il DESIGN
È ROSA

Si tinge di rosa il mondo del design italiano con l'apporto creativo, quasi decennale, di tre professioniste russe nel settore. Ekaterina Shchetina da Krasnodar, Yulia Pyanzina da Yoshkar-Ola e Mayya Popova da San Pietroburgo operano a Milano, dove sono arrivate, tra il 2007 e il 2010, con il loro pesante bagaglio di studi e idee. Come Interior Designer dallo spiccato mix culturale si fanno largo nel settore dell'arredamento con grande successo.
Rbth le incontra durante la settimana dei Saloni di Milano, la più grande fiera internazionale di mobili e interni. Ecco le loro storie

Gabriella Persiani
Giornalista
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EKATERINA SHCHETINA
Da Kasnodar, Sud della Russia, a Milano inseguendo il mito del design italiano di Giò Ponti e Joe Colombo. È la storia di Ekaterina Shchetina che oltre a perfezionare i suoi studi a Milano ha trovato anche il suo partner, nella vita professionale e in quella privata. "Il socio fondatore con me dello studio Designlibero è anche diventato mio marito", racconta alla vigilia dell'importante appuntamento dei Saloni milanesi


Nasce a Krasnodar, nel Sud della Russia, nel 1986. Già da giovanissima mostra uno spiccato talento artistico che l'accompagnerà fin dagli studi di Belle Arti. Dopo l'università nella sua città, si trasferisce a Milano e dal 2010 al 2012 frequenta lo Ied, Istituto europeo del design, dove completa la sua formazione. Subito dopo inizia a lavorare nel campo dell'Interior design in diversi studi tecnici. Nel 2012, insieme a Libero Rutilo, italo-canadese nato a Montreal poi diventato suo marito, fondano Designlibero, studio di progettazione multidisciplinare di prodotti e di interni. Oltre a svolgere attività di progettazione per diversi clienti, partecipa a numerosi concorsi internazionali nei quali ottiene riconoscimenti e menzioni per le sue doti di originalità e creatività
Da bambina sognava di fare da grande l'architetto e l'Interior Designer?
Sì, perché disegno fin dall'età di tre anni e a 12-14 anni dicevo già che volevo diventare una designer. Temi naturalistici e case sono sempre stati i miei preferiti da riprodurre.

L'arredamento è una passione di famiglia?
No, la mia famiglia non c'entra niente con l'architettura e il design, ma ha appoggiato questa mia passione.

I suoi studi nel settore iniziano in Russia?
Dopo il liceo mi sono iscritta nel 2003 all'Università della mia città, Krasnodar; il corso era di Interior design, una novità all'epoca, perché nessuno sapeva che cosa fosse davvero l'arredamento di interni e quindi ci insegnavano per lo più molta teoria, la storia delle belle arti, scultura, pittura.
La scuola russa mi ha dato le basi, quella italiana un metodo.
Qui a Milano, nella capitale mondiale del design, ho completato la mia formazione
E già allora aveva contatti con l'Italia?
Sì, certo. Noi studenti eravamo molto incuriositi dai tesori artistici italiani e dal design italiano in generale. Così nel 2007 ho deciso di trasferirmi a Milano, la capitale mondiale del design, grazie anche al sostegno della mia famiglia. Ho frequentato lo Ied, Istituto europeo del design, fino al 2010. Lì ho finalmente trovato quello che cercavo per la mia formazione.

Ma quali sono le differenze tra la scuola russa e quella italiana in materia di design?
Entrambe hanno punti di forza e di debolezza. La scuola russa mi ha dato una base; quella italiana mi ha dato molto di più, con una metodologia diversa. Non considerando la lingua: i primi due anni il corso era in inglese, poi in italiano, ma avevo già imparato a parlarlo. Dopo lo Ied ho avuto occasione di poter lavorare in alcuni studi e in uno di questi ho conosciuto il mio futuro socio e marito, Libero Rutilo.
Da quanto tempo lavora nell'Interior design in Italia e quali sono state le difficoltà iniziali?
A fine 2012 a Milano ho dato vita allo studio "Designlibero" (www.designlibero.com) con Libero Rutilo. Ma il periodo in cui è nata la nostra attività non è sicuramente il migliore, perché con la crisi che c'è permette ai giovani designer di andare avanti: pochi sono i clienti e poche le aziende pronte a investire in nuovi prodotti.
Questa è la difficoltà principale.

