Turkish Stream, il nuovo progetto di Gazprom

L’oleodotto Turkish Stream dovrà sostituire il progetto South Stream, bloccato a dicembre 2014 (Foto: Reuters)

L’oleodotto Turkish Stream dovrà sostituire il progetto South Stream, bloccato a dicembre 2014 (Foto: Reuters)

Il colosso russo del gas ha proposto ai clienti europei di costruire un gasdotto per recapitare a destinazione il gas dalla Turchia

Entro il 2020 la Russia interromperà tutte le forniture di gas che effettua transitando dall’Ucraina: lo riferisce il quotidiano economico Kommersant riportando un annuncio fatto dal presidente di Gazprom, Alexei Miller. Di conseguenza, secondo il dirigente, entro il 2020 l’Europa dovrà costruire i gasdotti tramite i quali ricevere dalla Turchia 63 miliardi di metri cubi di gas, mentre la Russia realizzerà l’oleodotto Turkish Stream che andrà a sostituire il progetto South Stream. “Gazprom ha finalmente assunto una posizione dura, dando all’Europa un ultimatum” dice Ivan Kapitonov, professore della Facoltà di regolamentazione economica statale presso l’Accademia presidenziale dell’Economia nazionale e della Pubblica amministrazione.

Secondo ciò che ha detto Kapitonov, da ora in poi saranno i partner europei di Gazprom ad assumersi i rischi collegati alla realizzazione del progetto. “Stiamo assistendo a un rafforzamento della posizione negoziale della Russia, che si basa su solidi argomenti”. La sostanza dei negoziati "Il gasdotto turco (Turkish Stream) è l’unica strada che può essere utilizzata per assicurare la fornitura di 63 miliardi di metri cubici di gas che attualmente transitano attraverso l’Ucraina” ha detto Miller. Secondo lui gli europei farebbero bene a iniziare i lavori per la realizzazione dell’oleodotto “subito”, perché in caso contrario “queste cubature di gas potrebbero essere indirizzate verso altri mercati”. In precedenza, la Russia intendeva fornire gas all’Europa e aggirare l’Ucraina utilizzando il cosiddetto “South Stream”, un oleodotto della capacità di 63 miliardi di metri cubici che avrebbe dovuto essere realizzato nel bacino del Mar Nero.

L’oleodotto avrebbe dovuto attraversare Bulgaria, Serbia, Ungheria, Austria, Italia e Slovenia. Perfino la Macedonia aveva manifestato il desiderio di prendere parte al progetto. Nel dicembre 2014 la Russia ha abbandonato l’idea del progetto South Stream, mentre l’oleodotto è stato indirizzato verso la Turchia e ribattezzato “Turkish Stream”. La ragione ufficiale per la quale è stato cancellato il progetto South Stream è che all’inizio dell’agosto 2014 la Bulgaria ha congelato il progetto perché non rispettava le normative previste dal Terzo pacchetto energetico dell’Ue. Secondo tali normative, i proprietari dei gasdotti sul territorio dell’Unione non possono essere le compagnie che estraggono il gas. Un nuovo round di negoziati si è svolto a Mosca il 14 gennaio nell’ambito della visita di Maroš Šefčovič, commissario Ue per l’Unione energetica e vicepresidente della Commissione Ue: “Sono stato colto di sorpresa dall’annuncio di Gazprom” ha detto Šefčovič dopo l’incontro. Ma ha anche aggiunto che la Commissione europea è disponibile a discutere la nuova proposta di Gazprom.

Il nuovo gasdotto

Ilya Balakirev, analista capo a UFS IC, pensa che nell’Ue molti non riescano ancora a credere davvero che il progetto South Stream sia stato abbandonato una volta per tutte. “Per un po’ è parso che fosse in atto una mossa astuta per ‘alzare il prezzo’ del South Stream. Ma col passare del tempo, questo ‘cambiamento’ assume sempre più un aspetto reale” dice Balakirev. Oltretutto, secondo quanto ha detto, rifiutare di far sì che il gas transiti attraverso l’Ucraina appare plausibile, a prescindere da quale progetto alternativo sarà realizzato, dato che i rischi economici sono fortemente acuiti da considerazioni di ordine politico. “Nemmeno una delle alternative esistenti all’organizzazione del transito tramite l’Ucraina garantisce forniture ininterrotte all’Europa” ha aggiunto ancora Balakirev. Secondo Dmitri Baranov, esperto di punta di Finam Management, Gazprom ha il diritto di determinare la sua strategia di sviluppo, ivi comprese le questioni relative al trasporto del gas. “E questo è esattamente quello che ha fatto Gazprom” dice Baranov. “Ha annunciato la sua necessità di modificare una delle sue rotte tradizionali”. Oltretutto, l’azienda non si sta rifiutando di rifornire l’Europa di gas e rispetterà i propri obblighi. Vuole però affrancarsi dai servizi di un paese di transito come l’Ucraina. “Nel caso in oggetto, Gazprom sta offrendo all’Europa la possibilità di partecipare alla soluzione del problema” ha riassunto Baranov.

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