Diana sembra così innocente. È seduta sul divano in uno studio televisivo ben illuminato e i suoi capelli arricciati saltellano a ogni movimento della testa.
“Mi chiamo Diana. Ho 16 anni. Sono studentessa. A quella festa ho bevuto vodka”. Il pubblico comincia a disapprovare. Diana alza la voce: “Alcuni bicchieri di plastica. Alla goccia!”, precisa. A quella festa, in un cottage in affitto a 130 km dalla città di Uljanovsk (890 chilometri a est di Mosca), Diana Shurygina fu violentata da un amico di amici, di 21 anni, un ragazzo fino ad allora con una vita irreprensibile, studente dell’Accademia, nella notte tra il 31 marzo e il 1º aprile 2016. L’indagine e il processo hanno confermato lo stupro. Il ragazzo è stato inizialmente condannato a 8 anni di carcere duro, poi ridotti in appello a 3 anni e 3 mesi di reclusione a regime normale.
Fu nel gennaio 2017 che andò in onda la puntata intitolata “Al culmine della festa” del popolare talk show “Pust govorjat” (“Lasciate che parlino”), che solo su YouTube è stata vista da 19,5 milioni di persone (tutte le puntate dedicate a Diana Shurygina hanno avuto ascolti record anche in tv). Il pubblico, come tristemente accade spesso in queste occasioni, ha accusato Diana di “essere una facile” e “di essersela cercata”, per il fatto di bere e di essere stata ubriaca quella sera.
Ora, ogniqualvolta inizia una discussione sul tema se gli adolescenti possano bere, e se sì, con chi e quando, la storia di Diana salta sempre fuori. È diventato un argomento quasi irrefutabile a favore di chi è per il bando degli alcolici. E una specie di “lupo cattivo” usato dai genitori per mettere in guardia i figli.
Ma gli adolescenti sono adolescenti. E, prima o poi, bevono il loro primo shot, che ci piaccia o no. Quindi come devono comportarsi i genitori?
Secondo alcuni sondaggi, in media in Russia per la prima volta l’alcol si prova tra i 12 e i 13 anni. E molti ragazzi hanno la loro prima alcolica volta in famiglia, insieme ai loro genitori.
“Ricordo come mi è stata data l’opportunità di provare il vino all’età di 8-9 anni a una festa in famiglia. C’erano i miei genitori e i nonni. Ho chiesto di provare quello che bevevano tutti gli adulti, e sono stata accontentata. A 10 anni ho poi bevuto accidentalmente dello spumante, sempre a una festa in famiglia; mezzo bicchiere. Poi è stato difficile giocare a badminton”, dice a Russia Beyond Elizaveta Zolotukhina di San Pietroburgo, che ora ha 29 anni.
Ha una figlia di cinque anni, Zlata, di cui parla spesso sul suo profilo Instagram. Quando Zlata crescerà, le farà provare lei stessa dell’alcol. Elizaveta pensa che questo dovrebbe accadere non prima dei 12-13 anni, ma non aspetterà certo i 18 anni, l’età in cui l’alcol è legalmente venduto in Russia. È convinta che i ragazzini non possano essere trattenuti con la forza, troveranno sempre il modo di provare, “quindi meglio che la prima volta sia con me”.
“Anche a me la prima volta papà ha fatto provare dell’alcol a casa, quando avevo 14 o 15 anni. Non mi piacque, ma fui “istruita”. Mi spiegò che è fondamentale mangiare qualcosa e non bere a stomaco vuoto e non mescolare diversi tipi di alcol”, racconta Katharina Wentzlauska. Da lì in poi era cosciente che se aveva voglia di bere, poteva farlo a casa. “Ora sono molto grata di questo ai miei genitori. Molti adolescenti ai quali non hanno vietato l’alcol in famiglia, non hanno problemi a dir no quando sono nel gruppo di amici”. Katharina spesso beveva succo di frutta, latte o kefir alle feste. Non aveva bisogno di dimostrare qualcosa a se stessa e agli altri bevendo alcol da due soldi, quando, se avesse voluto, avrebbe potuto bere a casa”.
