Mosca. Nove del mattino, un sabato. L'appartamento di Vladimir Beck è in un palazzo d'epoca, nel centro di Mosca. Vive da solo e lo spazio è luminoso, inondato di luce, quasi un regalo nel settembre moscovita. Luminoso e personale: un segnale stradale preso chissà dove, un palloncino a forma di tucano a mezz'aria, tazze per il the, la ceneriera ricolma di cicche di sigaretta. Lo spazio in cui vive un ragazzo di ventidue anni che ha deciso di lavorare trasformando il suo flusso di pensieri, le sue emozioni, i suoi sentimenti in immagini da regalare agli altri.
Dalla finestra si alternano tetti quasi pietroburghesi e le strade quasi vuote. Il riverbero del sole nelle pozzanghere. La Moscova in lontananza.
"Little bird" è nato da un suggerimento dei suoi professori. "Era una prova: ho messo in piedi una troupe di non professionisti, molti ragazzini, difficili da gestire. Ma c'è l'ho fatta e sono contento di poter presentare il mio film all'estero".