La Turchia pronta a rispondere alle sanzioni russe

Complesso industriale nella regione di Lipetsk, Russia

Complesso industriale nella regione di Lipetsk, Russia

Alexander Ryumin/TASS
Ankara si starebbe preparando a introdurre dazi antidumping sui prodotti metallurgici provenienti dalla Federazione. Una decisione che, secondo alcuni addetti ai lavori, avrebbe il sapore di una mossa politica

La Turchia potrebbe rispondere, per la prima volta, alle sanzioni introdotte da Mosca due mesi fa. Se nel dicembre 2015 Ankara aveva solamente fatto allusione a questo tipo di misure, ora si sta preparando ad applicare dazi antidumping del 13,66 per cento per i prodotti metallurgici russi, basati sulla stima del margine di ribasso rispetto ai produttori locali. Un tasso di gran lunga superiore rispetto alle stime di agosto relative alle importazioni di laminati dalla Russia. Gli addetti ai lavori sostengono che l’inchiesta antidumping sia riconducibile a una manovra politica, sapendo che le importazioni ucraine a basso costo sono completamente escluse.

Il report

Il 22 gennaio il Ministero turco dell’Economia ha pubblicato i risultati di un’indagine antidumping sulle importazioni di laminati a caldo nel Paese. La conclusione è stata che le compagnie metallurgiche russe avrebbero beneficiato di un margine di dumping del 13,66%. Margine rilevato anche presso compagnie metallurgiche cinesi, slovacche e giapponesi. La Russia è uno dei più grandi esportatori di acciaio verso la Turchia. 

Gli scambi commerciali con la Turchia

Nel periodo 2012-2014 la Turchia ha importato circa tre milioni di tonnellate di laminati a caldo all’anno, per un valore di 1,8 miliardi di dollari. Mentre nel 2015 i Paesi sospettati di dumping hanno fornito ad Ankara 1-1,3 milioni di tonnellate di acciaio all’anno (35-40% di tutte le importazioni di acciaio), mentre nel 2015 hanno venduto 2,3 milioni di tonnellate di acciaio sul mercato turco, per un valore di 1,17 miliardi di dollari (53,3%).

La Russia, ha fatto sapere il Ministero, rappresenta circa il 19,2% di tutte le importazioni di laminati a caldo: molto più di altri Paesi. La Cina, infatti, rappresenta il 4,3% mentre la Slovacchia il 5,5%. Secondo i dati del Ministero, nel 2015 la Russia ha esportato 825mila tonnellate di laminati a caldo in Turchia, per un valore di 413 milioni di dollari. Questo materiale viene esportato in Turchia dalla MMK di Viktor Rachnikov, dalla NLMK di Vladimir Lissin e dalla Severstal di Aleksej Mordashov.

Aziende accusate di dumping

Il Ministro turco dell’Economia ha calcolato che la MMK avrebbe avuto un margine di dumping del 13,66%, la NLKM del 9,42%, mentre la Severstal di un 12,43%. Da parte sua, la MMK ha dichiarato di vendere il proprio acciaio “a prezzi di mercato e nel rigoroso rispetto delle leggi nazionali e internazionali”, aggiungendo che l’azienda “sta impiegando tutti i mezzi legali per contestare l’introduzione di dazi antidumping”. La NLKM e la Severstal hanno rilasciato dichiarazioni simili.

Inoltre la Severstal ha sottolineato che il report preliminare del Ministero Turco del Commercio realizzato nell’agosto 2015 e basato sui dati della società, giungeva alla conclusione che non ci fosse alcun tipo di dumping. Mentre nel report del Ministero dell’Economia il costo di produzione della Severstal sarebbe stato sostituito con i dati di altre compagnie. Una mossa che la compagnia ha definito “ingiusta e illegale”.

Il report del Ministero turco dell’Economia afferma che alcune “sfumature” dei costi delle compagnie metallurgiche russe, in particolar modo il costo delle materie prime, in certi casi non possono essere considerati “razionali”. Nei suoi calcoli, quindi, il Ministero avrebbe utilizzato il costo della produzione di “Paesi equivalenti” come Slovacchia, Romania e Turchia.

I sospetti di una mossa politica

Alcuni addetti ai lavori, intervistati dal giornale Kommersant, sono convinti che un simile cambiamento di atteggiamento sia stato dettato dalle tensioni politiche ed economiche sorte tra Mosca e Ankara dopo l’abbattimento, a fine novembre, dell’aereo russo Su-24 a opera dell’aviazione turca. Fino a questo momento solamente Mosca aveva adottato sanzioni contro le imprese turche; mentre Ankara aveva solo fatto qualche riferimento a una possibile ritorsione. “Per il momento, a parte l’acciaio laminato, non sono previste misure protezionistiche contro i prodotti russi”, ha fatto sapere una fonte vicina ai negoziati commerciali tra i due Paesi. Tuttavia, un’altra fonte ha sottolineato che “le importazioni ucraine, più economiche e allo stesso tempo più problematiche, non sono state toccate dalle sanzioni. Un indizio che fa pensare a una semplice mossa politica”.

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