Sanzioni e Ucraina in primo piano a Cernobbio

Politici ed economisti uniti per fermare la crisi

Alfredo Ambrosetti, Laura Boldrini e Valerio De Molli al Forum Ambrosetti (Foto: Evgeny Utkin)

Alfredo Ambrosetti, Laura Boldrini e Valerio De Molli al Forum Ambrosetti (Foto: Evgeny Utkin)

Al “Forum Ambrosetti”, il convegno internazionale che riunisce ogni anno figure chiave del mondo politico ed economico, si è parlato dei rapporti tra Mosca e Bruxelles. Univoci i commenti: “Bisogna fermare l'escalation e tornare al dialogo”

Si è appena concluso il Forum Ambrosetti, l'evento annuale del più quotato think tank italiano. Nell’edizione 2014 del “Global To Go Think Tanks Report” dell’Università della Pennsylvania, The European House – Ambrosetti è stato nominato primo Think Tank italiano, quarto europeo e sedicesimo al mondo.  Un “salotto buono” pertanto, se non il migliore, dove un qualche centinaio di imprenditori selezionati discutono delle strategie del paese e del mondo, e che invece il premier Matteo Renzi ha voluto snobbare. Non così altri politici, però.

 
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Per la prima volta è arrivato persino il proprietario di Severstal, Alexey Mordashov, che con un capitale pari a oltre 10 miliardi di dollari chiude la dozzina dei russi più ricchi. E forse, è stato il partecipante più abbiente di tutte le 40 edizioni del forum. “Mi hanno invitato a partecipare e io ho accettato. È un dovere andare ai forum internazionali e spiegare la posizione della Russia, per essere capiti meglio. La situazione in Ucraina sta prendendo una piega molto negativa. Bisogna fermare l'escalation, le sanzioni fanno male a tutti, non solo alla Russia, ma anche alla stessa Europa, ed è necessario tornare a dialogare”, ha detto al margine del workshop.

Ma simile posizione non appartiene solo all’imprenditore russo, bensì anche alla larga maggioranza degli imprenditori presenti a Villa d’Este. Tanti, tantissimi sono preoccupati per le sanzioni (e per le contro-sanzioni), e del loro moltiplicarsi.

Mario Boselli, presidente della CMNI e Jane Reeve, CEO della CMNI, alla vigilia della loro settimana della moda (Milano Moda Donna, 17-22 settembre) mostrano cauto ottimismo, ma non nascondono le preoccupazioni. “Noi siamo pronti. Ma già la fiera delle scarpe MICAM ha registrato un calo dei clienti russi e l'assenza quasi totale di quelli ucraini. Se non ci saranno neppure da noi…  Al momento la moda italiana registra conti positivi”. Ma si vocifera che la Russia potrebbe imporre l'embargo al tessile europeo, e l’Italia ne è il primo esportatore in Europa. Il danno potrebbe essere molto più grande di quello già subito dagli agricoltori

Tante le parole di conforto nei confronti della Russia, così come quelle di preoccupazione per il conflitto ucraino. Luisa Todini, presidente di Poste Italiane e co-presidente del Foro di Dialogo Italo-Russo, dice che non ci sono attività che siano state sospese: “Siamo preoccupati per il conflitto in Ucraina e per i toni da guerra che usano irresponsabilmente certi politici. Ma il Foro continua la sua attività di ponte che unisce i nostri due popoli, e noi continuiamo la nostra attività”. A Francesco Starace, Ad del Enel chiediamo se la strategia del gruppo verso la Russia sia cambiata: “Eravate il primo investitore in Russia, e vi citavano come esempio di eccellente collaborazione”. Lui risponde che “le cose non sono cambiate” e spera che “Enel rimarrà un buon esempio di cooperazione conMosca”.

Anche per Eni (in assenza dell'Ad Claudio Descalzi) risponde il presidente Emma Marcegaglia: “Non c’è impatto negativo per noi in seguito alla crisi ucraina e alle sanzioni contro la Russia. Gli asset in Russia li abbiamo venduti da tempo”, tuttavia “la Russia, con Gazprom rimane il nostro partner principale”. No comment su South Stream, dove Eni detiene il 20% della tratta sottomarina.