E i successi?
La nostra creatività è apprezzata e premiata. Partecipiamo a molti concorsi e tanti li vinciamo anche.

A quali modelli, architetti, designer si ispira?
Sono diversi. Il migliore in assoluto è secondo me Philippe Starck che ha lasciato il segno nella storia del design ed è diventato un mito. Poi c'è una donna, che era una visionaria secondo me, l'iraniana Zaha Hadid. L'esempio più vicino è Patricia Urquiola, designer spagnola che vive da anni a Milano. Tra gli italiani adoro, sicuramente, maestri del passato come Giò Ponti e Joe Colombo.
I nostri oggetti oltre che belli sono ipertecnologici e la stampante 3D fa parte dello staff, perché negli ultimi anni la stampa 3D è diventata molto importante
Qual è il suo progetto preferito finora realizzato?
Tutti i prodotti che realizziamo ci piacciono e ci appassionano. E c'è una cosa che li caratterizza sempre: la tecnologia unita all'estetica. Perché siamo in grado di fare prodotti molto belli ma soprattutto ipertecnologici e utili, funzionali. L'ultimo è un giardino rotativo futuristico per una casa. O ancora una lampada interattiva, IO interactive lamp system, per illuminare ma anche per ascoltare musica e mandare messaggi.

Qual è l'idea di partenza per ogni lavoro?
Ci muoviamo partendo da una ricerca approfondita, comprendendo le esigenze del cliente o del mercato. Così è nata anche la linea di arredamento per bambini Animaze: un puzzle gigante che assemblato occupa un metro per uno, ma i moduli in legno contenenti puff possono essere usati dai bambini come gioco, come dondolo, come consolle. Diamo così loro la possibilità di sfogare la loro immaginazione nell'interazione con gli oggetti, avendo ripreso lo storico progetto "16 animali" di Enzo Mari.
In Russia c'è spazio per i giovani designer, mentre a Milano c'è molta concorrenza.
E poi in Italia da sempre si è abituati ad avere in casa oggetti di design,
nel mio Paese è una situazione recente
Ma cosa c'è di russo e cosa c'è di italiano nei suoi lavori?
Difficile rispondere, perché sono in Italia da un terzo della mia vita e mi sono molto avvicinata alla mentalità e al gusto. Però le mie origini russe mi guidano molto. Comunque Designlibero è di per sé multietnico, perché Libero è italo-canadese. Parlerei dunque di fusion, mix culturale.

Quali sono le differenze tra il design russo e quello italiano?
Secondo me la differenza principale è che per i russi il design è una cosa abbastanza nuova, invece per gli italiani fa parte della vita. Dopo la Seconda guerra mondiale, quando ci fu il boom del design nel Belpaese, anche nella casa di un italiano medio era normale avere un oggetto di design. Comunque nel mio Paese ci sono tantissimi giovani designer che hanno talento e voglia di crescere e per loro c'è sicuramente più spazio, senza la concorrenza che c'è qui a Milano.
Sta partecipando ai Saloni?
Ai Saloni di Milano, all'interno della mostra Design Nomade del team di Base a Milano, protagonista degli eventi del Fuorisalone, sono esposti i nostri giunti stampati in 3D che uniti a dei bastoni di legno permettono di realizzare mobili.

Quindi, anche la stampante 3D è nel suo staff?
È una parte importante perché negli ultimi anni la stampa 3D è diventata molto attuale. Così realizziamo oggetti bellissimi.

