Shale gas e nucleare, a San Pietroburgo si parla di energia

Il direttore di Rosatom, Sergei Kirienko, commenta l'instabilità dei prezzi delle materie prime e guarda al futuro delle centrali

L’apparizione dello shale gas a basso costo non sarà un freno allo sviluppo dell’energia nucleare nel mondo. Lo ha detto il direttore di Rosatom, Sergei Kirienko, in occasione del 17mo Forum Economico internazionale di San Pietroburgo.

Secondo i pronostici, entro il 2020 nel mondo ci saranno 460 gigabyte di nuove installazioni energetiche.

Tra i 20 Paesi leader nella produzione di gas naturale, 15 possiedono potenti programmi di sviluppo dell’energia nucleare, hanno segnalato alcuni esperti durante il Forum di San Pietroburgo. Due sono i motivi alla base di ciò: innanzitutto, esistono riserve di uranio per i prossimi 100-150 anni; in secondo luogo, a differenza del gas e del petrolio, le centrali nucleari difficilmente possono causare danni all’ambiente se vengono garantite misure di sicurezza efficienti.

“È evidente che laddove lo shale gas costa dai 30 ai 50 dollari al metro cubo, e non 100, nessuno costruirà centrali nucleari. Così come una volta non venivano costruite centrali nucleari vicino ai giacimenti di carbone”, ha detto Kirienko, sottolineando che l’energia nucleare non solo garantisce stabilità ai prezzi del combustibile per 60 anni, ma apporta un grosso contributo al futuro del Paese, creando nuovi posti di lavoro.

“Negli anni Novanta si pensava che i prezzi del petrolio non avrebbero superato i 20 dollari al barile. Non molti anni fa, poi, in questo stesso Forum si diceva che il prezzo non sarebbe sceso al disotto dei 150 dollari al barile – ha fatto presente Kirienko, commentando l’instabilità dei prezzi dell’energia basata sulle materie prime -. Per questo motivo noi pensiamo che l’energia nucleare dovrebbe occupare il 25-30 per cento dell’energia mondiale”.

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