Ma non tutti vedono la cosa in questo modo. “Probabilmente i miei genitori sono in una posizione di minoranza”, dice Elizaveta. “Ma io sono favorevole ad avere un dialogo critico con gli adolescenti”.
Quando la madre di una figlia di 15 anni ha scritto un post su Facebook, dicendo che era confusa e non sapeva cosa fare, se lasciare che la figlia andasse a una festa “di bravi ragazzi” o no, una pioggia di critiche, dubbi e consigli si sono riversati nei commenti. La mamma non sapeva cosa fare, perché la figlia stessa le aveva detto onestamente: “Ci sarà alcol alla festa, voglio bere, posso farlo?”.
Qualcuno ha risposto: “Categoricamente no. Ha 15 anni ed è ancora una bambina. Tu sei responsabile per questo. Puoi controllare le conseguenze di tali seratine?”.
Ci sono stati anche approcci più radicali: “Mostrale un paio di video in cui delle ragazze giovani hanno assaggiato l’alcol, versato dai loro amichetti… Quello che ne deriva sono solo gravidanze indesiderate e disturbi mentali. Queste sono storie vere. Questa è la vita.”
E non mancavano consigli abbastanza folli: “Meglio dare molto da bere ai bambini a casa e lasciarli soffrire per le conseguenze, per inculcare loro il disgusto nei confronti dell’alcol”.
Sul social network più popolare tra i russi, VK, ci sono centinaia di gruppi dedicati alle “vpiska”, come in slang vengono chiamate le feste alcoliche nell’appartamento o alla dacia di qualcuno quando i genitori non ci sono. A queste feste partecipano tanto i dodicenni (se riescono a sfuggire all’attenzione dei loro genitori) che giovani adulti, anche già maggiorenni.
“La community è stata creata esclusivamente per familiarizzare con ciò che accade a feste, festini, e party”, riporta la descrizione del gruppo. Al suo interno, migliaia e migliaia di foto di giovanissime studentesse ubriache nel corso di feste casalinghe, spesso seminude o in biancheria intima. Alcuni di questi scatti sono ovviamente realizzati senza il loro permesso. Adulti a tali feste, ovviamente non ce ne sono. Ma gli adulti a volte sentono parlare di quello che succede in queste folli notti:
“E se fotografassero vostra figlia ubriaca e pubblicassero le sue immagini su un gruppo internet? Cosa succederebbe? Che poi tutti i compagni di scuola la indicherebbero come ‘la puttanella della festa’. Vivete nel XXI secolo o cosa?”, chiede Olga Sjutkina, insegnante di scuola a San Pietroburgo, a coloro che credono che “dialogare con gli adolescenti” sia più importante delle proibizioni.
Sì, sembra che i genitori in Russia, come altri genitori di tutto il mondo, non sappiano sempre cosa fare con i loro figli nell’età dello sviluppo. Sanno di dover fare qualcosa. Ma funziona? A volte sì e a volte no. E non sempre con i risultati che ti saresti aspettato.
“Avevo 16 anni quando ho pregato i miei genitori di lasciarmi andare dal mio ragazzo e dai suoi amici per festeggiare il Capodanno, a 46 km da casa”, dice Marina, studentessa. Non mi ci hanno mandata, ma mi hanno permesso di andare da un’amica. Abitava vicino a noi, in una kommunalka. Ho bevuto con lei per darmi coraggio, poi ho chiamato un taxi e sono andata dal mio ragazzo. La strada era deserta, all’una di notte. È stato forse più sicuro che andarci di giorno in treno come avevo chiesto di poter fare?”.
I giovani russi hanno smesso di bere vodka e nessuno sa perché
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