Sanzioni e crisi ucraina, l’appello della Ccir per porre fine alle tensioni

La Camera di commercio italo-russa interviene dopo il recente embargo sul cibo deciso da Mosca: “Preoccupati per l’impatto negativo che queste misure avranno sulle imprese”

“Concentrare le proprie forze per la risoluzione della crisi ucraina, ristabilendo l’equilibrio e la pace”. Questo l’appello lanciato dalla Camera di Commercio italo-russa a seguito delle sanzioni contro la Federazione Russa e il recente embargo sui cibi adottato da Mosca. “La Ccir - si legge in una nota -, è convinta che una più stretta collaborazione economica tra l’Italia e la Russia, e tra l’UE e la Russia, sia il modo migliore per garantire un rapporto stabile e reciprocamente vantaggioso tra la Federazione e l’Europa”.

D’altronde, ricorda la Ccir, l’interscambio tra l’Italia e la Russia negli ultimi anni è sempre stato in crescita, fino a raggiungere e superare nel 2013 i 50 miliardi di dollari. “Tale risultato - si legge - conferma la rilevanza strategica del rapporto commerciale tra i due paesi”. In particolari modo, l’Italia “si conferma il secondo esportatore fra i paesi UE verso la Russia; il terzo paese nell’UE per interscambio”. Le esportazioni italiane hanno raggiunto nel 2013 il loro massimo storico, superando anche il record del 2008 (10,8 contro 10,5 miliardi di euro). “La presenza imprenditoriale italiana in Russia - ricorda la Ccir -, è costituita da oltre 500 imprese in loco, delle quali 70 sono insediamenti produttivi”. 

“In considerazione di ciò - si legge nella nota -, la Camera di Commercio italo-russa deplora vivamente l’adozione da parte dell’Unione Europea di sanzioni economiche dirette contro la Russia. La Ccir è particolarmente preoccupata e sensibile nei confronti dell’impatto negativo che queste misure hanno e avranno sulla popolazione e sulle imprese”. 

“La Ccir - conclude la nota -, conferma il proprio sostegno verso un approccio di collaborazione tra le diplomazie dei nostri paesi, nella speranza che cessino sia gli inutili spargimenti di sangue tra i civili, sia le dannose prese di posizione a livello economico”. 

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