Progetti futuri?
Siamo sempre aperti a nuove idee, nuove tecniche, nuove strade. Diversi sono i progetti che abbiamo pensato e non ancora realizzato. Non disperiamo, però, perché siamo certi che nel futuro li faremo, se ce ne sarà la possibilità.
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YULIA PYANZINA
"Da grande farò l'architetto", ripeteva ai suoi Yulia Pyanzina e per realizzare questo sogno si è spinta fino in Italia, prima per perfezionare i suoi studi, poi per applicarsi sul campo. Russa di Yoshkar-Ola, nella repubblica dei Mari, classe 1988,
nel 2012 si iscrive al Politecnico di Milano, poi, dal 2014, intraprende la sua carriera.
È ai Saloni per ampliare la sua rete di contatti e tentare la nuova strada di designer del prodotto


Nasce nel 1988 a Yoshkar-Ola, nella Russia europea centrale, capitale della repubblica dei Mari, un tempo grande centro industriale della regione. In età molto precoce si dedica all'arte, scultura e disegno, attratta com'era dal genio artistico del nonno, poeta, ma anche stilista e pittore. Dopo la laurea in Architettura al Volga State University of Technology approda dal 2012 al 2014 al Politecnico di Milano. Concluso il ciclo di studi, inizia la sua carriera di architetto e Interior designer da libera professionista, scegliendo come base l'area intorno al Lago Maggiore tra Piemonte e Lombardia, e negli anni collabora con l'azienda Roncoroni Moretti di Verbania, che produce mobili di legno su misura per ville e appartamenti di lusso, resort, hotel e uffici direzionali, e con lo studio dell'architetto Giovanni Luigi Gorgoni, che considera il suo maestro. Proprio con lui, dopo le esperienze professionali come architetto (di rilievo una collaborazione tra il 2013 e il 2014 con la Federal University di Rio de Janeiro, in Brasile, per la trasformazione e riqualificazione del vecchio porto industriale di Porto Maravilha) e Interior designer, tenta la strada nel mondo del design del prodotto
Dunque, sognava già da bambina di progettare interni?
Da bambina ho sempre sognato di fare l'architetto. Mi piaceva tanto disegnare e, infatti, è tutta la vita che disegno. Per seguire le mie passioni, da piccola ho frequentato anche corsi di scultura e di pittura. Mi sono iscritta a 10 anni alla scuola artistica e a 19, in Russia, ho iniziato con le prime commissioni da architetto.

Ma l'arredamento era una passione di famiglia?
No, in casa sono l'unica a fare questo mestiere, ma mio nonno era anche lui come me molto creativo: disegnava abiti, dipingeva, scriveva poesie. Penso proprio di aver ripreso da lui.

Quali sono stati i suoi studi in Russia e in Italia nel settore?
Ho frequentato la facoltà di Architettura a Yoshkar-Ola e poi sono venuta al Politecnico di Milano per approfondire i miei studi. Era il 2012. Fin da subito ho iniziato a lavorare come Interior Designer.

Perché ha scelto l'Italia per approfondire e ampliare la sua formazione?
Ovviamente è qui il posto migliore per questo mestiere. È a Milano che si imparano tutti i trend di oggi, di ieri e anche di domani. Ritengo che sia proprio la città giusta per un architetto, per esprimersi e realizzarsi, nonostante la concorrenza.
Dopo tanti anni di vita e formazione in Italia è difficile per me dire cosa ci sia di russo
nei miei lavori; sicuramente so che i clienti russi hanno esigenze e gusti particolari che,
da loro connazionale, credo di poter maggiormente cogliere e soddisfare rispetto
a un professionista italiano, che incontrerebbe un po' più di difficoltà
Da quanto tempo lavora nell'Interior Design in Italia?
Dal 2014 sono una libera professionista e faccio consulenza esterna per diversi studi tecnici. Ho anche molti clienti stranieri che acquistano case ed appartamenti in Italia e mi chiedono un apporto professionale su come ristrutturarli e arredarli.

Ha avuto difficoltà per affermarsi in questo settore?
C'è tanta concorrenza, sicuramente, in particolare qui a Milano. Poi viviamo questo periodo di crisi, ma io, non avendo mai conosciuto il momento precedente, posso dire com'è ora la situazione, ma non so com'era prima. Per quanto mi riguarda, comunque, fortunatamente posso dire di non aver mai incontrato troppe difficoltà nel lavoro, perché ho diversi clienti e sono piena di commissioni.

