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Foto: Ufficio Stampa |
Tradizione e cura del cliente. L’azienda familiare Vittorio Virgili disegna e produce scarpe dagli anni 70’, sotto il marchio Sir Hamilton. Nel 1981 l’azienda marchigiana lancia il proprio brand Vittorio Virgili dedicandosi alle calzature da uomo e da quel momento in poi la pmi di Sant’Elpidio a Mare, in provincia di Fermo, non si è più fermata.
“Siamo posizionati in una fascia di mercato di alta gamma – spiega Loredano Corvaro, responsabile commerciale dell’azienda per l’area estero -. Per noi, la qualità dei materiali e la cura dei dettagli sono fondamentali”. Caratteristiche che hanno sedotto il mercato russo sin dai primi contatti, avvenuti all’inizio degli anni ’90.
“Dopo la caduta del muro di Berlino e la conseguente apertura del mercato dell’ex Unione Sovietica – racconta Corvaro -, c’era una forte domanda di Made in Italy. Si trattava di un mercato sostanzialmente vuoto che aveva fame di brand. Di conseguenza, il passaparola bastava a fare business a chi poteva contare sulla fama del Made in Italy. È chiaro che una produzione realizzata al 100% in Italia rende il prodotto più caro, ma fino ad ora la qualità ha trainato i mercati e il fatto di essere produttori italiani bastava a rendere attrattivo il prodotto. Negli ultimi anni i clienti sono maturati, conoscono i brand, non si accontentano più della sola etichetta Made in Italy, e solo chi ha un prodotto di vera qualità resiste”.
La scelta della Vittorio Virgili è quindi di difendere uno standard di alta gamma con dei prodotti studiati e realizzati per il singolo mercato a cui si rivolgono. Nel 1999, la società decide inoltre di diversificare e lancia la produzione di collezioni donna.
“Nel mercato russo bisogna innanzitutto considerare il fattore climatico – precisa il manager -. Gli inverni a Mosca sono molto freddi e noi abbiamo adattato le nostre calzature a questo clima. Inoltre serve una particolare attenzione alle misure. La clientela russa, sia uomini che donne, calza taglie più grandi. A questa caratteristica fisica, bisogna aggiungere che quasi tutte le ragazze russe fanno, o hanno fatto, scuole di danza. Questo aspetto impone calzate diverse e noi rispondiamo a questo bisogno”.
L’evoluzione del mercato ha sollecitato un mutamento nella strategia distributiva dell’azienda marchigiana che, in un primo momento, ha contato esclusivamente sulle sue forze.
“All’inizio non ci siamo rivolti a nessuna istituzione – precisa Loredano Corvaro -, partecipando piuttosto a fiere di settore e contando sui rapporti diretti con i distributori locali. In un secondo momento ci siamo legati alle associazioni di settore, come l’Associazione Calzaturieri. Attualmente, presentarsi come gruppo di imprenditori porta vantaggi sia economici che di immagine. Un gruppo di imprese permette di avere un maggiore impatto sul mercato”.
Tra il 2004 e il 2007, la Vittorio Virgili diventa partner di importanti firme e inizia a curare la produzione per la marca francese Sartore, mentre le case di moda Iceberg e Ice le affidano lo sviluppo e la distribuzione delle proprie linee di calzature.
Oggi l’azienda vanta circa 60 dipendenti e collaboratori esterni, molti dei quali lavorano con questa realtà da più di 20 anni.
Che futuro si prepara per la pmi calzaturiera? “Nel medio termine, vogliamo mantenere la nostra fetta di mercato in Russia che vale circa il 30% del fatturato globale – afferma il manager -. L’euro molto forte penalizza le esportazioni, ma noi siamo determinati a restare competitivi nonostante la congiuntura difficile”.
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