Gas e immagine internazionale

Il colosso russo del gas Gazprom guarda sempre più a Oriente (Foto: RTR)

Il colosso russo del gas Gazprom guarda sempre più a Oriente (Foto: RTR)

Il 2013 sarà un anno complesso per la diplomazia russa: ecco gli scenari in Europa e in Asia

Nel 2013 la Russia si troverà ad affrontare una serie di compiti estremamente complessi sul fronte della politica estera. L’integrazione con la Bielorussia e il Kazakhstan si sta rivelando sempre più problematica. Il mercato europeo del gas sta diventando meno agevole per Mosca, mentre in Asia non esiste ancora un mercato alternativo.

L’Unione eurasiatica
Se si dovesse chiedere ai diplomatici di indicare il tema nodale dell’anno nella politica estera russa, la loro risposta sarebbe unanime: il consolidamento della triplice alleanza tra Russia, Bielorussia e Kazakhstan. L’unione doganale delle origini, in seguito diventata Spazio economico comune, dovrebbe trasformarsi nel 2015 in Comunità economica eurasiatica (EurAsEC); il corrispettivo post-sovietico dell’Ue.

Il Presidente Putin, che ha definito il crollo delll’Urss la “più grande catastrofe geopolitica del XX secolo”, ritiene forse la Comunità economica eurasiatica il progetto più importante del suo terzo mandato. Tuttavia, negli ultimi mesi il processo di accelerazione della sua costituzione è stato intralciato da una serie di gravi problemi. Se negli anni della presidenza di Dmitri Medvedev le battaglie più rilevanti all’interno della triade dell’unione doganale erano avvenute tra Russia e Bielorussia, oggi sono emerse delle contraddizioni impreviste con il Paese che appariva il principale motore dell’integrazione, il Kazakhstan.   

"Tra la nostra élite l’atteggiamento verso l’intero progetto dell’integrazione eurasiatica sta progressivamente cambiando. Se prima non vi erano dubbi sul fatto che il Kazakhstan avrebbe beneficiato, grazie a questo progetto, di imposte più basse, ora i vantaggi non appaiono più così evidenti”, ha commentato una nostra fonte vicina al governo del Kazakhstan.

Così, o Mosca e Astana saranno costrette a trovare una forma di intesa reciproca in cui l’economia avrà un ruolo preminente, oppure il fardello dell’ennesimo megaprogetto graverà sul bilancio russo. Annullare il progetto eurasiatico è ormai impossibile.

La sfida europea
Ma le questioni fondamentali che la diplomazia russa dovrà affrontare riguardano l’Europa. La “rivoluzione dello shale”, cominciata negli Stati Uniti, produrrà profondi cambiamenti nel mercato europeo del gas. 

Il gas naturale  liquefatto (Gnl), destinato al mercato statunitense, orà andrà all’Ue, facendo calare il prezzo sul mercato dei cambi. Il fondamento su cui si è retto per molti anni il mercato europeo del gas, ossia il sistema dei  contratti a lungo termine e delle condizioni take-or-pay (la definizione di una quantità minima di gas su cui il fornitore non applica sanzioni in caso di ritardo nei pagamenti) comincia a erodersi. E s’indebolisce al contempo la posizione di Gazprom sul mercato europeo: la quota del suo monopolio diminuisce progressivamente.

In prospettiva, nei prossimi cinque anni, la Russia rischia di perdere una fonte importante per l’incremento del suo bilancio. Così, la questione del consolidamento delle relazioni commerciali con l’Europa e l’elaborazione di una linea comune con l’Ue  sulla questione energetica dovrà diventare per Mosca prioritaria. 

LasvoltaaOriente
In questa situazione critica la presenza della Russia sui mercati asiatici degli idrocarburi appare una via d’uscita. La domanda di petrolio e soprattutto di gas nell’Asia Orientale e Sud-Orientale è in crescita costante. Ciò potrebbe fornire a Gazprom e alle compagnie petrolifere russe l’opportunità di ottenere un mercato alternativo a quello europeo, evitando così una diminuzione  del volume delle vendite. Il principale problema è costituito dall’assenza di infrastrutture di trasporto che consentirebbero l’avvio delle forniture. 

Dal 2006 sono in corso trattative per la costruzione di due gasdotti nella Repubblica popolare cinese, tuttavia finora non si è riusciti a trovare un’intesa delle parti sul progetto. La ragione è che Gazprom continua a richiedere alla Cina gli stessi prezzi che ottiene per il gas naturale, venduto con contratti a lungo termine in Europa, ma i cinesi, con l’apparizione di materie prime più a buon mercato, non sembrano avere alcuna fretta di pagare.

Oltre che sugli accordi per il gas Mosca dovrà impegnarsi intensamente sul fronte asiatico. Il problema prioritario è quello di attrarre investimenti senza i quali lo sviluppo delle risorse risorse minerarie nella Siberia Orientale e nell’Estremo Oriente appare poco realistico.

Per ora non risulta possibile  alcuna intesa neppure a livello formale. Per esempio, dopo il summit dell’Apec (Cooperazione economica asiatico-pacifica) dove la Russia ha investito tutti gli sforzi per affermare il proprio ruolo di grande potenza nella regione asiatico-pacifica, i dirigenti della Federazione Russa hanno ignorato per la seconda volta di seguito il summit dell’Asia Orientale. Eppure, alcuni leader internazionali come il presidente degli Stati Uniti Barack Obama, il premier cinese Wen Jiabao e i premier di Giappone, Corea del Sud, Australia e di decine di Paesi dell’Asean (Associazione delle nazioni del Sud-Est asiatico), il tempo per parteciparvi l’hanno trovato.

Intensificare la “forza morbida”
Nell’anno appena trascorso l’interesse delle autorità russe a puntare sulla “forza morbida” è cresciuto prepotentemente, soprattutto da parte del Presidente Vladimir Putin. Il Cremlino ha spinto a valutare attraverso un’ottica morbida e in apparenza inoffensiva anche la “primavera araba”, definita da molti esperti in Occidente la "Twitter revolution” e il rafforzamento della politica di soft power nell’arsenale delle grandi potenze. 

La promozione di altri obiettivi quali il canale televisivo Russia Today, la Fondazione Russkyi Mir e l’Istituto della democrazia, attivo negli Usa e nell’Ue, sarà compito del rinnovato Rossotrudnichestvo. Il piano per riformare tale ente prevede di settuplicare il suo  budget che passerà da 1,4 miliardi di rubli (46 milioni di dollari) l’anno a circa 10 miliardi di rubli (330 milioni di dollari).

Tuttavia, nel 2012, a tutta questa intensa attività è stato inferto un colpo durissimo. Il principale tema russo di cui si sono occupati i media internazionali è stato il caso delle Pussy Riot, che nel 2012 compare tra le prime dieci domande più frequenti nel motore di ricerca Google nella categoria “Eventi”  (secondo i dati di Google Zeitgeist).

Così la Russia nei prossimi anni dovrà investire molte energie per modificare la propria immagine. A tal fine, a dire il vero, sarà necessario cambiare molte cose nel paese per riuscire a creare, come ci insegna Joseph Nye, all’interno dello Stato una realtà che risulti attraente per gli altri. Per ora simili miracoli sembrano esulare dalla portata anche dei diplomatici russi più raffinati.

Aleksandr Gabuev è vice caporedattore di “Kommersant Vlast”, sinologo

Il testo è pubblicato in forma ridotta. Per leggere la versione integrale cliccare qui

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