A quali modelli di architetto e designer si ispira?
Sicuramente, al momento mia fonte di maggiore ispirazione è il mio collega di Milano Giovanni Luigi Gorgoni, che ha fatto tantissima carriera sia come architetto che come designer del prodotto. Insieme progettiamo interni e mi sta portando verso il disegno industriale. Mi ispira sempre per i miei lavori, raccontandomi tutta la sua esperienza di vita lavorativa e anche personale. È proprio lui il mio maestro.
Milano è la città giusta dove un architetto può esprimersi e realizzarsi al meglio: qui vieni
in contatto con i trend di oggi, con un occhio al passato e l'altro al futuro
Qual è il suo progetto preferito?
Sto spendendo molte energie creative per una villa di un cliente argentino a Laveno-Mombello, piccolo comune in provincia di Varese, situato sulle rive del Lago Maggiore. Ci sto mettendo del mio meglio per la progettazione di questa struttura. In sé si tratta di un lavoro molto difficile dal punto di vista del progetto, perché è la ristrutturazione di un edificio molto particolare, che diventerà una villa molto moderna, in stile Miami.

Cosa c'è di russo e cosa c'è di italiano nei suoi lavori?
È difficile dire per me cosa ci sia nelle mie progettazioni. Forse non metto più niente di russo, anche perché non mi è mai capitato di lavorare con clienti russi e il mio modo di pensare è molto cambiato vivendo da tanto tempo qui in Italia. E di italiano ho sicuramente il gusto.

Che differenze nota tra il design russo e quello italiano?
Conoscendo e seguendo molti colleghi designer russi che lavorano nel mio Paese, posso fare confronti sui gusti e le caratteristiche di entrambi gli stili, certamente molto diversi. E noto che le richieste dei russi che comprano ville e case qui in Italia da ristrutturare sono davvero particolari. Sicuramente non è molto facile per un architetto italiano assecondarli e soddisfarli. Vantando, invece, le mie origini, se avessi occasione di lavorare con clienti russi, saprei come accontentarli.
Dopo anni da architetto e da arredatore di interni, ora voglio tentare la strada di designer
del prodotto. Ho tanti progetti di disegno industriale nel cassetto che vorrei vederli realizzati, per questo andrò in giro per i Saloni di Milano a caccia di nuovi contatti
Parteciperà ai Saloni di Milano?
Sarò impegnata per due-tre giorni sia in fiera che in giro per la città. Cercherò, in particolare, nuovi contatti per lanciarmi nel mondo del design del prodotto. Ho diversi progetti di disegno industriale da realizzare, ma ora stanno chiusi nel cassetto in attesa di trovare la giusta occasione. Intanto, per dare ai miei lavori una migliore vetrina ho anche sistemato e aggiornato il mio sito www.yuliapyanzina.com.

Può anticipare qualche progetto futuro?
Sto lavorando con l'architetto Gorgoni gli arredi per un'azienda di Parigi che si chiama Roche-Bobois, leader mondiale nell'arredamento d'alta gamma da più di 50 anni, presenti anche ai Saloni di Milano. Partecipare a questa nuova avventura lavorativa mi fa sentire molto importante, mi inorgoglisce. Dita incrociate, perché tutto partirà nei prossimi giorni.
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MAYYA POPOVA
Proviene dall'"italianissima", architettonicamente parlando, San Pietroburgo, la trentenne Mayya Popova, per la quale è stato un approdo naturale lavorare nel mondo dell'arredamento nel Belpaese, imbevuta com'è delle bellezze della sua città natale e appassionata, fin nei giochi dell'infanzia, di costruzioni di ambienti e scenografie. "Mi sembra che davvero tutto sia partito da quei passatempi di bambina", afferma a Rbth ripensando oggi al suo presente professionale e ai momenti felici di svago di un tempo

