Giro di vite contro i blogger

La Duma dice sì a una legge che equipara i blog ai mass media. E scattano le polemiche

La Duma di Stato ha approvato alla terza ed ultima lettura il progetto di legge appartenente al “pacchetto antiterrorismo” che regola lo scambio di informazioni su internet e che, in particolare, equipara i blogger ai mass media. Le critiche al progetto di legge rivelano la preoccupazione che il documento sia un tentativo di limitare la libera diffusione delle informazioni su internet e di colpire in primo luogo i blogger politici. Alla vigilia dell’approvazione, il progetto di legge ha ricevuto le critiche del presidente del Consiglio per lo sviluppo della società civile e dei diritti umani presso la presidenza della Federazione Russa (CDU), Mikhail Fedotov.

Come hanno confermato gli autori del documento, quest’ultimo è stato preparato in risposta agli attentati terroristici a Volgograd alla fine dell’anno passato. Stando al disegno di legge le persone fisiche e giuridiche saranno obbligate a fornire comunicazione al governo circa l’inizio della trasmissione di informazioni su internet e dopo la trasmissione a conservare i dati originali nella rete per sei mesi. Tali regole non riguardano quelle persone che diffondono informazioni su internet esclusivamente per fini personali e familiari.

Secondo quanto riferito da Interfax, il progetto di legge, di fatto, equipara lo status dei blogger più popolari a quello dei mass media. I nomi dei blogger, sui siti personali o sulle pagine dei social network sulle quali ci sono come minimo tremila visitatori ogni giorno, verranno inseriti in uno specifico registro. Da una parte, il fatto di essere inseriti in un registro consentirà ai blogger di ricevere denaro per la pubblicità sulle proprie pagine. Dall’altra, dovranno accertarsi della veridicità delle informazioni pubblicate, osservare le regole della campagna elettorale e fornire indicazioni circa le limitazioni d’età per gli utenti. Non potranno diffondere testimonianze sulla vita privata dei cittadini o materiali estremisti.

In caso di infrazione delle regole stabilite è prevista una sanzione pecuniaria. Per le persone fisiche l’importo andrà dai 10 ai 30mila rubli, mentre per quelle giuridiche dai 50 ai 300mila rubli. Nel caso in cui l’infrazione venga ripetuta nel corso di un anno, raddoppia l’importo della sanzione.

“È chiaro lo scopo di questo sistema: si vuole perseguitare e far chiudere i blog dell’opposizione”, ha scritto il noto blogger e fotografo Ilya Varlamov.

Precedentemente il Consiglio sui diritti dell’uomo presso la presidenza (CDU) ed anche il nuovo incaricato per i diritti umani nella Federazione Russa, Ella Pamfilova, erano congiuntamente intervenuti contro il “giro di vite” su internet. Gli attivisti per i diritti umani hanno criticato l’iniziativa e hanno anche esortato gli utenti della rete a contestare il blocco dei siti in sede giudiziaria.

“Il progetto di legge contraddice la legge sui mass media”, questo il verdetto emesso al CDU. Secondo il presidente del Consiglio per i diritti umani, Mikhail Fedotov, i blogger in questo modo vengono messi in una posizione diversa rispetto ai rappresentanti dei mass media. “Nel progetto di legge è scritto che i mezzi di informazione su internet possono facoltativamente registrarsi. I blogger, invece, praticamente, sarebbero tenuti a farlo obbligatoriamente?”, dice Fedotov.

Questi ha sottolineato che se l’iniziativa sarà accolta dalla Duma di stato sorgerà una contraddizione tra due leggi. “Questo denota già una certa mancanza di logica”, ritiene il capo del CDU.

“Il primo ministro della Federazione Russa, Dmitry Medvedev, dovrà anche lui registrarsi come rappresentante dei mezzi di informazione di massa? Abbiamo esortato tutti i nostri governatori a tenere pagine su Facebook, Vkontakte, Twitter, adesso dovremmo imporre loro delle restrizioni?”, aggiunge Fedotov.

Oltre al disegno di legge, ad aver suscitato l’indignazione del CDU è stato il fatto che il Roskomnadzor (Servizio federale di supervisione nel campo delle comunicazioni, tecnologie informatiche e comunicazioni di massa) ha ricevuto l’autorizzazione a bloccare siti internet senza l’autorizzazione del tribunale.

Al CDU si è unita anche Ella Pamfilova. “Bisogna andare in tribunale. Si tratta di ricorsi con buone possibilità di esito positivo e il nostro istituto è autorizzato a interessarsene”, ha consigliato agli utenti internet del paese. Stando alle sue parole vi sono i requisiti per ricorrere al tribunale se il regolatore non ha dato motivazioni sufficienti circa la decisione di bloccare la risorsa e non ha avvertito per tempo il proprietario del sito circa le misure adottate.

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