Un pit-stop per la crescita

Nel prossimo triennio, i prezzi del petrolio dovrebbero subire una diminuzione (Foto: Shutterstock)

Nel prossimo triennio, i prezzi del petrolio dovrebbero subire una diminuzione (Foto: Shutterstock)

Il ministero dello sviluppo Economico ha abbassato le stime per gli anni 2015-2017. in calo l'estrazione degli idrocarburi. E l'incertezza è dovuta anche alla situazione internazionale

Mosca, lo scenario macro è in peggioramento. Il ministero dell'Economia ha ridotto sensibilmente le stime da qui al 2017. Il prossimo anno il Pil dovrebbe crescere dell'1%, anziché del 2% come era stato precedentemente pianificato, mentre l'inflazione è attesa al 6,5%, invece del 5,5%. In aggiunta, gli analisti del ministero prevedono riduzioni nell'export di petrolio e gas. Se nel 2013 le forniture verso l'estero hanno fruttato circa 250 miliardi di euro, e nel 2014 circa 242, il prossimo anno dovrebbero scendere a quota 225 miliardi. Al ministero ritengono che il prezzo del petrolio raggiungerà i 90-95 dollari al barile, e che su questo indicatore si stabilizzerà.

L'oro nero potrebbe scendere ancora

“La situazione di per sé è difficile da raffigurare”, dice il partner dirigente di Akg “Finekspertisa”, Agvan Mikaeljan. Inoltre, a suo avviso, la stima è stata fatta sulla base del legame di forte dipendenza dell'economia dagli idrocarburi, e in esso si suppone che nel tempo breve non vi sia alcun cambiamento nella sua struttura. “Se continuerà a essere così, il livello di pessimismo è più che giustificato”, sostiene l'esperto. In particolare, fa notare Mikaeljan, gli autori della previsione partono dal presupposto che non vi sarà alcuna crescita concreta delle entrate. Per quanto concerne alcuni parametri chiave, alcuni esperti sono ancora più conservatori. “Per esempio ritengono che il prezzo del petrolio Brent possa scendere ai livelli di quattro anni fa, intorno agli 80-90 dollari al barile”, ritiene Dmitri Badenkov.

L'incognita dei tassi Usa

Secondo l'analista del fondo d'investimento “Finam”, Anton Soroko, queste stime del ministero non sorprendono. Del resto, l'abbassamento di qualche dollaro dei prezzi del petrolio non deve portare ad alcun serio cambiamento nel budget, che viene calcolato per i prossimi anni “sulla base di valutazioni abbastanza conservative. Così, in questo contesto, non sarebbe necessario rivederne i coefficienti di bilancio”, dice l'esperto. “Non posso essere d'accordo con il previsto crollo del fatturato al dettaglio, per via del calo delle importazioni”, commenta Mikaeljan. “Ritengo che sarà possibile individuare dei sostituti, e in ogni caso l'eventuale caduta assumerà dimensioni ridotte”.

Nondimeno, come sottolinea il capo del dipartimento analisi Ik Rus-Invest, Dmitri Bedenkov, al momento è difficile fare previsioni a lungo termine sulla dinamica dei fattori economici chiave, per diversi motivi. “Il sistema di riserva federale degli Stati Uniti (Frs, ndr) è dubbioso in merito all'inizio di un inasprimento della politica monetaria”, evidenzia l'esperto. Secondo le sue parole, la crescita dei tassi negli Usa porterà inevitabilmente all'indebolimento dei prezzi sul mercato delle merci, fattore importante della crescita economica in Russia.

Ridurre il peso delle commodity

“L'equilibrio delle forze e degli umori può cambiare. Per questo sarebbe sufficiente la volontà politica delle parti che influiscono sull'evolversi della situazione”, dice l'analista capo di Ufs Ic, Aleksei Kozlov. Secondo la sua opinione, la misura base che permetterebbe di sfuggire all'influenza negativa della crisi mondiale dell'economia sulla Russia “è l'abbassamento della dipendenza della Federazione dalle materie prime. Per raggiungere questo obiettivo è indispensabile costruire un'economia bilanciata e autosufficiente”. Tuttavia, come osserva Bedenkov, il principale fattore destabilizzante dell'economia è la situazione in Ucraina. “Non è facile parlare delle prospettive di inasprimento delle sanzioni reciproche fra la Russia e i paesi dell'Occidente, come pure del livello delle loro relazioni”. Anche se, sottolinea il presidente del Centro per le comunicazioni strategiche Dmitri Abzalov, difficilmente il peggioramento della situazione economica porterà a dimissioni nel governo. “Le decisioni riguardanti i quadri in Russia vengono prese tradizionalmente verso la fine dell'anno e dubito che fino ad allora qualcuno del governo, primo ministro compreso, possa dare le dimissioni”. Secondo l'esperto, comunque è più probabile che qualche cambiamento si verifichi alla vigilia delle elezioni parlamentari, che si svolgeranno nel corso del 2016.

L'articolo è stato pubblicato sulla versione cartacea di Russia Beyond the Headlines del 17 settembre 2014

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