Nel dicembre del 2014 la Russia ha sospeso il progetto per la costruzione del gasdotto South Stream, della portata di 63 miliardi di metri cubi di gas all’anno (Foto: Sergei Geneev / Ria Novosti)
Due fattori cruciali per l'andamento dell'economia russa sono stati il crollo dei prezzi del petrolio e le sanzioni introdotte nei confronti della Russia in seguito alla crisi ucraina. Insieme questi due fattori hanno portato a una svalutazione della moneta nazionale e a un riorientamento dell'economia russa in direzione del Sol Levante.
La Russia ha cominciato a estrarre petrolio nell'Artico
La compagnia Gazprom nell'aprile di quest'anno ha consegnato la prima partita di petrolio estratto dalla piattaforma Prilazlomnaja, l'unica piattaforma petrolifera al mondo installata sulla piattaforma continentale artica. Il petrolio è del nuovo tipo denominato ARCO (Arctic Oil), e per trasportarlo sono state appositamente costruite due navi cisterna. Il primo progetto nell'Artico è stato realizzato nonostante le imponenti proteste degli ecologisti, tra cui l'organizzazione Greenpeace, che ha manifestato contro l'estrazione di greggio dalla piattaforma continentale. In totale entro il 2020 la Russia ha in programma di installare nell'Artico fino a venticinque piattaforme come la Prilazlomnaja, e di proporre le proprie tecnologie ad altri paesi.
Il contratto per la costruzione di un gasdotto che arriverà in Cina
Nel maggio di quest'anno Gazprom e la compagnia cinese CNPC hanno stipulato un contratto del valore di quattrocento miliardi di dollari per la fornitura alla Cina di trentotto miliardi di metri cubi di gas all'anno, per un periodo di trent'anni; il gas transiterà in un gasdotto orientale. La fornitura avverrà per mezzo di una diramazione del gasdotto "Sila Sibiri", la cui costruzione è iniziata nel settembre di quest'anno, e il gas verrà estratto dai giacimenti della Siberia Orientale. Secondo una ricerca di Bank of America Merrill Lynch, il contratto inizierà a influenzare gli indicatori macroeconomici della Russia già a partire dal 2015. Grazie a questo fattore, il volume annuo degli investimenti della monopolista russa del gas aumenterà di cinque o sei miliardi di dollari.
Il gigante russo dell'informatica Yandex si è quotato sulla Borsa di Mosca
La società olandese Yandex N. V., proprietaria del maggiore motore di ricerca russo, "Yandex", nel giugno 2014 ha messo in vendita le proprie azioni sulla Borsa di Mosca. Ora è possibile acquistare le azioni della società ventiquattro ore su ventiquattro. I titoli di Yandex continueranno a essere scambiati anche sulla borsa americana del NASDAQ, dove la società ha condotto un'IPO nel maggio 2011 mettendo in vendita il 17,6 per cento delle sue azioni. L'IPO di Yandex ha raggiunto un volume totale di 1,43 miliardi di dollari, diventando così una delle più grandi di tutta la storia della borsa americana.
L'Ucraina ha smesso di acquistare il gas russo
Nel mese di giugno 2014 Gazprom ha interrotto la fornitura di gas all'Ucraina a causa dell'aumentare del debito di quest'ultima. A sua volta, il governo ucraino ha accusato la Russia di avere aumentato infondatamente i prezzi da 285 dollari a 485 dollari per mille metri cubi. Dalla Gazprom l'aumento delle tariffe è stato spiegato con la revoca degli sconti concessi in precedenza. Si è riusciti a normalizzare la situazione solo alla fine dello scorso ottobre, e le forniture di gas dalla Russia all'Ucraina sono riprese soltanto nel mese di dicembre.
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Le sanzioni dei paesi occidentali nei confronti della Russia
La stragrande maggioranza degli esperti ha citato come l'avvenimento più importante di quest'anno per l'economia russa le sanzioni settoriali imposte alla Federazione Russa. Lo scorso luglio gli Stati Uniti e i paesi dell'Unione Europea hanno introdotto delle sanzioni contro le maggiori società russe a partecipazione statale, tra cui la compagnia petrolifera Rosneft, ma anche le grandi banche come Vnesheconombank (VEB), Vneshtorgbank (VTB), Sberbank e Gazprombank. A queste società è stato imposto il divieto di attrarre mezzi finanziari dagli investitori americani ed europei per periodi superiori ai tre mesi. Le proprietà di queste compagnie, però, non sono state sottoposte a fermo. Come ha dichiarato in seguito il ministro delle Finanze russo Anton Siluanov, i danni subiti dalla Russia per effetto delle sanzioni geopolitiche ammontano a quaranta miliardi di dollari.
