È di 30 miliardi di euro il valore degli scambi 2014 (in calo del 18%) tra Italia e i Paesi dell’Unione Economica Eurasiatica, Russia, Bielorussia, Kazakistan, Armenia e Kirghizistan. Una cifra importante destinata ad aumentare, anche in virtù della complementarietà tra domanda e offerta delle due aree. Secondo la Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, che in occasione del Forum Eurasiatico di Verona (22 e 23 ottobre) ha pubblicato in collaborazione con l’Associazione Conoscere Eurasia un’analisi sui trend e le potenzialità commerciali delle aree interessate, sono le macroregioni del Nord le grandi protagoniste dell’export verso i Paesi UEEA, Russia in primis.
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Nord-Est e Nord-Ovest, che nel 2014 hanno totalizzato 8,6 miliardi di euro, coprono infatti i 4/5 del flusso di beni verso i Paesi dell’Unione Economica Eurasiatica (UEEA), con Lombardia, Emilia Romagna e Veneto che, da sole, rappresentano il 66% dell’export verso l’Eurasia (7,2 miliardi di euro). Questo mercato è particolarmente importante anche per Marche e Abruzzo, la cui quota delle esportazioni nei Paesi UEEA è pari rispettivamente al 5,2% e al 3,6%, una parte considerevole se si pensa che, in media, il peso di quest’area commerciale sulle esportazioni delle Regioni italiane è pari al 2,7%.
A fare da motore in questa geografia dell’interscambio, i distretti industriali a elevata specializzazione produttiva nelle industrie della meccanica, della moda e del sistema casa, settori di forte domanda soprattutto nel mercato russo. Secondo quanto rilevato dalla Direzione Studi Intesa Sanpaolo, i beni della meccanica rappresentano la prima voce di export nel Nord-Est e Nord-Ovest (1/3 del totale) e la seconda al Centro (21,1%), dove invece primeggia il settore della moda (34,9%), trainato dalla filiera della pelle. È il caso dei distretti di Fermo o di Firenze, che prima della battuta d’arresto (solo il calzaturiero di Fermo ha perso 110 milioni di euro tra gennaio 2014 e giugno 2015) in pochi anni avevano raddoppiato le vendite nell’UEEA. L’unica macro-ripartizione in cui non prevalgono i settori tipicamente distrettuali è il Mezzogiorno, la cui prima voce del commercio in uscita verso l’UEEA è occupata dall’automotive, con una quota di mercato del 21%. Anche quest’area tuttavia esporta nell’UEEA produzioni distrettuali, in particolare beni del sistema moda (18,1%).
In parallelo con i dati italiani, nel 2014 le esportazioni delle macro-regioni nell’UEEA hanno vissuto una stagione difficile (il calo ha riguardato 110 distretti industriali del Paese su 143) che si è acuita nei primi sei mesi del 2015. Lo scorso anno il Nord ha registrato complessivamente una contrazione che si avvicina ai 10 punti percentuali, mentre il Centro ha perso il 14,5% delle sue vendite nell’area e il Mezzogiorno, penalizzato dal settore auto, il 17,5%. Ancora più duro il I Semestre 2015 (con una contrazione delle esportazioni del Nord e del Centro oltre il 25% e del Sud oltre il 45%). Negli ultimi 18 mesi – da gennaio 2014 a giugno 2015 – l’interscambio italiano ha segnato 10mld di euro in meno (quasi 3 miliardi per calo dell’export). Tra i risultati positivi spicca la performance della farmaceutica nel Nord-Est e nel Mezzogiorno, della componentistica e termo-elettromeccanica friulana, dei dolci di Alba e Cuneo, della meccanica strumentale del bresciano, delle macchine utensili di Piacenza, dell’oreficeria di Valenza, della maglieria e dell’abbigliamento di Perugia, delle macchine tessili di Biella e dell’olio di Lucca. Al Forum Eurasiatico di Verona, organizzato da Conoscere Eurasia e Forum Economico internazionale di San Pietroburgo con Intesa Sanpaolo, Gazbrombank, Vhs, Region – Group of Companies e Banca Intesa Russia, circa 600 imprese in gran parte provenienti dai distretti italiani proveranno per due giorni a superare la crisi geopolitica concentrandosi su come aumentare gli scambi con un’area che conta il 4% del Pil mondiale e 178mln di abitanti.
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