I cinque animali “più russi” al mondo

Hanno l’aggettivo “russo” nel nome e spesso si dimostrano russi anche nel carattere

1 / Gatto blu di Russia 

Questo gatto intelligente e scaltro si riconosce per gli occhi color smeraldo e per il pelo corto e setoso di colore grigio-blu, con una leggera lucentezza argentea.

La razza ha avuto origine dall’allevatrice inglese Karen Cox, che nel 1893 portò in Gran Bretagna dei gattini da Arkhangelsk e iniziò a incrociarli con altre razze. Il gatto blu di Russia è stato riconosciuto ufficialmente nel 1912. Nella patria della Cox questi animali erano apprezzati per il loro manto soffice e per le loro eccellenti qualità di acchiappa-ratti. 

Durante la Seconda guerra mondiale, la razza era quasi estinta, ma gli allevatori sono riusciti a farla rivivere incrociando il gatto blu di Russia con il siamese e con il British Shorthair. In Russia l’interesse per questa razza, molto apprezzata all’estero (dove è spesso nota all’inglese: “Russian blue”), è cresciuto solo negli anni Ottanta del Novecento.

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2 / Levriero russo (borzoi)

Il suo nome in lingua originale è “Rússkaja Psóvaja Bórzaja”. L’aggettivo antiquato “Bórzyi” significa “veloce”: questa razza può infatti raggiungere una velocità di 80 km/h e può anche cacciare le lepri, e fa fuori persino volpi e lupi. È uno dei cani più alti del mondo, con i suoi 85 cm al garrese.

Si ritiene che la razza sia originaria dell’Africa nordorientale o della penisola arabica, e che siano stati i tataro-mongoli a portarla in Russia. Su loro impulso, nel XV-XVI secolo, in Russia si iniziarono ad allevare i levrieri tatari, ma poi questi iniziarono a incrociarsi con i cani russi, finendo per sviluppare una razza più resistente al rigido clima locale.

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Il Borzoi russo è diventato una razza separata nel XVII secolo. Più o meno nello stesso periodo, la caccia con i cani da caccia si diffuse ampiamente tra la nobiltà. La Rivoluzione del 1917 e la Guerra civile che ne seguì portarono alla chiusura dei canili delle tenute nobiliari, visti come eredità del regime zarista, portando la razza sull’orlo della scomparsa. Solo negli anni Trenta del Novecento gli allevamenti cominciarono a essere ripristinati in Russia.

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3 / Lupo russo

È così che gli zoologi occidentali hanno soprannominato il Canis lupus communis, una sottospecie di lupo grigio (Canis lupus) caratteristica dell’Asia centrale e settentrionale, che vive sulle montagne, nella taiga e nella tundra. In Russia sono presenti cinque sottospecie di lupo grigio.  

Si ritiene che i lupi grigi che vivono in Russia siano più pericolosi e aggressivi dei loro “fratelli” nordamericani. Nel folklore russo appaiono spesso come rappresentanti di un mondo oscuro, sconosciuto, selvaggio e pericoloso, e fungono da spauracchio per i bambini. Come nella tipica ninna nanna russa:

“Баю-баюшки-баю,

Не ложися на краю

Придёт серенький волчок,

Он ухватит за бочок,

Он ухватит за бочок

И потащит во лесок,

Под ракитовый кусток…”

“Ninnananna, ninnaò

Non dormire sul bordo

O il lupetto grigio verrà,

E pel fianco ti afferrerà

Per il fianco t’afferrerà

E nel bosco ti trascinerà

Sotto il salice ti metterà…”

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4 / Trottatore russo

A partire dal XVIII secolo in Russia il cavallo più veloce era considerato l’Orlov (Orlovskij risák), e così rimase fino a quando nel Paese non venne introdotto, all’inizio del XX secolo, il Trottatore americano.

Gli allevatori americani spesso non vendevano ai russi gli stalloni più pregiati, anzi talvolta gli rifilavano quelli con qualche difetto, visto che gli acquirenti non conoscevano la razza transoceanica. Tuttavia, anche questi trottatori americani iniziarono a battere i cavalli di Orlov alle corse.  

Le due razze furono presto incrociate in Russia. Rispetto agli Orlov, gli incroci iniziarono a dare ottimi risultati nelle corse e quindi divennero una pratica comune, che andò avanti fino al 1949, quando venne riconosciuta ufficialmente la nuova razza nota come Russkij risák (“Russian Trotter” in inglese); insomma “Trottatore russo”. In seguito, l’incrocio divenne caotico e il risultato spesso non fu all’altezza dello standard.

I primi trottatori russi furono allevati soprattutto per le gare negli ippodromi, ma nel corso del XX secolo l’obiettivo principale fu quello di creare un cavallo “universale”, utile in campagna, nell’esercito e da tiro.

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5 / Storione russo

Con 17 specie, l’Acipenser è il più grande genere dell’ordine degli Acipenseriformi, e ben 9 specie possono essere trovate in Russia. Quello conosciuto come storione russo è l’Acipenser gueldenstaedtii (in Italia più spesso chiamato “storione danubiano”). Vive nel Mar Caspio, nel Mar Nero e nel Mar d’Azov e va nei fiumi per la deposizione delle uova (si dice che nel XVIII secolo sia stato pescato persino nel fiume Moscova).

Nonostante lo storione russo possa raggiungere i due metri di lunghezza e pesare fino a 80 kg, non è certo il più grande della sua famiglia ed è inferiore per dimensioni allo storione bianco (Acipenser transmontanus), endemico in Nordamerica e allevato anche in Italia, che può superare i 680 kg, e anche allo storione ladano (Huso huso; noto anche come “storione beluga” e molto pregiato), che può raggiungere i 1500 kg! Tuttavia, il caviale di storione russo è costoso quanto il caviale di storione beluga. Entrambe le specie, tra l’altro, sono incluse nel Libro Rosso delle specie a rischio estinzione, motivo per cui lo storione russo può essere cresciuto in allevamenti ittici, ma in natura, in Russia, la sua pesca è vietata.


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