Il divieto di importazione di alimentari in Russia dall'Europa e dagli USA
In risposta alle sanzioni occidentali, nell'agosto di quest'anno le autorità governative russe hanno introdotto un embargo sulle forniture di prodotti alimentari dagli Stati Uniti, dall'Unione Europea e dagli altri stati che hanno imposto limitazioni al commercio con la Russia. Di conseguenza, il mercato russo ha perso quasi un terzo del latte e della carne di importazione, oltre alla metà dei prodotti ittici che fino ad allora venivano importati. Secondo i dati del Servizio Doganale Federale, l'incremento maggiore nelle forniture di carni alla Russia ha riguardato l'Argentina, la Nuova Zelanda e il Nicaragua. Inoltre, è aumentata notevolmente, del 98 per cento, l'importazione di pesce dalla vicina Bielorussia, benché questa ex repubblica dell'URSS non abbia alcuno sbocco sul mare.
La caduta dei prezzi del petrolio
Al termine delle trattative al quartier generale dell'OPEC a Vienna, lo scorso 27 novembre, i membri dell'organizzazione non sono riusciti a raggiungere un accordo per sostenere i prezzi mondiali del petrolio. In seguito alla risoluzione dell'OPEC, i prezzi del petrolio sono scesi del 7,21 per cento raggiungendo il livello più basso dal 2010, ovvero 72,52 dollari al barile; successivamente, sono scesi ancora fino a toccare quota 65 dollari al barile. Secondo i dati del Ministero delle Finanze russo, per effetto del crollo dei prezzi del petrolio la Russia sta perdendo circa 90-100 miliardi di dollari all'anno. Le entrate per il bilancio statale dipendono per il 50 per cento dai proventi del settore petrolifero e della vendita del gas, ciò che ha provocato un brusco indebolimento del rublo.
La svalutazione del rublo
La Banca di Russia nello scorso mese di ottobre ha deciso, dopo avere svenduto circa trenta miliardi di dollari grazie a degli interventi valutari, di cambiare politica valutaria passando con due mesi di anticipo rispetto al previsto al sistema del cambio fluttuante. Per effetto di tale misura il valore del rublo rispetto al dollaro e all'euro si è ridotto di circa il 60 per cento, ciò che ha portato un incremento dell'inflazione e un brusco calo del reddito della popolazione.
La deoffshorizzazione delle imprese
La camera bassa del parlamento russo, la Duma di Stato, ha approvato nel mese di novembre 2014 un disegno di legge sulla deoffshorizzazione delle imprese. D'ora in poi gli azionisti russi dovranno pagare le imposte sugli utili non distribuiti delle società straniere da loro controllate, prime fra tutte quelle registrate nei paesi offshore o che comunque ricadono sotto una giurisdizione straniera. Successivamente, in un intervento di fronte a entrambe le camere del Parlamento, Vladimir Putin ha promesso una piena amnistia per i capitali che faranno rientro in Russia.
La sospensione del South Stream
Nel dicembre del 2014 la Russia ha sospeso il progetto per la costruzione del gasdotto South Stream, della portata di 63 miliardi di metri cubi di gas all'anno. Il progetto prevedeva la posa di pipeline sul fondo del Mar Nero dalla Russia fino alla Bulgaria e oltre, verso i paesi balcanici e gli altri mercati europei. Come ha spiegato il presidente russo Vladimir Putin, a causare la sospensione del progetto è stata la posizione della Bulgaria, che si è rifiutata di concedere l'autorizzazione definitiva alla realizzazione del gasdotto. Negli ultimi tre anni la Gazprom ha investito nel progetto 4,66 miliardi di dollari. Successivamente è stato reso noto che il percorso del gasdotto sarà deviato dalla Bulgaria verso la Turchia.
Alla stesura dell'articolo hanno partecipato rappresentanti delle società di investimento Finam Management, UFS IC, Investcafé, e gli analisti del Centro di ricerche strutturali della RANEPA, oltre ad alcune delle maggiori realtà industriali russe, tra cui Rusal, Magnitogorskij Metallurgicheskij Kombinat, NLMK, il gruppo dell'industria alimentare Cherkizovo, e altri.
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