Le decisioni dell’Opec e le ripercussioni sull’economia russa

Dopo la decisione dell’Opec i prezzi del petrolio sono crollati del 7,21%, fino al record del 2010 di 72,52 dollari al barile, mentre il corso del rublo è diminuito del 10% su dollaro ed euro (Foto: Reuters)

Dopo la decisione dell’Opec i prezzi del petrolio sono crollati del 7,21%, fino al record del 2010 di 72,52 dollari al barile, mentre il corso del rublo è diminuito del 10% su dollaro ed euro (Foto: Reuters)

La scelta di mantenere il volume di quote estrattive di petrolio a un minimo di 30 milioni di barili al giorno nei prossimi sei mesi ha provocato un crollo dei prezzi delle risorse energetiche e anche una brusca caduta del corso del rublo russo

La decisione dell’Opec di mantenere lequote estrattive di petrolio a un minimo di 30 milioni di barili al giorno nei prossimi sei mesi ha provocato un crollo dei prezzi delle risorse energetiche e anche una brusca caduta del corso del rublo russo. Durante le cinque ore di colloqui intercorsi a Vienna nel quartier generale dell’Opec il 27 novembre 2014 i membri del cartello non sono riusciti a trovare un accordo sul mantenimento del prezzo mondiale del petrolio. Inoltre, l’Opec non ha rilasciato dichiarazioni in merito a un più rigido controllo sui volumi estrattivi superiori alle quote stabilite che a ottobre di quest’anno erano state fissate a 250mila barili al giorno.

Dopo la decisione dell’Opec i prezzi del petrolio sono crollati del 7,21%, fino al record del 2010 di 72,52 dollari al barile, mentre il corso del rublo è diminuito del 10% su dollaro ed euro. “La decisione dell’Opec di non ridurre i volumi estrattivi perpetua lo squilibrio che si è venuto a creare nel mercato petrolifero. La situazione si è ulteriormente inasprita dopo che l’offerta, legata all’aumento delle estrazioni di shale gas, si è notevolmente ampliata”, afferma Alexei Kozlov, analista capo di Ufs Ic. In definitiva, secondo Kozlov, come effetto della decisione adottata dall’Opec di non ridurre le quote, occorrerà attendersi un brusco crollo delle quotazioni dell’oro nero”.

I prezzi del petrolio 

“È ipotizzabile che si verifichi un’ulteriore riduzione del prezzo del petrolio, ma va rilevato, tuttavia, che quasi nessuno nel mondo ne otterrebbe dei vantaggi. Già ora la dinamica corrente dei prezzi rischia di mettere a repentaglio il posto di lavoro di migliaia di lavoratori impiegati nell’industria petrolifera americana”, sostiene Vladislav Grinko, docente presso l’Istituto di economia dei monopoli naturali dell’Accademia russa di economia e della pubblica amministrazione. A detta di Kozlov, la futura dinamica dei prezzi dell’oro nero continuerà a dipendere dall’equilibrio di domanda e offerta. In particolare, secondo le previsioni dell’esperto, fattori determinanti di tale equilibrio sarebbero il livello elevato dell’offerta dovuto all’incremento di estrazione dello shale gas e all’assottigliarsi dei volumi di petrolio a causa degli alti costi della produzione. L’esito potrebbe quindi essere che il mercato degli idrocarburi si stabilizzi sul prezzo di 68-75 dollari al barile per la miscela Brent estratta nel Mare del Nord”, precisa Kozlov.

“Una serie di paesi membri dell’Opec manifestano più o meno apertamente la propria insoddisfazione per la decisione approvata all’ultima riunione di Vienna dell’organizzazione”, afferma Vladimir Grinko. Secondo Grinko, la diminuzione del prezzo del petrolio avrà degli effetti particolarmente rilevanti su Venezuela, Ecuador, Iran, Iraq, Algeria, Bahrein e Yemen. “Non è escluso che alcuni di questi paesi cerchino di trovare un’intesa informale per comprimere di comune accordo l’offerta di petrolio sul mercato; il che potrebbe produrre la comparsa di un’organizzazione alternativa all’Opec e anche un aumento del prezzo del petrolio”, ritiene Grinko.

La pressione sul rublo

Dal livello del prezzo del petrolio dipende il volume delle entrate del bilancio russo. “Il riempimento delle casse del bilancio dipende al 50% dai profitti su gas e petrolio. L’indebolimento del rublo consente di mantenere i profitti in termini di rubli in presenza di una diminuzione del prezzo del petrolio”, ritiene Kozlov. A detta dell’esperto, ciò avrebbe provocato come reazione legittima del mercato seguita alla diminuzione del prezzo degli idrocarburi, un deprezzamento della valuta russa. “Il corso del rublo ora è irragionevolmente basso, se si tiene conto della sua capacità d’acquisto e il suo corso non corrisponde ai parametri che regolano il sistema economico e finanziario russo”, afferma Vladislav Grinko. Secondo Grinko, nel 2014, nel periodo tra maggio e settembre, il bilancio della Federazione Russa si sarebbe consolidato con un avanzo del 2% del Pil. “Si osserva una crescita degli indicatori industriali e lo stato di salute della nostra economia è testimoniato dal livello di disoccupazione che è pari al 5%, uno dei più bassi al mondo; mentre nelle grandi città risulta di pochi punti di percentuale”, sostiene Grinko. Secondo l’esperto, la presenza di una disoccupazione nascosta s’intreccerebbe in qualche misura con l’esistenza del lavoro sommerso. Inoltre, sempre a detta di Grinko, l’indicatore di un trend positivo dell’economia russa sarebbe dimostrato dai flussi di immigrati, che secondo stime ufficiali, risulterebbe di 11,8 milioni di cittadini stranieri; un numero considerevole dei quali gestisce l’attività economica.

Tuttavia, secondo l’opinione di Dmitri Baranov, analista capo di Finam Management, la decisione dell’Opec potrebbe essere in tempi brevi revocata e in tal caso il prezzo del petrolio potrebbe risalire. “Inoltre, l’economia russa appare troppo legata a una serie complessa di fattori perché la decisione possa avere degli effetti decisivi. Così la Russia non deve aspettarsi ripercussioni significative dalla decisione dell’Opec”, sostiene Baranov.

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