Nata nel 1986 e cresciuta a San Pietroburgo, "l'italianissima" San Pietroburgo. Da sette anni in Italia, Maya Popova, dopo aver completato gli studi all'Istituto Marangoni di Milano, e, dopo un periodo di lavoro in uno studio di architettura in cui ha imparato l'italiano tecnico e le normative professionali, è diventata autonoma e oggi lavora ("molto, per fortuna", confessa) come libera professionista, sia con clienti italiani che con clienti russi
Fin da piccola, dunque, ha sempre sognato di diventare Interior Design?Potrebbe sembrare una risposta scontata, ma sì, è così. Passavo tanto tempo a disegnare e a colorare, come fanno tutti i bambini. Ma, in più, analizzando i giochi che facevo e che mi piacevano, mi rendo conto che la parte organizzativa degli stessi, quando si andava a creare l'ambiente, lo sfondo per lo svago, quasi quasi era più importante del gioco in sé. Molto spesso si finiva a costruire la casetta per proseguire il divertimento al suo interno, ma la parte più interessante era proprio quella iniziale, con l'assemblamento di cuscini del divano, tende, plaid, sedie e tutto quello che sembrava idoneo alla mia immaginazione.

L'arredamento è una passione di famiglia?
No, i miei genitori hanno altre attività. La mia passione, come detto, risale invece all'infanzia.
I suoi studi in Russia e in Italia quali sono stati?
All'Università di San Pietroburgo ho fatto Architettura e Ingegneria civile: sono pianificatore urbanista e ambientale. Poi a Milano ho frequentato all'Istituto Marangoni un master di specializzazione in Interior Design di lusso, perché gli interni sono sempre stati lo scopo finale della mia formazione professionale.

Da quanto tempo lavora in Italia nell'Interior Design? Quali le difficoltà incontrate?
Sono sette anni che lavoro qui e la prima difficoltà da superare è stata la lingua, perché il mio primo approccio con l'italiano è avvenuto nello studio di architettura in cui ho lavorato dopo il master, le cui lezioni erano in inglese. E imparare l'italiano tecnico, con tutti i suoi termini specifici, non è stato semplice, ma sono stata molto aiutata dai colleghi. Un'altra difficoltà è nella differenza di leggi e regolamenti nell'ambito di architettura e costruzioni che variano da Paese a Paese e, in Italia, anche da territorio a territorio. Ma le basi sono sempre le stesse. Studiare Architettura in Russia è molto simile che farlo in Italia, come ho scoperto confrontandomi con i miei colleghi.
I cuscini del divano, tende, plaid, sedie e tutto quello che mi poteva servire per costruire le casette per giocare: la mia passione per l'arredamento affonda nell'infanzia e nei giochi da bambini
E i successi?
Per me la conquista più grande è stata la mia autonomia in senso organizzativo e in senso creativo. Perché dopo un periodo di lavoro in uno studio di architettura ho potuto lasciarlo e diventare autonoma. Sono capo di me stessa e una libera professionista nel vero senso della parola. Ogni persona è adatta a un tipo di lavoro e a un tipo di impegno. Per il mio carattere era molto importante lavorare in autonomia, l'ho sempre fatto e l'ho sempre voluto. Ho imparato tantissimo lavorando per altri, però lo scopo finale è da sempre creare da sola, decidere da sola.

A quali modelli o architetti si ispira?
Se parliamo di ispirazione, trovo ovunque ispirazione, nei viaggi, nella città dove vivo, nella moda, nella natura… Colori e materiali sono ovunque, non solo nelle costruzioni e nei lavori già fatti dagli altri. L'ispirazione è più presente nelle emozioni che vivo. Sicuramente anche il Salone del Mobile con tutte le sue novità nel design mi ispira: quando vedo prodotti fantastici mi vengono subito mille idee su come usarli. Non farei per questo nessun nome in particolare. Sinceramente è più la vita che mi ispira.

