Proseguono gli investimenti di Mosca per un ulteriore sviluppo dell'energia nucleare (Foto: Photoshot / Vostock Photo)
L’energia alternativa sta diventando sempre più diffusa nel mondo. Molti paesi, soprattutto europei, discutono la necessità di aumentare in modo significativo la quota di fonti di energia rinnovabile nel proprio bilancio energetico. Considerando che la Russia è uno dei maggiori produttori mondiali di gas naturale, risulta logico che la maggior parte dell'energia elettrica nel paese (circa 53%) venga prodotto in questo modo. In effetti, il carbone rappresenta solo il 14% della produzione, i prodotti derivanti dal petrolio arrivano al 18-19% e il resto è imputabile al nucleare (circa 13%). In linea con quanto avviene a livello mondiale, anche nella Federazione cresce l'interesse verso le fonti rinnovabili, che tuttavia oggi non superano l'1%. Nè ci si può attendere una sensibile crescita nel breve periodo. “Al giorno d'oggi l'attenzione è concentrata sulla necessità di soddisfare il bisogno di idrocarburi nei paesi dell’Asia-Pacifico”, evidenzia Maria Ananieva, analista di Gradient Alfa. Una conferma in tal senso arriva dal recente accordo da 400 miliardi di dollari (oltre 310 miliardi di euro) per la fornitura trentennale di gas alla Cina.
Intanto proseguono gli investimenti di Mosca per un ulteriore sviluppo dell'energia nucleare. Secondo quanto dichiarato da Vladimir Putin, in occasione del Forum economico di San Pietroburgo della scorsa primavera, la Russia vuole raggiungere attraverso il nucleare almeno il 25% del bilancio energetico. “Questa esigenza è più che ragionevole se si considera che l'atomo è fonte di innovazione nella medicina, nell'industria aerospaziale, in quella degli armamenti, nel settore della ricerca geologica e in altre sfere di importanza vitale”, sottolinea Ananieva. Su questo fronte la Russia è all'avanguardia per il livello tecnico-scientifico raggiunto nella progettazione dei reattori, nonché per l'esperienza nello sfruttamento delle stazioni atomiche. Inoltre la Federazione possiede le migliori tecnologie di arricchimento, e i progetti delle centrali elettriche con reattori nucleari ad acqua pressurizzata hanno dimostrato di essere affidabili. Oggi, il settore nucleare russo è caratterizzato da circa 350 aziende e organizzazioni, che impiegano oltre 330 mila persone. Nel paese sono attive dieci centrali nucleari (in totale 33 blocchi dalla potenza stabilita di 24,2 Gw). Nel 2013 le stazioni atomiche hanno prodotto più di 172 miliardi di kWh. Secondo l'analisi di Sergej Kirienko, capo del gigante del settore Rosatom, la produttività delle imprese è cresciuta del 25% in due anni.
“Nella Federazione si presta molta attenzione all'energia atomica e le si attribuisce un ruolo fondamentale, dato che si tratta di una delle fonti di energia più economiche, in grado di coprire grandi fabbisogni”, spiega Anna Kokoreva, analista di Alpari. “Probabilmente questo è tra i pochi ambiti in cui siamo ancora leader, mentre gli Stati Uniti sono rimasti indietro e, non a caso, si servono in parte delle nostre tecnologie”, sottolinea l'esperta.
Negli ultimi dieci anni il settore atomico russo non solo è uscito dalla stagnazione, ma ha anche raggiunto notevoli successi. Il pacchetto di contratti internazionali stipulati da Rosatom comprende 21 unità di produzione di energia, e con i partner stranieri si sta valutando la possibilità di costruire circa 40 altri blocchi. In termini monetari la somma dei contratti esteri del colosso energetico è di circa 100 miliardi di dollari (quasi 79 miliardi di euro). Dal 2007 al 2011 Rosatom ha aumentato il suo fatturato di due volte e mezza, fino a 15 miliardi di dollari (poco meno di 12 miliardi di euro). Fino al 2030, come dichiara il capo di Rosatom, Sergej Kirienko, la produzione atomica russa dovrebbe veder crescere di cinque volte, arrivando in tal modo a sfiorare l'equivalente di 60 miliardi di euro.
La Russia possiede importanti materie prime per la realizzazione di un ambizioso programma di costruzione e gestione di nuove centrali nucleari. Come affermano a Rosatom, le materie prime dei depositi russi ed esteri (Kazakistan in particolare) è sufficiente a garantire i progetti russi e internazionali di Rosatom per i prossimi 100 anni.
L'articolo è stato pubblicato sulla versione cartacea di Russia Beyond the Headlines del 30 ottobre 2014
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