Perché i russi sono sempre così ansiosi? (OPINIONE)

Legion Media
Se siete stati su un autobus o in aereo con dei russi, vi sarete resi conto di come inizino a prepararsi per scendere prima di tutti. E anche quando c’è una coda, mostrano tutta la loro agitazione e voglia di sgomitare. Ma da dove viene tutto questo? Ecco le possibili origini storiche e culturali del fenomeno

Qualche mattina fa, mentre andavo alla stazione della metropolitana con l’autobus, ero in piedi vicino alla porta e guardavo il mio telefonino. Senza preavviso, mi sono beccato un pugno piuttosto forte sul fianco. A mollarmelo era stata una donna di circa settant’anni, che ha poi spiegato la sua azione dicendo che non mi aveva visto “sufficientemente pronto a scendere”.

Avrete sicuramente visto i russi che saltano in piedi dai loro posti e si mettono in mezzo al corridoio non appena l’aereo tocca la pista, nonostante i richiami del personale di restare seduti e con le cinture allacciate. Vogliono scendere il più velocemente possibile. Spesso devono comunque rimanere in piedi per un bel po’ di tempo, prima che i portelloni vengano aperti, ma non si siedono comunque più, per paura di non arrivare primi.

La stessa scena si ripete su tutti gli autobus, i treni e i tram russi. Alzarsi dal proprio posto e rimanere in piedi per un paio di fermate solo per scendere con dieci secondi di anticipo è piuttosto comune in Russia. È assurdo? Forse, ma ha le sue ragioni.

Passeggeri in fila per il check-in all’aeroporto moscovita di Sheremetjevo

Poco prima del crollo dell’Urss, all’inizio del 1991, Gorbachev decise di lanciare una riforma monetaria; riducendo il numero di banconote in circolazione per ridurre l’inflazione. La firma del documento, in base al quale le banconote più grandi, da 100 e 50 rubli, venivano ritirate dalla circolazione, venne annunciata in tv alle 21. Il cambio doveva avvenire entro tre giorni, e il governo aveva la ignobile speranza che non tutti i cittadini avessero il tempo di cambiare i loro risparmi in banconote più piccole. Solo alcuni in effetto, riuscirono a salvare i loro soldi, prima che perdessero ogni valore. Chi aveva visto il tg, corse subito a cambiare le banconote da 50 e 100 rubli alle casse della metropolitana, alle stazioni ferroviarie e dai tassisti (molti cassieri e tassisti lavoravano anche di notte e non avevano ancora appreso la notizie). La mattina dopo, quando tutto il Paese si rese conto di cosa stava succedendo, si scatenò una vera isteria collettiva.

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Questo è solo un esempio di come da queste parti si siano avviate le riforme più inaspettate, che potevano incidere pesantemente sulle vite delle persone, senza chiedere nulla alla società e senza alcun preavviso. Questo modo di fare era comune anche nella Russia pre-rivoluzionaria: le autorità spesso annunciavano ai cittadini i cambiamenti già avvenuti. Proprio così, ad esempio, i contadini e i proprietari hanno saputo della riforma contadina del 1861. Fu una sorpresa terribile e fatale per la maggior parte della popolazione.

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La cultura politica dei dibattiti pubblici, delle Veche e del Zemskij Sobor era finita con l’instaurazione definitiva dell’assolutismo nei tempi di Alessio Mikhailovich e di suo figlio Pietro il Grande. A partire da questo periodo, lo Stato si occupava della vita dei suoi cittadini, cercando di regolamentare ogni aspetto della loro esistenza (Pietro voleva espressamente questo nei suoi decreti) e cercava di convincere la popolazione del fatto che nel momento di necessità bisogna rivolgersi alle autorità. Inoltre, l’intera struttura di potere in Russia era stretta all’imperatore, che era sia il più alto funzionario civile e militare sia il rappresentante divino di tutta la Russia. Per secoli, la volontà del sovrano supremo è stata percepita dalla gente comune come un elemento inevitabile e inarrestabile.

