Sanzioni, Fallico: "Dopo lo shock geopolitico si riparte dall'innovazione"

Secondo il presidente di Banca Intesa Russia, su certi comparti sarà difficile tornare ai livelli pre-crisi. Ma le possibilità di business potranno riaccendersi soprattutto nei settori più innovativi dell’industria italiana

“Negli ultimi tre anni abbiamo assistito a una tensione geopolitica che ha avuto conseguenze rovinose sui rapporti economico-commerciali tra l’Italia e la Russia. Oggi sembra di assistere a un nuovo inizio, anche se lo shock di questo triennio non è stato archiviato”. Lo ha detto oggi a Milano il presidente di Banca Intesa Russia e dell’associazione Conoscere Eurasia Antonio Fallico, intervenuto al seminario “Italia-Russia, l’arte dell’innovazione”. “Ora si riparte con circa 5 miliardi di euro di esportazioni italiane in meno rispetto al 2013 e con un interscambio crollato di quasi il 45%”.

“Anche potendo contare su un possibile disgelo geopolitico – ha proseguito Fallico -, su certi comparti sarà difficile tornare ai livelli pre-crisi. Ma le opportunità di business, che sono rimaste latenti in questi anni, a breve si potranno con buona probabilità manifestare in tutte le loro potenzialità, a partire dai settori innovativi dell’industria italiana, della meccanica di precisione e della ricerca tecnologica”.

Secondo gli ultimi rilevamenti Istat elaborati da Conoscere Eurasia, nel 2016 le esportazioni italiane verso la Russia hanno subito una diminuzione (-5,3%) meno drastica rispetto al biennio precedente, grazie anche all’inversione di tendenza a fine anno, con dicembre che ha segnato un incoraggiante +9,2%, rispetto allo stesso mese del 2015.

L’interscambio dovrebbe assestarsi attorno ai 17 miliardi di euro con il dato a ottobre fermo a -22,6%. Nei primi 3 trimestri l’export lombardo registra una contrazione del 6,8% e un valore – nei 9 mesi – di circa 1,35 miliardi di euro, con un interscambio di 2,5 miliardi di euro. Tra i settori che hanno ripreso la corsa verso Mosca, quelli dell’abbigliamento e del tessile in crescita dell’8,6% (234 milioni nel periodo gennaio-settembre) e della farmaceutica (+16,2%), nonostante il calo generale dei prodotti manifatturieri che hanno perso il 6,7%. In negativo, elettronica, oltre a macchinari e apparecchiature varie (339 milioni di euro), che perdono entrambi circa il 20% e i prodotti raffinati (-40,5%).

“Il modello della cooperazione tra Mosca, Milano e Roma – ha concluso Fallico -, si sta trasformando e sta sollecitando un cambiamento importante che noi per primi abbiamo rilevato anni fa, ossia il passaggio dal “made in” al “made with” attraverso progetti di internazionalizzazione di imprese italiane in Russia, su cui insistono importanti piani di sostegno”.

Vittorio Loi, partner dello Studio Legale Pavia e Ansaldo, responsabile per gli uffici a Mosca e San Pietroburgo, ha commentato: “Dal nostro osservatorio, sicuramente parziale ma comunque significativo considerata la presenza ventennale dello Studio in Russia al fianco delle imprese italiane, non possiamo che confermare i segnali di rinnovato interesse dell’industria nazionale verso un Paese e un’intera area eurasiatica che, per potenzialità di mercato, cultura tecnologica, apertura all’innovazione e molti altri fattori, restano tra i più promettenti in assoluto per le nostre imprese. La ‘stagione delle sanzioni’, del resto, ha avuto come effetto anche quello di accelerare un processo di riforme interne volte ad agevolare e vitalizzare la localizzazione della produzione, riducendo la dipendenza dall’importazione di prodotti finiti. La svalutazione e successiva stabilizzazione del corso del rublo, infine, rappresenta oggi un ulteriore fattore di incentivazione all’investimento diretto in Russia da parte di imprese straniere”.

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