Probabilmente nel 2015 l’economia russa si contrarrà dello 0,8 per cento circa, così come ha riferito all’inizio di dicembre il vice ministro dell’economia Alexei Vedev, riportando le previsioni del Ministero. In passato invece era stata calcolata una crescita dell’1,2 per cento circa per l’anno prossimo (Foto: Getty Images / Fotobank)
Nel 2015 la Russia entrerà in recessione. Questo il preoccupante scenario dipinto dalle autorità russe esperte di economia. La causa sarebbe da ricercare nel calo storico del prezzo del petrolio e nella continua inflazione, che insieme hanno hanno dato il via alla prima contrazione dal 2009 a oggi.
Negli ultimi mesi l’economia russa ha risentito in modo particolare di vari contraccolpi, per esempio a causa del petrolio, il prodotto di esportazione più importante, al quale si deve la metà circa delle entrate fiscali del governo, sceso ai minimi storici degli ultimi cinque anni. Nel frattempo l’inflazione a novembre ha raggiunto il 9,1 per cento rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, in seguito alla svalutazione della valuta nazionale, il rublo, che spinge al rialzo i prezzi che i russi devono pagare per i prodotti di importazione. Molto probabilmente nel 2015 l’economia nazionale si contrarrà dello 0,8 per cento circa, ha detto il vice ministro dell’economia Alexei Vedev all’inizio di dicembre, riportando le previsioni del Ministero che in passato avevano calcolato invece una crescita dell’1,2 per cento circa per l’anno prossimo.
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“La maggior parte degli indicatori macroeconomici peggiorerà nei prossimi nove mesi e all’inizio della prossima estate saranno già molto peggiori rispetto ad adesso”, ha scritto in una nota postata sul sito web dell’azienda Chris Weafer, senior partner del Macro Advisory con sede a Mosca, che da tempo tiene sotto controllo la situazione economica russa. “Qualche punto discutibile potrebbe esserci in merito all’eventualità che nel prossimo autunno si vada incontro a una ripresa indicativa”, ha scritto Weafer.
Petrolio e recessione
Il ministro russo delle Finanze ha detto di aver approvato in via precauzionale la previsione di una contrazione dello 0,8 per cento nel 2015, ma soltanto a partire dal presupposto che il prezzo del petrolio resti mediamente intorno agli 80 dollari al barile. Se il prezzo del petrolio scendesse invece intorno ai 60 dollari al barile, la contrazione potrebbe accelerare e arrivare al 3,5 o al 4 per cento: così prevede il ministro delle Finanze, secondo una dichiarazione del 2 dicembre pubblicata sul sito web del ministero da Maxim Oreshkin, direttore della divisione per la pianificazione strategica a lungo termine.
A dicembre il prezzo del greggio è precipitato sotto i 70 dollari al barile, per la prima volta dal 2010, quando l’Opec (Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio) ha deciso di non ridurre la produzione, mentre negli Usa continua ad aumentare anche quella del petrolio ottenuto da scisto.
Al momento la Russia, il più importante esportatore di materie prime energetiche al mondo, sta pompando greggio a livelli record, sopra i dieci milioni di barili al giorno. Secondo l’Agenzia statunitense di informazione sull’energia, nel 2013 il gas naturale e il petrolio hanno costituito il 68 per cento circa delle esportazioni complessive russe. Le grandi società russe produttrici di energia sono tra le prime a essere state tagliate fuori dai prestiti di capitale sui mercati occidentali a causa delle sanzioni approvate dagli Stati Uniti e dall’Europa per il ruolo avuto dalla Russia nei tumulti in Ucraina. Banche, fabbricanti di armi e singoli individui legati al Cremlino sono stati tutti presi di mira dalle sanzioni.
Prezzi in aumento
Nel 2014 l’inflazione potrebbe aver raggiunto il 9,8 per cento su base annua e schizzare a una “crescita a due cifre” nel primo trimestre del 2015: così prevede UralSib, società di broker con sede a Mosca. L’inflazione si impennerà anch’essa in seguito al forte calo del rublo “perché di solito dopo un forte shock del tasso di cambio della valuta i prezzi aumentano per tre o quattro mesi”, hanno scritto il 5 dicembre in una nota agli investitori gli analisti di UralSib Alexei Devyatov e Olga Sterina. Il rublo nel corso di quest’anno ha perso complessivamente oltre un terzo del suo valore contro il dollaro, contraendo di conseguenza il potere d’acquisto dei russi. Il crollo del rublo, però, in un certo senso ha anche alleviato le conseguenze legate ai più bassi prezzi del petrolio, concedendo alle società energetiche russe un guadagno maggiore in rubli rispetto al dollaro per le vendite di petrolio all’estero.
Gli enti di regolamentazione, e il Presidente russo Vladimir Putin stesso, hanno addossato la responsabilità del crollo della valuta nazionale agli speculatori.
Alla ricerca della crescita
Nel suo vigoroso discorso del 4 dicembre, Putin ha preso atto delle sfide alle quali è chiamata a rispondere l’economia russa, presentando una serie di provvedimenti. Ha promesso di ridurre le invadenti ispezioni del governo presso le piccole imprese, ha fissato un’esenzione fiscale totale di due anni per le nuove piccole imprese e ha promosso un condono totale per i russi che riporteranno i capitali in Russia dall’estero. “Abbiamo davanti un periodo complesso e difficile”, ha detto Putin. “Dobbiamo eludere la trappola della crescita zero e nel giro dei prossimi tre o quattro anni al massimo dobbiamo raggiungere un tasso di crescita che sia superiore alla media globale”.
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Putin ha incaricato quindi i funzionari di adoperarsi per individuare quanto prima gli speculatori valutari, così da impedire loro di trascinare il rublo ancora più in basso. “Vorrei chiedere alla Banca russa e al governo di prevedere ed eseguire interventi severi e concertati per scoraggiare i cosiddetti speculatori ed evitare che giochino sulle fluttuazioni della valuta russa” ha detto ancora Putin. “Le autorità sanno chi sono. Abbiamo gli strumenti adatti a influire su questo stato di cose ed è giunto il momento di farne uso”.
Tuttavia, il numero uno del Cremlino ha anche fatto notare che un rublo più debole contribuirà a rendere più competitivi i prodotti russi, e ha invitato i produttori russi a sfruttare nei prossimi anni l’occasione di strappare nuove fette di mercato alla concorrenza straniera. “Entro tre-cinque anni dovremo poter fornire alla nostra clientela farmaci e generi alimentari di alta qualità e a prezzi accessibili, prodotti il più possibile in Russia” ha detto. “Per quanto riguarda le importazioni, invece, dovremo comprare all’estero esclusivamente macchinari e attrezzature tecnologiche altrimenti introvabili”.
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