Nel periodo compreso tra dicembre 2018 e febbraio 2019 il tasso ufficiale di disoccupazione in Russia è stato del 4,9%. Un dato apparentemente più che positivo, se confrontato con quello di altri paesi: nell’Eurozona, il tasso medio di disoccupazione è stato del 7,9% (10,5% in Italia, 8,8% in Francia, 14,9% in Spagna, 6% in Svezia).
“Si tratta di un livello davvero basso, di cui possiamo essere fieri”, ha commentato Pavel Travkin, ricercatore del Laboratorio per gli studi sul mercato del lavoro dell’Alta Scuola di Economia, senza però nascondere una sottile ironia. Nel 2017 il tasso in Russia era pari al 5,2%. Ma Travkin e altri studiosi fanno notare che un indice così basso non è necessariamente sinonimo di un’economia fiorente.
“Le nostre aziende difficilmente riescono a ‘lasciare a casa’ i dipendenti di punto in bianco - spiega Travkin -. Esiste una legislazione a tutela dei lavoratori che non permette ai datori di licenziare qualcuno da un giorno all’altro. Ma gli stipendi, quelli sì, possono essere ridotti notevolmente”. Ed è esattamente quello che avviene in caso di necessità. Lo conferma anche il report sul mercato del lavoro russo presentato dal Centro di ricerca strategica (CSR): “Nei momenti di difficoltà l’occupazione scende a malapena, e risale di poco nei momenti più rosei. Anche nei peggiori periodi di recessione economica la disoccupazione non ha mai registrato nessuna impennata catastrofica”, spiega in sintesi il report. Ma vi è un rovescio della medaglia: quando l’economia russa va male, gli stipendi scendono. Quando la situazione migliora, i salari aumentano.
Nel paese infatti il numero di lavoratori sembra “immune” a qualsiasi tipo di cambiamento economico, ma i salari risultano fluttuanti. In sostanza significa che nei periodi di crisi un dipendente russo ha ben poche possibilità di essere licenziato, ma rischia una grossa riduzione dello stipendio.
Anche se sottopagati, i russi preferiscono tenersi stretto il proprio lavoro. Ed è comprensibile: sarebbe molto difficile sopravvivere con i sussidi di disoccupazione. Anche se nel 2019 sono quasi raddoppiati, continuano a essere molto bassi e variano da 1.500 a 8.000 rubli (24-124 dollari). Il salario minimo, anch’esso molto basso, è pari a 11.280 rubli (175 dollari). Facendo due semplici conti, risulta evidente che in tempi di crisi è preferibile tenersi stretto il proprio lavoro, anche con uno stipendio minimo, piuttosto che ricorrere agli indennizzi per la disoccupazione. Inoltre per ottenere i sussidi si è costretti ad accettare le offerte di lavoro proposte dai centri per l’impiego, spesso con remunerazioni bassissime. In caso contrario, si perde il sussidio.
“Ciò spiega perché il numero ufficiale di disoccupati in Russia è basso”, conclude Oleg Shein, vicepresidente della Confederazione del Lavoro della Russia. “Le indennità ufficiali per la disoccupazione sono piuttosto simboliche, e così la maggior parte della gente preferisce non registrarsi nell’elenco dei disoccupati”. Se ne deduce che il reale tasso di disoccupazione è probabilmente più alto del 4,9%. Ma ciò è molto difficile da stabilire con precisione.
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