Il premier russo Dmitri Medvedev al Forum degli investimenti di Sochi (Foto: Itar Tass)
La Russia ha introdotto le tariffe doganali sui prodotti ucraini, ha dichiarato il primo ministro russo Dmitri Medvedev il 20 settembre 2014 al Forum di Sochi per gli investimenti. “Abbiamo concordato che il pacchetto economico e commerciale dell’accordo di associazione tra l’Ucraina e l’Unione Europea sarà applicato solo nel 2016. Ma non possiamo accettare che il mercato russo debba far fronte a prodotti provenienti dall’Unione venduti a prezzi da dumping”, ha dichiarato Dmitri Medvedev. Di conseguenza, la Russia introduce tariffe doganali sui prodotti ucraini, che saranno applicate se l’Ucraina adotterà la parte economica prevista dall’accordo”, ha aggiunto il capo del governo russo.
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Una piccola vittoria
Alla vigilia dell’incontro del 15 settembre, Russia, Ucraina e Unione europea hanno raggiunto un compromesso per l’attuazione dell’accordo di associazione tra Ucraina e Ue che permetterebbe di conservare il regime di libero scambio in vigore all’interno della Confederazione degli stati indipendenti almeno fino alla fine del 2015. Nel frattempo saranno messe a punto alcune ulteriori misure di protezione del mercato e dei produttori russi. Durante questo periodo, l’Unione europea rapporterà le agevolazioni tariffarie unilaterali all’importazione della maggior parte dei prodotti ucraini. "La Russia è riuscita a conseguire un successo intermedio. Durante il periodo di transizione – come minimo fino alla fine del 2015 – l’Ucraina manterrà il regime di libero scambio della Csi e la franchigia doganale sui prodotti ucraini esportati nell’Ue, mentre i prodotti europei importati in Ucraina saranno sempre sottoposti alle tariffe doganali, in modo da ridurre al minimo per l’Unione doganale e in particolare per la Russia i rischi di ri-esportazione”, spiega Maxim Kliaguine, analista presso Finam Management.
Al tempo stesso, in caso di violazione degli accordi, la Russia potrà introdurre meccanismi di protezione e applicare i diritti doganali sulle esportazioni ucraine.
Una procedura semplice
Quando alla fine del mese di giugno 2014 il presidente ucraino Petro Poroshenko ha firmato la parte economica dell’accordo di associazione con l’Unione europea, la Russia ha proposto di riscuotere i diritti doganali sui prodotti ucraini. In effetti l’elemento chiave del pacchetto economico di associazione è l’accordo finalizzato alla creazione di una zona di libero scambio tra l’Ucraina e l’Ue che prevede la cancellazione dei diritti sulle importazioni. Del resto, l’Ucraina è membro della zona di libero scambio della Csi, di cui la Russia fa parte, quindi la Russia teme l’arrivo sul suo mercato dei prodotti europei a buon mercato non sottomessi ai diritti doganali.
Il presidente ucraino Petro Poroshenko aveva già dichiarato che il rinvio non necessita di modifiche nel testo dell’accordo di associazione con l’Unione europea. Oltre al rinvio delle date di cancellazione dei diritti doganali, la Russia insiste sul fatto di rinnovare le normative legate al controllo sanitario e doganale.
Secondo il ministero russo dell’Economia, la cancellazione dei diritti doganali sui prodotti europei importati in Ucraina potrebbe condurre alla loro ri-esportazione sul mercato russo e alla contrazione delle esportazioni russe in Ucraina. Il ministero stima che il cambiamento del regime commerciale potrebbe influire su un terzo del suo volume di scambi, nello specifico 114 gruppi di prodotti, tra i quali i generi alimentari, i prodotti petrolchimici e l’ingegneria meccanica.
Il ministro valuta le perdite potenziali per i produttori russi nell’ordine dei 100 miliardi rubli (2 miliardi di euro) per il solo primo anno di associazione. Del resto, alla fine di giugno, la Russia ha proibito l’importazione di pressoché tutti i prodotti agricoli ucraini. Le statistiche doganali indicano che le importazioni dall’Ucraina si sono già contratte del 25 per cento dall’inizio dell’anno, per raggiungere i 5,5 miliardi di euro, mentre le esportazioni russe sono cresciute del 9,5 per cento raggiungendo i dieci miliardi di euro.
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