Volti e voci dalle strade di San Pietroburgo: il progetto che racconta la gente della città del nord

“Il realismo del lavello della cucina” (Реализм кухонной раковины)
La fotografa pietroburghese Nika Voznesenskaya ha immortalato le vite delle persone comuni incrociate per strada

Durante il periodo della quarantena, la fotografa pietroburghese Nika Voznesenskaya ha iniziato a realizzare delle fotografie dei passanti, trascrivendo i brevi dialoghi instaurati con loro. 

“Mi è sempre piaciuto osservare le persone, il loro modo di vestire, di parlare e sorridere. Volevo raccontare a tutti che in città ci sono tantissimi uomini e donne forti, che non si sono lasciati piegare dalle circostanze della vita”, ha raccontato la giovane artista al giornale locale Bumaga. Nina condivide i suoi scatti e le chiacchiere con i passanti sul proprio profilo VK e su una pagina dal nome alquanto curioso: “Il realismo del lavello della cucina” (Реализм кухонной раковины). Ecco alcuni dei suoi lavori.

  • La posso fotografare?
  • Me lo chiede per il vestito? Le piace così tanto?
  • È molto colorato! 
  • Lo indosso ormai da cinque anni. E ogni volta qualcuno mi fa dei complimenti… anche se inizia a essere vecchio. 

Mentre attraverso un sottopassaggio, incrocio una ragazza che distribuisce dei volantini. Ne prendo uno, e iniziamo a parlare

  • Grazie! E buona giornata!
  • Potrei fotografarti? 
  • Ok! Mi metto in posa? 
  • Puoi stare pure al naturale.
  • Mi cerchi su VK?
  • Ok! Come ti chiami?
  • Madame Aksel. Sono l’unica. 

Durante una passeggiata a Tsarskoe Selo

  • La posso fotografare?
  • Ok! Così mi vedono tutti!
  • È di San Pietroburgo?
  • Sì, ho deciso di viaggiare un po’ in quest’ultimo mese d’estate. Ho messo insieme i miei risparmi e sono partita. 
  • Posso fotografarti?
  • Sì. 
  • Come ti chiami?
  • Alberto.
  • Di dove sei?
  • Di Cuba.

A passeggio sul lungofiume

  • Signorina! È anche lei di Mosca? Oggi incontro tutti moscoviti! 
  • No, io sono di qui. 
  • Ok, verifichiamo allora le sue conoscenze: dietro di me c’è un castello, cos’è successo in quel luogo?
  • L’assassinio di Paolo I
  • Sa, io sono di Leningrado, ho 82 anni! Sono cresciuta sull’Isola di Vasilevskij, ho trascorso tutta la mia infanzia là! Poi mi sono laureata in filologia e ho insegnato la lingua russa in cinque paesi! 
  • Posso farle una foto?
  • Ma no, cosa dice, sono messa male! 
  • Per favore! Mi piacerebbe che la vedessero in tanti! 
  • Solo perché me lo chiede lei…
  • Potrebbe togliersi la mascherina?
  • No! Sono una persona prudente.
  • Come va il lavoro? C’è molta gente che fa il giro in barca?
  • No, pochissima… Di turisti quasi non ce ne sono.
  • Oh, dai, fammi una foto! Adesso ti faccio un sorriso! 
  • Avrei bisogno di una terza fotografia… Potrebbe fare qualcos’altro? 
  • Ok, faccio come Usain Bolt.
  • Posso fare una foto? Siete così carini che non posso fare finta di nulla! 
  • Ler, vieni qui! Ah ah, si è messo in posa! 
  • Grazie! Siete bellissimi!
  • Perché vuoi fotografarmi?
  • La trovo interessante: la giacca sportiva, le cuffie, i sandali, la bicicletta…
  • Sì, ho una bella bicicletta!

I genitori: 

  • Però non fotografarli in modo negativo… sai, al giorno d’oggi…
  • I bambini sono bambini, non c’entra nulla...
  • Faccio una foto?
  • Devo togliermi la giacca?
  • Ah ah, no. Come si chiama?
  • Valerij. 
  • Mamma mia! Hai i capelli così rossi! Posso farti una foto?
  • Ah ah, se proprio ti serve una persona con i capelli rossi.... Adesso li sciolgo.
  • Sei così solare! Emani una forte energia. Posso chiederti di scuotere la testa ancora una volta? 
  • Va bene. 
  • Come si chiama?
  • Enna Aleksandrovna. Lei è di Leningrado o è qui in visita?
  • Sono di qui. 

Questo ragazzo finisce la birra che stava bevendo. 

  • Posso farti una foto?
  • Cosa? A me? Boh, va beh… È venuta bene?
  • Ehm, sì… è un po’ storta…
  • Vabbè, è la birra…

Faccio la foto

  • Non farlo!
  • Perché? 
  • Sono messa male!
  • Non è vero! È così carina! 
  • Vabbè, aspetta almeno che mi metto il rossetto… sono appena uscita dalla chiesa, là non si può mettere.

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