Quali sono state le più celebri “femme fatale” della storia russa?

Aleksej Antropov/Galleria di Tver; Sputnik; А.Bohman; Pixabay
Per loro gli uomini impazzivano e si sono persino suicidati, non riuscendo a sopportare a lungo il loro comportamento disinvolto e malizioso

Caterina la Grande (1729-1796)

Voci sulle grandi passioni amorose e addirittura sulla ninfomania dell’imperatrice erano diffusissime quando era in vita, e non si sono mai dissipate. Esiste un’enorme letteratura sulle sue avventure galanti, tra cui informazioni su almeno 200-300 amanti e sulla dipendenza psicologica da varie perversioni sessuali. Ma tutto questo era e rimane nient’altro che voci non comprovate. Quello che si sa per certo a livello storico è che la tedesca Sofia Federica Augusta di Anhalt-Zerbst (come Caterina II si chiamava prima delle nozze) ebbe 23 amanti, e che solo in pochi casi la relazione con l’imperatrice terminò bene per loro.

La principessa tedesca arrivò in Russia nel 1744 e un anno dopo si sposò con l’erede al trono russo, Pietro III. Lei, tuttavia, non era affatto interessata al marito: “Ho visto molto bene che il Granduca non mi amava; due settimane dopo il matrimonio mi disse persino di essere innamorato della Karr, una damigella d’onore”, scrisse.

Il primo favorito di Caterina noto alle cronache fu Grigorij Orlov, un bel conte della guardia imperiale. Aveva titoli, terre e soldi, e alla fine aiutò la sua imperatrice (e la madre di suo figlio, visto che a quel momento Caterina aveva già dato alla luce un bambino in realtà suo) a rovesciare Pietro III e a prendere il trono. Grigorij e i suoi fratelli, godendo di estrema popolarità nell’esercito, organizzarono un colpo di stato a palazzo e l’ex imperatore morì poco dopo in circostanze oscure. Caterina voleva persino sposare Orlov, ma l’opinione pubblica era fortemente contraria: molti credevano che Orlov avesse ucciso lo zar.

Quando passò la passione per Orlov, Caterina ebbe un altro amante, e poi un altro, e un altro ancora. Ma pochi caddero in piedi dopo queste relazioni. Quasi tutti (che l’avevano delusa o ai quali non aveva perdonato qualche scappatella con altre donne) furono espulsi dal Paese senza diritto di ritorno, o allontanati dalla Corte. Ebbe poi una lunga relazione con Grigorij Potemkin, l’uomo che unì la Crimea alla Russia. E con molti dei suoi amanti fu molto generosa, regalando loro sfarzosi palazzi. Il suo ultimo favorito aveva 22 anni all’inizio della loro relazione, mentre Caterina ne aveva 60. La loro storia finì con la morte dell’Imperatrice a 67 anni.

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Lilja Brik (1891-1978)

“Bisogna convincere un uomo che è meraviglioso o addirittura geniale, e che gli altri non lo capiscono. E consentirgli ciò che non gli è permesso a casa. Buone scarpe e biancheria intima di seta faranno il resto”, ha detto sull’arte di irretire gli uomini Lilja Brik, “la musa dell’avanguardia russa”.

Questa ebrea russa, figlia di una famiglia benestante, all’inizio del XX secolo fu definita in molti modi, tutti poco edificanti, tra cui “portavoce della dissolutezza”, “donna dall’accesissimo interesse sessuale”, e vari altri epiteti più sgradevoli. Ma questo lo dicevano le donne, mentre gli uomini semplicemente adoravano Lilja Brik. Tra chi era follemente invaghito di lei c’era quasi l’intera cerchia degli artisti russi d’avanguardia; e all’estero è stata poi idolatrata da Pier Paolo Pasolini, Louis Aragon e Yves Saint Laurent. Il principale innamorato della Brik era il leggendario poeta “cantore della Rivoluzione” Vladimir Majakovskij. La loro storia d’amore durò 15 anni in un triangolo amoroso, che includeva il marito di lei, Osip, e si concluse con il poeta che si sparò al cuore.

Dopo il suicidio di Majakovskij, di cui lei gestì l’eredità letteraria, ebbe altri due mariti, per non parlare del gran numero di legami informali, e mise fine alla sua vita a 86 anni con una dose fatale di sonniferi.

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Aleksandra Kollontaj (1872-1952)

Sputava sempre disprezzo su decenza, aspettative sociali e norme condivise, e faceva di tutto per cambiarle.

La futura rivoluzionaria nacque in una ricca famiglia nobile di San Pietroburgo, ma andò da subito contro la volontà del padre, che voleva darla in sposa a un famoso generale. Nel 1893 sposò invece un lontano parente povero in canna e allo stesso tempo convisse con un collega di lui. Stanca della routine, lasciò il marito, l’amante e il figlio avuto e partì per la Svizzera per preparare la rivoluzione.

La Kollontàj tornò in Russia quando il potere passò finalmente ai bolscevichi. Divenne la prima donna ministro della storia, combatté per l’uguaglianza di diritti delle donne e predicò l’amore libero, credendo che il matrimonio come istituzione fosse sopravvissuto a se stesso, e che il ruolo di una donna nella società fosse molto più ampio di quanto tutti non fossero abituati a pensare.

Impossibile tenere il numero dei suoi partner sessuali. Lei stessa non li ricordava, anche se alcuni di loro arrivarono a spararsi davanti ai suoi occhi a causa dei sentimenti di amore “all’antica” che nutrivano per lei. A 50 anni, iniziò a frequentare un francese, vent’anni più giovane di lei, e trascorse gli ultimi decenni di vita in Scandinavia come ambasciatrice dell’Urss in Norvegia e in Svezia, organizzando eventi mondani memorabili, fino a quando non fu vinta dalla paralisi.


Come esplose (e poi implose) la rivoluzione sessuale in Russia negli anni Venti 

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