Natalia Pereslavtseva, direttrice del Centro studi “Nikolaj Gogol” di Roma, è stata la prima a realizzare nella Città Eterna un progetto di insegnamento della lingua russa pensato appositamente per i bambini, e in particolare modo per i bimbi bilingue e di madrelingua russa. Tutto ebbe inizio con una classe di sette alunni. E oggi i giovani allievi sono quasi 300, con gruppi “propedeutici” che coinvolgono alunni da un anno e mezzo ai 18 anni. Nonostante le lezioni si svolgano una sola volta alla settimana, il sabato mattina, questa scuola riesce ugualmente a seguire il programma ministeriale della Federazione in lingua russa. Il segreto del successo? Passione, dedizione e… Il resto lo abbiamo chiesto direttamente a Natalia.
Come è nata l’idea di aprire a Roma una scuola russa per bambini?
Venne discussa già nel 2001 all’interno della parrocchia ortodossa di San Nicola in via Palestro, l’unica in quel periodo a Roma. E non è un caso: c’erano i bambini dei parrocchiani e dei sacerdoti uxorati la cui madrelingua era il russo e che non se la sentivano di iniziare la scuola in una “lingua straniera”. Così il parroco di allora, Padre Mikhail Ossorghin, convocò il consiglio parrocchiale per discutere della possibile apertura di una scuola russa.
E come andò?
Il consenso fu unanime; e a me, che ero membro del consiglio parrocchiale, chiese di occuparmi dell’organizzazione: dalla ricerca di fondi all’allestimento delle classi negli spazi della parrocchia, i libri… I sacerdoti della parrocchia iniziarono a chiamarmi con una certa simpatia “direttore”, ma in realtà non lo ero. Del personale, ad esempio, si occupavano altri.
Natalia Pereslavtseva, direttrice del Centro studi “Nikolaj Gogol” di Roma
Archivio personaleCome furono selezionati gli insegnanti?
Il parroco chiese che la prima insegnante della nostra scuola fosse Galina Adamovna, a quel tempo maestro alla scuola dell’Ambasciata russa in Italia (la scuola per i figli dei diplomatici russi, ndr). In seguito gli insegnanti furono scelti fra i connazionali russi in Italia. Dopo anni, le classi di lingua russa da due aumentarono a cinque e divenne chiaro che la scuola russa era non un optional ma una necessità reale. È in quel momento che ho iniziato seriamente a pensare alla organizzazione di un progetto educativo vero e proprio: la Scuola russa a Roma come scuola di istruzione complementare.
Chi e quanti sono i vostri allievi oggi?
Quindici anni fa, quando iniziammo, la prima classe contava 7 bambini di madrelingua russa che impararono a leggere e a scrivere in faticosi doposcuola serali: li chiamiamo i nostri sette piccoli pionieri che hanno aperto la strada a una realtà oggi molto più ampia e variegata.
Si riferisce alle varie nazionalità oggi presenti?
Certo, ma non solo. Oggi i nostri allievi non sono più solo russi, ma bielorussi, moldavi, ucraini; kazachi. Ma abbiamo anche molti bambini provenienti da famiglie miste. C’è poi la realtà dei bambini adottati in Russia da famiglie italiane che qui tengono vivo il legame con la loro patria. E poi ci sono anche bambini i cui genitori hanno lavorato parecchio tempo in Russia e che ora si iscrivono alla nostra scuola per mantenere vivo quel legame linguistico e culturale.
C’è una cosa, della scuola, di cui va particolarmente fiera?
Sicuramente la tolleranza: è molto importante. Studiamo in lingua russa ma rispettiamo le culture dei vari popoli, e vogliamo conoscerle sempre più. L’anno scorso, per esempio, abbiamo organizzato una lezione aperta dal titolo “Il viaggio in Bielorussia”: diplomatici bielorussi hanno raccontato il loro Paese e alla fine hanno regalato dei raffinati souvenir, non solo ai bambini, ma anche ai genitori: anche a loro piace sentirsi parte di una comunità multinazionale.
Oggi la scuola conta più di 300 allievi suddivisi in classiche vanno dalla prima elementare al terzo liceo, e oltre a varie sedi a Roma ha aperto due filiali a Viareggio e Lucca. Il sogno nel cassetto del “direttore” si è realizzato oppure ha ancora un desiderio da esprimere?
Mi augurerei forse una maggiore attenzione da parte del Comune di Roma. Molti allievi sono cittadini romani di domani con una visione del mondo multiculturale che può essere un grande valore aggiunto proprio per Roma.
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