Villa d'Este a Cernobbio, in provincia di Como, ha ospitato il Forum Ambrosetti (Foto: Evgeny Utkin)

Gian Maria Gros Pietro, Presidente del Consiglio di Gestione di Intesa Sanpaolo, si rivela inaspettatamente un supporter del gasdotto: anche lui conferma che il mercato russo è importante per la banca che ha registrato una performance molto buona a Mosca, ricordando di essere stato anche il presidente dell'Eni quando Eni e Gazprom hanno costruito il Blue Stream, il primo gasdotto sotto il Mar Nero. “C'è la mia firma sul tubo sul fondale del mare e penso che anche South Stream serva, perché moltiplica le vie di fornitura del gas incrementando dunque la sicurezza energetica dell’Europa”. All'unisono parla anche Federico Ghizzoni, Ad dell'UniCredit. “Non abbiamo problemi in Russia, non tiriamoci indietro da questo paese, che per noi è importantissimo”. E  conferma di non aver subito danni (neppure indiretti) dalle sanzioni contro la Russia.

Al presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, chiediamo cosa pensa della tregua in Ucraina e degli accordi raggiunti (sono stati firmati mentre lui era a Cernobbio). Lui risponde: “Spero che la tregua duri più a lungo e spero che questo sia l’inizio della fine di una escalation pericolosa”. Vorrebbe terminare il suo mandato con la pace, non la guerra.

Al Foro c’è anche Romano Prodi, ex presidente della CE ed ex premier italiano. Lui è chiaro. Il conflitto in Ucraina è anche una colpa europea di aver sottovalutato la Russia. “L'Ucraina non può essere né russa né europea. O ci convinciamo che è un ponte tra l’Europa e la Russia, o va a finire male”. Dice anche che era necessario coinvolgere la Russia nelle decisioni sul futuro del paese. E si mostra nettamente contrario all’allargamento della NATO. “L'Ucraina nella NATO non ci deve entrare. Perché non si mettono le dita negli occhi a nessuno. Ricorda – dice -, che l'ultimo atto del mio governo fu votare contro la proposta di Bush per mettere l'Ucraina nella NATO.  E per risolvere il problema dell’Ucraina, ci vorrebbero i soldi e la decisione di Stati Uniti, Unione Europea e Russia”.

 
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Renato Brunetta, economista ed ex ministro del governo Berlusconi, usando la teoria dei giochi, spiega che la fine naturale delle crescenti sanzioni è la guerra. E se persiste la linea di aumento delle sanzioni da entrambe le parti, si arriva inevitabilmente a un conflitto armato. Per senso di sopravvivenza bisogna dunque porre fine alle sanzioni, da lui definite “una grande stupidata”.

E se il senatore americano John McCain incita alla guerra contro Vladimir Putin, il suo collega Lindsey Graham dice che in Ucraina “gli USA hanno già perso, mentre la Russia ha già vinto”. Non va bene però parlare in termini di guerra: la guerra fa male a tutti, soprattutto ai paesi coinvolti. Quindi bisogna dialogare, negoziare.

Roberto Maroni, governatore della Lombardia, dice che tra poco va a Mosca per promuovere l’Expo di Milano. “Le sanzioni sono costate tantissimo agli imprenditori lombardi, e se aumenteranno ancora, sarà la fine”.  “Gli euroburocrati sono talmente irresponsabili da mettere a rischio i rapporti con la Russia, che è il partner principale. Le sanzioni sono stupide e fanno più male a noi che alla Russia, se cresceranno, assisteremo al fallimento di aziende e ai suicidi degli imprenditori distrutti dai capricci di Bruxelles”, dice Matteo Salvini, il leader di Lega Nord. E anche lui parla della sua visita a Mosca, in programma a breve.

Ernesto Ferlenghi, Presidente di Confindustria Russia, anche lui a Cernobbio, afferma: “L'adozione di misure sanzionatorie da parte dell'EU nei confronti della Russia avranno una ricaduta negativa sull'interscambio e sugli investimenti europei e italiani in Russia, in un momento in cui l'industria del nostro paese vive una crisi senza precedenti. Sono convinto che la Russia sia il partner strategico dell'Europa! Con la Russia ci legano cinquanta anni di fruttuose relazioni sociali ed economiche, dovremo quanto prima chiedere all'Europa e al nostro Governo di tornare a guardare gli interessi del nostro continente e normalizzare i rapporti con la Russia, se non vogliamo che sia la Russia decidere chi sia il proprio partner strategico, magari ad oriente”.

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