“Noi stranieri vi spieghiamo perché abbiamo mollato tutto per vivere nella sperduta provincia russa”

Russia Beyond, Archivio personale
Fra loro, anche un italiano, da 12 anni residente a Tarusa, a 140 km da Mosca. “Qui si possono realizzare cose che forse in Italia non è più possibile fare”

Mosca e San Pietroburgo sono città internazionali, piene di turisti ed expat. La stessa cosa però non si può dire della provincia russa, lontana e sperduta. Qui, a svaritate centinaia di chilometri dalla capitale, alcuni stranieri hanno trovato la propria casa. E non hanno alcuna intenzione di andarsene.

1/ Un lavoro da sogno

Julien Bauer, da Parigi a Belebej

Non è facile incrociare turisti nella piccola città di Belebej, nella Repubblica della Baschiria. Tra le 60.000 persone che vivono qui, gli stranieri si contano sulle dita di una mano. Forse addirittura meno. Julien Bauer, ingegnere francese di 25 anni, è arrivato sei mesi fa.

Ha studiato in Francia e negli Stati Uniti e ha visitato la Russia più volte... fino a quando ha deciso di trasferircisi. "Durante il periodo di studio negli Stati Uniti ho avuto la possibilità di partecipare a un concorso internazionale per giovani ingegneri, che si tiene ogni anno nell'ambito del Forum del gas di San Pietroburgo (SPGF) – ricorda -. Il mio team ha vinto il concorso e abbiamo avuto la possibilità di visitare i giacimenti petroliferi di Gazprom in Siberia. Sono rimasto sbalordito dalla bellezza della Siberia e questo viaggio ha rafforzato il mio desiderio di lavorare in Russia".

L’anno scorso, la grande svolta: Julien ha ricevuto un’offerta di lavoro da parte di un caseificio di Belebej. E non ha saputo dire di no.

"Inizialmente avevo preso in considerazione alcune offerte nel settore oil & gas a Mosca e a San Pietroburgo, ma la prospettiva di svolgere un lavoro d'ufficio, di trascorrere ore nel traffico e nell'inquinamento non mi attirava – racconta -. Poi mi capitò tra le mani un annuncio di lavoro in Baschiria: cercavano un manager che svolgesse diversi incarichi di responsabilità, con buone prospettive di carriera. Decisi di candidarmi e, dopo due colloqui telefonici, ottenni il posto! Questo lavoro è estremamente interessante".

Dopo un iniziale scetticismo, la famiglia di Julien ha appoggiato la scelta del ragazzo. “Molti stranieri pensano solo a Mosca o San Pietroburgo, ma la Russia offre molto di più – dice -. Qui si entra a contatto con l’autentica vita russa, si mangia cibo fresco, coltivato direttamente dai contadini locali, e ci si diverte in banya con gli amici. Non mi manca nulla!”.

E conclude: “Quello che più apprezzo è l’autenticità della gente. Qui le persone sono sincere e schiette in ogni discorso. Dopo sei mesi di vita qui, non mi sono mai sentito insicuro o in pericolo. Fino a quando non si infrangono le regole, andrà tutto bene".

2/ L’amore dall’altra parte del mondo

Laura Pickens, da San Diego a Krasnodar

Nata e cresciuta in California, Laura si definisce una persona fuori dagli schemi. Quando dieci anni fa visitò Krasnodar per turismo, ebbe la sensazione di non volersene più andare. “Ho avuto la fortuna di vivere in città diverse e credo che il mio posto sia qui, a Krasnodar – racconta -. Non ho mai pensato di andarmene. Ho visitato tutto il Kraj (la regione) e ho collezionato bellissimi ricordi. Qui ho imparato il russo, ho incontrato mio marito e ho avuto due figli”.

Oggi Laura ha due bambini, di 3 e 5 anni. “La loro lingua principale è l’inglese ma fra di noi parliamo anche russo. I miei bimbi sono a tutti gli effetti russi, poi la loro identità culturale la sceglieranno da grandi”.

