Che cos’è il “glamour russo” dei primi anni Duemila e perché viene ricordato ancora oggi?

Anatolij Lomohov/Global Look Press
Dopo i “selvaggi anni Novanta” in Russia iniziarono i cosiddetti “sazi anni Duemila”. Fu l’afflusso di grandi somme di denaro, grazie all’esportazione di petrolio e altre risorse del sottosuolo, a segnare l’alba di una nuova epoca nella vita di molte persone, all’insegna di clamore, appariscenza e cifre da capogiro

Una Disneyland per adulti

All’inizio degli anni Duemila per molti, in Russia, era ormai chiaro che “i selvaggi anni Novanta”, segnati dalla fame e dall’instabilità, appartenevano al passato. A quell’epoca fecero seguito tempi completamente diversi, più sicuri, agiati e con maggiori possibilità. In Russia iniziarono a entrare ingenti somme di denaro nel contesto di una crescita economica alimentata dai prezzi stellari di metalli preziosi, gas e petrolio, esportati in quantità sempre maggiore. Fu proprio in quel periodo che a Mosca approdò il vero glamour. Nel suo romanzo “Empire V”, il celebre autore contemporaneo Viktor Pelevin scriveva che “il glamour è sesso espresso attraverso i soldi”, un’affermazione con cui è difficile non essere d’accordo.

L’emergere di grandi opportunità per la realizzazione personale e la diffusione della cultura occidentale nel Paese rappresentarono un incentivo alla nascita dell’industria contemporanea dell’intrattenimento a Mosca: spazi dedicati all’arte, club e serate esclusive in compagnia di celebrità di primo piano.

Sullo sfondo del rapido sviluppo del settore dell’intrattenimento si affermò anche uno stile di vita mondano basato sul modello occidentale e adattato alla realtà post-sovietica. Ad esempio, fino a quel momento in Russia non esistevano concetti come quello di “celebrity”: in Urss, se una persona diventava famosa lo doveva a qualche merito specifico. Era impossibile immaginare che qualcuno fosse famoso solo per i suoi soldi e per la capacità di “bruciarli”.

Tantomeno esistevano i locali notturni come li intendiamo oggi. Qualcuno comparve negli anni Novanta, ma la vera svolta per la vita notturna arrivò negli anni Duemila. Più o meno nello stesso periodo Mosca si guadagnò il titolo di “città che non dorme mai”: mentre nelle città di provincia alle 22 tutti erano già a casa e si preparavano per andare a dormire, a Mosca la vita vera era appena iniziata. Grazie a un flusso incessante di denaro, molti uomini d’affari poterono costruire nella capitale intere reti di locali notturni per tutti i gusti e per tutti i portafogli.

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Nei luoghi più iconici della Mosca notturna spesso venivano invitate a esibirsi stelle di prima grandezza. Ad esempio, il mitico club “Djagilev” ospitò Kylie Minogue, Robbie Williams, Mariah Carey e persino Madonna, le cui esibizioni nel locale per il pubblico più facoltoso della città costarono cifre astronomiche per l’epoca. Oppure il “Raj” (ossia: “Paradiso”), il club più in voga di Mosca, che ospitò personalità come Pamela Anderson, Milla Jovovich e Luc Besson.

All’epoca non si badava a spese nell’allestire un grande show, che doveva essere pomposo, grandioso e, naturalmente, il più costoso possibile. Giochi pirotecnici, coriandoli, stelle di prima grandezza e alcolici dal prezzo salatissimo creavano l’atmosfera di una Disneyland per adulti, dove ognuno poteva trovare un intrattenimento di suo gradimento. Tutto ciò prendeva per la gola il pubblico ricco, e per questo le feste degli anni Duemila davano i loro frutti in termini economici: in molti locali i tavoli venivano prenotati con un anno o due di anticipo!

“Gonne sì, ma microscopiche”

Nella Russia degli anni Duemila, insieme allo stile di vita cambiò radicalmente anche la moda. Ma se in quello stesso periodo in Occidente le nuove tendenze si affermavano in modo graduale e controllato, i modaioli moscoviti non conoscevano mezze misure. Se bisognava mettere in mostra la propria agiatezza, andava fatto subito e con tutti i mezzi.

