Ecco quali sono i più gravi punti deboli della Russia (OPINIONE)

Petr Kovalev/TASS
Qual è il Tallone d’Achille del Paese più grande del mondo, che nonostante le ricchezze del sottosuolo e le tante menti brillanti, le impedisce di avere una società felice, capace di guardare con ottimismo al futuro?

Non abbiamo punti deboli in Russia. Come nazione siamo invincibili e perfetti, quindi, per favore, chiudete questo articolo, compagni, e guardatevi piuttosto alcuni documentari sovietici sul meraviglioso grano dorato che cresce nei nostri vasti campi, preferibilmente con filmati di bambini felici che celebrano ogni secondo della loro vita sotto lo sguardo premuroso e saggio di Leonid Ilich Brezhnev. Ma poi datevi una svegliata, e guardate in faccia la realtà.

La Russia soffre di una serie di difetti spesso sistemici. Gli economisti si concentrerebbero senza dubbio sulla sperequazione (la mancanza di un equo criterio distributivo, che fa sì che i ricchi siano molto ricchi e i poveri molto poveri) e sull’alta dipendenza dalle risorse naturali. Gli scienziati politici menzionerebbero un sistema troppo centralizzato, tendenze autocratiche, e carenze in quelle libertà civili che si possono vedere in alcune parti dell’Europa occidentale. E i turisti probabilmente si lamenterebbero della mancanza di persone che parlano inglese fuori dalle grandi metropoli. Purtroppo, è tutto vero: la Russia ha la sua dose di problemi, proprio come qualsiasi altro Paese.

Vorrei, tuttavia, spostare l’attenzione su un altro punto debole che mi preoccupa seriamente: la combinazione di indifferenza e mancanza di fiducia. La maggior parte di noi è cinica ed estremamente scettica. I russi non si piacciono a vicenda, non si fidano l’uno dell’altro e, detto in tutta franchezza, se ne sbattono alla grande degli altri.

Scetticismo e indifferenza come tratti nazionali

Non fraintendetemi, non significa che siamo mostri che banchettano con carne umana. Certamente, ci teniamo molto ai nostri parenti e agli amici intimi: i valori della famiglia, ad esempio, sono ancora importantissimi per la maggior parte dei russi (il 77 per cento ritiene di prioritaria importanza sposarsi e creare una famiglia, secondo un’indagine statistica del 2019). Come cantava Sting ,“Russians love their children too”.

“Famiglia, salute, bambini: questa è la formula della felicità per i nostri cittadini”, ha dichiarato Valerij Fedorov, direttore del Russian Public Opinion Research Center (VTsIOM). Ed è del tutto normale. La cattiva notizia è che, in Russia, l’altruismo di solito inizia e finisce all’interno della cerchia di familiari e amici stretti. Oltre quelle colonne d’Ercole, ci sono solo “persone che non conosci”, e per quale motivo dovrebbe importartene qualcosa?

Un mio amico una volta ha detto durante una conversazione tra ex compagni di classe di esser diventato socio di un ente di beneficenza, dando circa 500 rubli (7 euro) al mese a una qualche causa. Questo non è stato accolto bene, e non solo perché a nessuno piace chi si vanta delle proprie buone azioni. La reazione comune è stata: “Ehi, ma non hai la tua famiglia da sostenere? Non hai problemi più importanti di cui occuparti? Lascia che siano i ricchi a preoccuparsi di cose del genere!”.

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Puoi contare solo su te stesso

La Russia non è affatto un Paese che ama molto la beneficenza e il volontariato. Secondo il CAF World Giving Index 2018, la classifica delle persone che donano soldi o tempo agli altri, il Paese è solo al 110° posto su 144 nazioni (l’Italia è al 68º posto, gli Stati Uniti al 4º; sul podio dei più virtuosi ci sono Indonesia, Australia e Nuova Zelanda). Le persone qui non sembrano fidarsi delle organizzazioni di beneficenza, e non solo di loro. Un altro sondaggio internazionale, l’Edelman Trust Barometer, ha riferito a gennaio 2019 che i russi non si fidano delle Organizzazioni non governative (Ong), dei media e del mondo del business e della finanza, occupando l’ultimo posto nella classifica delle 26 nazioni intervistate (quelli che si fidano di più sono, nell’ordine, cinesi, indonesiani e indiani; gli italiani sono piuttosto scettici, al 16º posto; gli statunitensi al 12º). E non riteniamo neppure affidabile il nostro governo: secondo un sondaggio del Levada Center, il 52 percento degli intervistati ritiene che i funzionari russi mentano sulla situazione reale del Paese.