Laura, che negli Stati Uniti lavorava come graphic designer, si è innamorata del clima caldo, della frutta e della verdura fresca. “Inizialmente non parlavo russo e non avevo speranze di poter lavorare come graphic designer, così ho iniziato a insegnare l’inglese”.

Secondo lei, la Russia è un paese estremo, e i russi sono persone resilienti e tutt’altro che ingenue: “Li ammiro e ammiro la loro capacità di adattamento. Ho ancora molto da imparare per poter capire fino in fondo l’anima russo, ma mi sto godendo questo viaggio”.

3/ Alla ricerca dell’anima russa

Jean-Louis Bachelet, da Parigi a Murmansk e Makhachkala

Quando lo scrittore Jean-Louis Bachelet entrò in contatto per la prima volta con la letteratura e la musica russa, subito capì che la Russia sarebbe diventata la sua seconda casa. E così si recò nella terra degli zar alla ricerca dell’autentica anima russa, che non trovò però a Mosca e a San Pietroburgo, ma dovette spingersi oltre. La sua sete di avventura lo condusse nella Russia più autentica.

“Se uno scrittore vuole scrivere di Russia non può limitarsi a vivere a Mosca e a San Pietroburgo”, dice. Ecco perché ha optato per luoghi meno turistici: prima Murmansk, nel nord del paese, e poi Makhachkala, in Daghestan.

"Makhachkala e Murmansk rappresentano due estremi. Una delle peculiarità della Russia è proprio questa capacità unica di unire città così radicalmente diverse in un unico paese. A Murmansk si scopre un mondo nordico, che ricorda i vichinghi o i Normanni. Il Caucaso del Nord, invece, è un paese islamico, segnato dalla deportazione dei ceceni da parte di Stalin nel 1944 e dalle orribili guerre della fine degli anni '90. Le persone che vivono in queste zone, sia a Murmansk che a Makhachkala, ricordano le ferite del passato, incarnano per me ‘persone vere’, sia nel dolore che nella gioia".

Lì Jean-Louis ha scoperto una cultura e degli stili di vita secolari. "A Makhachkala non passa nemmeno un giorno senza che i giovani si riuniscano per ballare la lesginka (una danza locale), anche in mezzo alla strada! Queste tradizioni mi hanno colpito molto e mi hanno portato a pensare che qui si viva una vita “vera”, come disse una volta Dostoevskij".

Jean-Louis ammette di essersi innamorato del Daghestan a tal punto da pensare di acquistare una casa. "Per me il Daghestan è la quintessenza della bellezza della vita, la bellezza della natura e della cultura. Come scrittore, non posso immaginare la mia vita in nessun altro luogo al mondo".

4/ L’ispirazione artistica nella Russia più autentica

Marco Bravura, dall'Italia a Tarusa

Da 12 anni l'artista italiano Marco Bravura vive con la sua famiglia nella cittadina russa di Tarusa, a 140 km a sud di Mosca.

Dopo aver viaggiato e lavorato in tutto il mondo, Bravura è stato invitato in Russia da un mecenate, Ismail Akhmetov, il cui sogno era quello di riportare in vita l’arte del mosaico nel paese. E così ha offerto a Marco uno studio con tutto il necessario per lavorare.

"Quando sono venuto qui per la prima volta ho sentito qualcosa di veramente speciale. Non so spiegarlo bene, ma forse ho percepito la possibilità di fare qualcosa che forse non è più possibile in Italia", dice. A Tarusa, lui e sua moglie hanno fondato una scuola d'arte per bambini, partecipano e sostengono la vita degli artisti locali, organizzano mostre e concerti.

"Il mio posto preferito in Russia è Tarusa. È un posto incredibile per molte ragioni: la natura qui è meravigliosa, con il bellissimo fiume Oka e le foreste. Molti intellettuali hanno vissuto qui, tra cui le poetesse Marina Tsvetaeva e Bella Akhmadulina”, conclude.

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