Qual è il suo progetto preferito tra quelli realizzati in questi anni?
Il progetto più bello e che più mi ha coinvolto è ancora in corso. È la ristrutturazione di una villa storica molto importante sul Lago Maggiore. È un tipo di progetto che ho sempre voluto realizzare, dove, a parte preservare ciò che era stato creato prima e interpretare la sua storia, c'è anche questa idea di dare una nuova vita e un futuro ambizioso a un edificio che ha fondamentalmente segnato la storia del territorio. Questa una grande costruzione avrà tecnologie d'avanguardia, la domotica, tutti gli impianti più moderni all'interno di un contesto del 1800 molto signorile e raffinato.

È una bella sfida?
È vero, ma sono queste le cose che mi ispirano di più. La sfida ti porta a scoprire anche dentro di te risorse che non pensavi di avere prima e ti fa capire che sei capace di molto di più di quello che credevi. L'importante è non temere.
Per me è fantastico vivere proprio in Italia, il regno mondiale dell'architettura e dell'arte, e sentirmi di appartenere a tutto questo mondo che ha dato vita a stili, colori, forme e armonie, oltre a artisti e architetti di fama globale
Sono nata e cresciuta a San Pietroburgo, lì l'architettura è stata quasi tutta opera di italiani ed è per questo che è difficile distinguere in me tratti creativi italiani e russi. È un mix, come nella mia città
Cosa c'è di russo e cosa di italiano nei suoi lavori?
Di italiano, di sicuro, c'è lo strumento, cioè il metodo di progettazione, perché comunque gli stili sono nati in Italia, gli elementi di architettura sono nati in Italia, le armonie di colori e di forme, tutto è già stato sviluppato nei secoli dagli artisti e dagli architetti italiani, i più grandi, i migliori di sempre con fama in tutto il mondo. E per me è fantastico vivere proprio in Italia e sentirmi di appartenere a tutto questo mondo. Per quello che riguarda il russo credo che molto spesso si tenda a dare delle etichette e a generalizzare. Io sono nata e cresciuta a San Pietroburgo, una città quasi tutta costruita da architetti italiani e il mio senso artistico si è sviluppato lì, in questo tipo di ambiente, tra le bellezze che per me sono russe, perché sono state volute dei russi e io sono sempre cresciuta in questo ambiente. Poi se vai ad analizzare scopri che non è uno stile russo, è uno stile europeo, ma è soprattutto un mix e allora faccio fatica ad individuare cosa porto di russo nei miei progetti, perché dipende moltissimo dal punto di vista con cui si guarda ciò.

Differenze tra l'Interior Design russo di oggi e quello italiano.
Anche per questa risposta posso fare un discorso simile, perché è tutto molto soggettivo. A partire dalla richiesta del cliente. Ho avuto giovani clienti russi che chiedevano un superminimal, un design italiano purissimo di gusto fantastico. E mi sono capitati anche clienti italiani che mi chiedevano un Barocco stracarico. E viceversa. Anche qui dipende moltissimo dalla propria storia, perché in fondo il Design di interni è molto legato al gusto personale. Stiamo parlando di una casa, un ambiente privato che deve rispecchiare la persona che ci vive e va a raccontarla nei dettagli.
L'autonomia organizzativa e creativa è stata la mia più grande conquista, dopo un periodo di lavoro in uno studio italiano, dove ho imparato la lingua tecnica e la normativa
E Ai Saloni cosa vorrebbe vedere?
Vorrei vedere tutto, ma il tempo è limitato, quindi prima di tutto mi concentrerò sui grandi marchi di design e sul padiglione della luce.

Progetti futuri?
Tanti, per fortuna, perché anche grazie al passaparola dei clienti, tutti privati, il lavoro non manca. Il prossimo è nel centro storico di Como, per esempio. Si tratta, in questo caso, di un mix tra ristrutturazione e nuova costruzione, perché è in atto il recupero di uno palazzo storico; io subentrerò poi in un appartamento. E ancora un'altra villa, piccola stavolta, sul Lago di Como con un panorama così suggestivo che non se ne può non tenere conto. È un luogo da sogno.
Testo di Gabriella Persiani
Editing di Polina Kortina e Lucia Bellinello
Immagini di Emanuele Cremaschi per Rbth
Design e layout di Polina Kortina
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