Il 15 agosto, il Centro russo per lo studio dell’Opinione Pubblica (VTsIOM) ha pubblicato i risultati di un sondaggio sul tema “Le sanzioni contro la Russia: cause ed effetti”. Secondo il sondaggio, la maggioranza dei russi non ha risentito dalle sanzioni occidentali. Il 32% degli intervistati ritiene che lo scopo principale della loro adozione sia il tentativo dell’Occidente di indebolire la Russia e punirla per la sua politica estera indipendente.
In base ai dati della ricerca, è praticamente l’intera popolazione russa a essere a conoscenza delle sanzioni adottate. Ma al contempo circa la metà degli intervistati (45%) non è riuscita a ricordare in concreto contro quali persone e quali imprese siano state dirette le sanzioni. Le ipotesi più comuni hanno riguardato il divieto di entrata nel territorio statunitense ed europeo per alcuni cittadini russi (19%), i mutamenti del settore bancario (15%), e il divieto di importazione ed esportazione dei prodotti (10%).
L’embargo e il rischio inflazione
Tra gli stati che hanno adottato misure contro la Russia, circa il 70% dei russi ha nominato gli Stati Uniti. Un quinto degli intervistati ritiene che tutta l’Europa sia coinvolta nella politica di sanzioni contro la Russia, mentre il 20% crede che il primo istigatore europeo di sanzioni sia la Germania. Per un terzo dei russi, l’obiettivo di tali azioni è tentare di “indebolire la Russia e ridurre la sua influenza sulla scena internazionale”.
Alla domanda sull’efficacia delle sanzioni, due terzi dei russi hanno dichiarato che non ne hanno risentito. Anzi, il 15% è del parere che le sanzioni abbiano avuto un impatto positivo sulla situazione economica e politica della Russia, mentre un altro 15% (soprattutto i residenti di San Pietroburgo e Mosca) ritiene che le sanzioni avranno cattive ripercussioni sul futuro del paese. Senza però considerare i possibili cambiamenti, per il momento le sanzioni non hanno avuto effetti su nessuno: è quanto ammesso dal 92% degli intervistati.
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