Un autobus del modello PAZ-3205 (popolarmente detto “Pazik”) su una strada sterrata vicino al villaggio di Apollonovka, Regione di Omsk (in Siberia)

Il secondo motivo è sempre stato, ed è ancora così, la grandezza del territorio russo. Nel XVIII secolo, ad esempio, in Estremo Oriente la morte di un imperatore e l’intronizzazione di un nuovo erano note non prima di sei mesi dopo l’accaduto. Se questa era la velocità di trasmissione delle informazioni, si può immaginare la velocità dei viaggi. Per esempio, nel 1804 il conte Fjodor Tolstoj arrivò dalla Kamchatka a San Pietroburgo in circa un anno. Maggiore è la distanza, maggiore è il volume dell’ignoto. Quindi anche oggi in Russia potete sentire: “Oggi parte un autobus, ma nessuno sa quando esattamente. Ma arriverà di sicuro”. Piaccia o no, anche a questo bisogna abituarsi. Da qui deriva anche un’altra strana abitudine russa: arrivare all’aeroporto 3-4 ore prima del volo, per paura di perderlo per qualche motivo. Può succedere di tutto. Non si sa mai cosa può accadere.

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Durante l’epoca sovietica la situazione venne solo aggravata dall’economia pianificata. Impegnandosi a prendersi cura di tutte le sfere della vita della popolazione, abolendo la proprietà privata e l’imprenditorialità, il potere sovietico si fece carico di un peso più pesante di quanto potesse sostenere. Proprio da qui venne il fenomeno delle code sovietiche, in cui si poteva “stare” per 2-3 giorni. L’ordine della coda veniva rifatto ogni mattina in base ai numeri che la gente si assegnava per mantenere l’ordine. Tuttavia, quasi sempre la parte finale della coda rimaneva senza acquisti. Da qui l’eterno desiderio dell’uomo sovietico di andare avanti, più vicino possibile al bancone. Un desiderio coltivato fin da bambini, quando molti dovevano stare in coda con i genitori e le nonne, “tenere il posto” e a volte difenderlo fisicamente.

Una donna mostra, sulla mano, il numero che occupa nella fila per cambiare la banconote da 50 e 100 rubli. Con la riforma monetaria del 1991 (detta anche Pavlovskaja riforma, dal nome del primo ministro dell’Urss Valentin Pavlov), i cittadini sovietici ebbero solo tre giorni per effettuare il cambio

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Ma l’ansia non si placava con l’acquisto: bisognava esaminare e controllare attentamente tutto, perché la percentuale di merci con difetti di produzione in Urss era enorme: il 40-50%. Una volta assicuratisi che la merce era in buone condizioni, la si utilizzava con una cura enorme: per far sì che fosse possibile rivenderla in caso di bisogno. Ed è così ancora oggi. Per vecchia abitudine, i russi anziani (e non) lasciano le etichette e gli adesivi sopra gli elettrodomestici, conservano i telecomandi in buste di cellophane e non buttano le scatole di computer e televisori.

Mosca, 23 gennaio 1991, una colossale fila fuori da una delle filiali della Cassa di Risparmio dell’Urss, nel disperato tentativo di cambiare i rubli da 50 e 100, e non veder andare in fumo i propri soldi

La scarsità di beni, l’abitudine di vivere senza una propria pianificazione, la costante necessità di “ottenere” e “procacciarsi” qualcosa. Tutti questi attributi irrinunciabili della vita sovietica, come si è scoperto, hanno avuto conseguenze molto più ampie e ci influenzano ancora oggi. Lo fanno soprattutto attraverso le abitudini apprese nell’infanzia dai nostri genitori, che ci circondavano con la cura 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Ricordiamo che in alcuni Paesi le madri russe vengono addirittura chiamate “mamme elicottero” per il loro costante “volo” sul bambino. “Sistema i vestiti”; “Siediti bene”; “Non scrollare le spalle”; “Perché quella faccia triste?”… Non c’è bisogno di essere uno psicologo per capire che questo tipo di educazione rende la gente davvero stressata.

La moderna ondata di ansia che ha travolto tutti noi con la diffusione di Internet in Russia ha trovato terreno fertile. La cosiddetta sindrome FOMO (acronimo per “fear of missing out”); la “paura di essere tagliati fuori”, “di perdersi qualcosa”, genera un’ansia costante, che porta per esempio a controllare il telefono compulsivamente. Questo è un problema aggiuntivo all’ansia che già c’è di base. Ma almeno questo non è un problema solo dei russi.


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