolo di
membro permanente è il Giappone. E sembrerebbero interessate a farsi largo
anche India e Indonesia. Nel gruppo europeo
ha avanzato precise richieste la Germania, ma esistono anche altri contendenti.
Perciò la situazione è estremamente complessa e prevedo
che resterà così a tempo indeterminato.
La dichiarazione di Gatilov può essere ritenuta uan correzione della posizione
di Mosca sulla questione?
Quanto dichiarato da Gennady Gatilov si basa su
una posizione da noi assunta ormai da decenni, secondo la quale la condizione
essenziale per riformare il Consiglio di Sicurezza, in quanto organo direttivo
dell’Onu dalla cui governance dipendono
molte decisioni, è il consenso tra gli Stati membri delle Nazioni Unite. La nostra è una
posizione davvero flessibile e pragmatica, ma ciò non significa che accetteremo
qualunque formula per riformare il
Consiglio di sicurezza poiché noi siamo estremamente interessati sia all’Onu
nel suo complesso che al Consiglio di Sicurezza. La dichiarazione
di Gatilov sottintende la possibilità di giungere a una mediazione che porti a un
relativo ampliamento del Consiglio di Sicurezza mediante l’aumento del numero dei
membri non permanenti. Se non risulterà possibile giungere in altro modo a un
accordo sui membri permanenti allora questa variante potrebbe essere
realistica. Ma quale sarà
l’opinione generale al riguardo? Occorre trovare un’intesa, ma trovare un’intesa
tra 193 Paesi non è un’impresa così facile.
Qual è l’interesse del gruppo di Paesi capeggiato da Italia e Spagna che preme
per allargare il Consiglio di Sicurezza solo
a vantaggio dei membri non permanenti?
Questi Paesi non hanno alcuna speranza di diventare
membri permanenti del Consiglio di Sicurezza e perciò sono naturalmente interessati
a che venga aumentato il numero dei membri non permanenti per avere più chance di contare su una loro presenza
all’interno del Consiglio.
Gli
altri membri del Consiglio di Sicurezza ritengono onestamente di essere
disposti a far loro posto spazio? O si limitano a dare pubblicamente il loro
assenso per migliorare la propria immagine?
Ufficialmente tutti gli Stati, inclusi gli Usa, si
dichiarano a favore di un ampliamento del Consiglio di Sicurezza, ma per il
momento è impossibile giungere a un accordo sulle opzioni con cui deve realizzarsi.
Sta diventando un problema serio.
È
alto il rischio che, una volta realizzata la riforma , i Paesi insoddisfatti
cerchino di creare una Onu parallela con il risultato di rendere l’ordine mondiale
ancora più precario di quanto non lo sia già attualmente?
L’ordine
mondiale oggi è davvero precario, ma nessuno è in grado
di dar vita a organizzazioni parallele all’Onu comunque venga risolta la
questione dell’ampliamento del Consiglio di Sicurezza. Tra gli Stati importanti
e influenti che potrebbero essere in grado di distruggere il Consiglio di Sicurezza nessuno sembra comunque
averne l’intenzione.
Il testo è pubblicato in forma ridotta. Per leggere l’originale cliccare qui
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