“Da noi era tutto esagerato. Loghi grandi e vistosi dappertutto. Le gonne sì, ma microscopiche. I jeans solamente a vita bassa, di quelli che lasciavano sporgere il perizoma. Obbligatorie le scarpe con il tacco: generalmente nessuno indossava scarpe basse, era considerato al limite dell’indecenza”, così la stilista e designer Natalija Pilat ricorda la moda dei primi anni Duemila.

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In quel periodo la moda diventò per i russi un mezzo di espressione personale: dopo l’uniformità sovietica, nella “nuova Russia” nessuno voleva assomigliare agli altri e per questo motivo molti preferivano acquistare capi personalizzati e su misura.

Nelle vite di coloro che non potevano ancora permetterselo, il glamour ha significato predominanza del colore rosa, pellicce sintetiche, bigiotteria a buon mercato e tacchi altissimi. 

Girl band

Gli anni Duemila vengono ricordati anche per essere stati gli anni d’oro delle band musicali femminili in Russia. Se il successo delle girl band era già esploso in Occidente negli anni Novanta (ad esempio, con le “Spice Girls” e le “Destiny’s Child”), nella nuova Russia questa tendenza si palesò solamente agli albori degli anni Duemila.

Emil Matveev/TASS

Le “Via Gra” (era un gioco di parole, in cui “Via” stava per “Vokalno-instrumentalnyj ansambl”, “Ensemble vocale-strumentale”, ma questo non le salvò da problemi legali con Pfizer, la casa farmaceutica che produce il farmaco), le “Blestjashchie” (ossia: “Brillanti”) e le “Reflex” furono tra le band più conosciute, ma la lista è lunghissima. La cosa più importante, però, è che queste band con il loro stile dettavano legge. La stilista Anzhela Lisitsa, che ha collaborato con molte girl band, ha ricordato il modo in cui di solito si vestivano le nuove stelle del panorama russo: “Chiaramente quando iniziai a vestire le ‘Via Gra’ cercai di esaltare al massimo l’aspetto delle ragazze, erano bellissime! Dicevo sempre che erano da spogliare, anziché da vestire”. Insomma, il loro era uno stile estremamente audace e vistoso: strass, brillantini, nylon, piume, pellicce, seta, trucco luminoso e acconciature impeccabili.

Ricche e famose

Infine, un riassunto della vita glamour della Mosca degli anni Duemila non può prescindere dal fenomeno delle “svetskie lvitsy”; alla lettera “leonesse mondane”. Ossia donne dedite a tempo pieno alla vita modana; signore del bel mondo conosciute da tutti e seguite da molti.

La più celebre “svetskaja lvitsa”, nonché la donna a cui si iniziò ad associare questo “titolo”, fu Ksenija Sobchak (1981-), figlia dell’ex sindaco di San Pietroburgo Anatolij Sobchak, e in seguito, nel 2018, anche candidata alla presidenza russa. Prima di dedicarsi alla carriera giornalistica e politica, Sobchak era una delle figure più stravaganti dell’alta società moscovita e i suoi scandali sono stati a lungo oggetto di discussione sulla stampa (ad esempio, i suoi balli “proibiti” in presenza di quelli che erano da poco diventati i suoceri). Guadagnò la popolarità a livello nazionale come conduttrice del reality show scandalistico “Dom-2” (ossia: “Casa-2”), in cui persone sconosciute si riunivano in un’unica casa per trovare la loro dolce metà.

Dopo “Dom-2”, Ksenija ottenne uno show interamente suo, “Blondinka v shokolade” (letteralmente: “Una bionda nel cioccolato”; ma in russo “byt v shokolade”, “essere nel cioccolato”, è un’espressione che si usa per dire che “le cose ti vanno bene”, che “fai la bella vita”).

In seguito, insieme a un’altra diva dell’alta società, Oksana Robski, scrisse il libro “Zamuzh za millionera” (ossia: “Sposare un milionario”), che divenne immediatamente un best seller e rafforzò la posizione di Ksenija nella sfera pubblica.

Gli anni Duemila furono costellati di molti altri nomi altisonanti, ormai dimenticati praticamente da tutti. In molti casi si trattava di donne diventate svetskie lvitsy per aver sposato ricchi uomini d’affari o per essere entrate in contatto con altre celebrità. Il pubblico seguiva con gran trasporto le loro vicende sulla cronaca rosa, sognando anche per sé un futuro luminoso e agiato.

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