Fondamentalmente, viviamo secondo la famigerata regola dei Gulag: “Non fidarti, non aver paura, non implorare”. Naturalmente, la Russia contemporanea è un posto molto più piacevole dell’Urss dell’era stalinista, ma comunque, tendiamo a fare affidamento solo su noi stessi. E riteniamo chiunque al di fuori della cerchia più stretta e più cara (polizia, governo, o anche un semplice passante) nella migliore delle ipotesi neutro, se non del tutto ostile. E non è molto divertente vivere in un’atmosfera simile.

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Brutte conseguenze

In mezzo a tale paura e sfiducia, persino un normale controllo di polizia può portare alla paura che ti nascondano della droga in tasca per incastrarti o che cerchino di estorcerti del denaro. E quando uno sconosciuto cerca di rivolgerti la parola in strada, subito pensi che sia un mendicante, se non un ladro. Così se qualcuno cerca di raccogliere fondi per qualcosa, si ritiene che sia sicuramente una truffa. Così la pensano molti russi, e anch’io, a dire il vero, tante volte.

Le conseguenze possono essere assolutamente vergognose, ad esempio nei casi in cui gli abitanti di un edificio possono fare pressioni su un fondo che aiuta i bambini malati di cancro a sfrattarlo dall’appartamento in affitto, poiché degli sciocchi vicini credono che il tumore sia contagioso. È vergognoso dal punto di vista etico, per non parlare di quanto sia ridicolo dal punto di vista medico. E questo può succedere nel 2019 a Mosca. Proprio come un anno prima, quando gli abitanti di un quartiere si ribellarono costringendo una lavanderia per senzatetto a chiudere i battenti, sostenendo di non volere “che i barboni ci rovinino la vita”. Non ci fidiamo di te, quindi non meriti la nostra pietà.

Un’altra conseguenza della nostra mancanza di fiducia è la fortuna che hanno in Russia le teorie del complotto: ci piace pensare che alcuni nemici al di fuori della Russia cerchino costantemente di minare la nostra grandezza, di calunniarci, di derubarci… in pratica, di fare tutto il possibile per rendere le vite dei cittadini russi peggiori. “C’è una forte convinzione nella nostra società che la Russia abbia un nemico mortale che può avere nomi diversi… ma che è supportato dalla Cia o dal Pentagono”, ha detto il sociologo del Levada Center Aleksej Levinson a maggio 2018. Beh, se non ci fidiamo dei nostri connazionali, perché dovremmo fidarci degli stranieri?

Questo, ovviamente, non significa che l’ingerenza straniera non sia una cosa reale: non è necessario essere un teorico della cospirazione per vederne le prove. Tuttavia, molti nella nostra società possono avere una visione così semplicistica da attribuire qualsiasi problema che devono affrontare nella loro vita quotidiana ai nostri rivali… E, inutile dirlo, il governo non ha sempre fretta di convincerli del contrario: perché reindirizzare l’attenzione verso se stessi, quando è facile mantenerla puntata su una forza straniera?

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Le radici del problema

Come possono i russi essere così atomizzati, così individualisti, ci si potrebbe chiedere, dopo settant’anni di vita sotto il dominio del Partito comunista? In realtà, la mancanza di fiducia è una delle conseguenze dirette sia dell’Urss che del suo crollo. Da un lato, dopo aver vissuto in un regime che proibiva l’iniziativa imprenditoriale e privata e aveva dichiarato tutto “proprietà comune” (anche se le élite burocratiche godevano della ricchezza ben più dei semplici proletari), prendi tutto ciò che contiene le parole “beni comuni” e “ideali comuni” con un certo sospetto.

Dall’altra parte, tutte le garanzie sociali che esistevano all’interno del sistema sovietico, sono state cancellate con un colpo di spugna improvviso negli anni Novanta. All’epoca, poche migliaia di persone sono diventate ricchissime e altri milioni di persone hanno perso tutto in pochissimo tempo. “Non mi fiderò mai più di questo Stato”, diceva mia nonna dopo aver perso tutti i risparmi della sua vita nel default del 1998, vedendoli trasformati in carta straccia. Le persone rovinate dai cambiamenti di quell’era turbolenta insegnano ai loro figli a essere cauti e a non fidarsi di nessuno, e così si tramanda la sfiducia di generazione in generazione. Anche gli eventi attuali non contribuiscono a un cambiamento di rotta: ad esempio, il livello di fiducia nei confronti del governo è diminuito ancora una volta dopo che lo Stato ha aumentato l’età pensionabile nel 2018.

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Quindi eccoci qui, spaventati dagli estranei, mentre diffidiamo allo stesso tempo del nostro Stato e del mondo intero, scettici di tutto, vivendo nelle nostre minuscole fortezze assediate, all’interno di quella grande fortezza assediata che è la Russia. E se questo ti aiuta a sfuggire a gravi delusioni di tanto in tanto (se ti aspetti sempre il peggio, non rimani mai deluso), quell’approccio ci fa davvero sentire pessimisti, paranoici e tristi.

Durerà per sempre? Spero di no. Ma da vero russo, sono pessimista al riguardo.


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