La Russia gioca la carta dell’imposta sulle vendite

Foto: Artem Zhitenev / RIA Novosti

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Le autorità potrebbero ripristinare l’imposta sulle vendite, già attiva negli anni Novanta. Secondo le previsioni del governo, l’aumento della pressione fiscale potrebbe essere un modo per risolvere il problema dei bilanci regionali in deficit, causato dall’arresto della crescita economica e dall’adozione di sanzioni contro la Federazione

Il Ministero delle Finanze russo, incaricato da Vladimir Putin, ha preparato e pubblicato un progetto di legge sull’introduzione dell’imposta sulle vendite a livello regionale. In base alla legge, l’aliquota massima si attesta al 3%. Le regioni, a loro discrezione, potranno stabilire un’aliquota minore, ma essa dovrà essere uguale per tutti: il progetto di legge vieta la differenziazione dell’aliquota in base al tipo di merci e alle categorie dei contribuenti. Tuttavia, l’imposta non verrà pagata sui prodotti di prima necessità: pane, latte e derivati, oli vegetali, margarina, farina, cereali, zucchero, sale, patate, e anche su medicine, alimenti per bambini e diabetici, abbigliamento e calzature per bambini.

“Con l’aumento della pressione fiscale si vuole incrementare le entrate del bilancio in seguito al peggioramento della situazione economica interna. L’economia russa presenta segni di rallentamento, mentre per certi aspetti rischia davvero di cadere in recessione”, dice Dmitri Bedenkov, a capo del dipartimento di analisi della società di investimento Russ-Invest. Secondo quanto ha dichiarato, in un tale contesto è ragionevole cercare ulteriori fonti di guadagno per il bilancio. Ma, come fa notare l’esperto, un aumento delle tasse può solo rafforzare le tendenze negative e portare ad un aumento dell’inflazione. La bassa azione di consumo potrebbe ridurre l’impatto che ci si aspetta dall’introduzione dell’imposta sulle vendite, che darà invece un’ulteriore spinta all’inflazione.

Al momento, secondo i dati del Ministero per lo Sviluppo Economico della Russia, i bilanci regionali sono in deficit dell’1% circa del PIL. Ciò è dovuto all’aumento, su scala nazionale, degli stipendi per i dipendenti delle imprese di bilancio su decreto del presidente Vladimir Putin di maggio 2014. Secondo le stime del Ministero delle Finanze, con la nuova imposta i governatori delle regioni accumulerebbero fino a 200 miliardi di rubli (5,6 miliardi di dollari) l’anno, sebbene il deficit dei bilanci regionali potrebbe raggiungere gli 800 miliardi di rubli (22 miliardi di dollari). “Nelle regioni russe si va gradualmente accentuando il problema del deficit di bilancio, che potrebbe farsi avanti nei prossimi anni sullo sfondo della stagnazione dell’economia nazionale”, dice l’analista della holding di investimento “Finam” Anton Soroko. A suo parere, la più forte diminuzione delle entrate regionali si ha con l’imposta sui profitti delle aziende, dopo che la maggior parte dei produttori hanno ridotto significativamente la loro posizione marginale nel 2013. Le regioni si vedono quindi limitate nella possibilità di ricevere prestiti a causa del loro andamento estremamente sfavorevole sui mercati, connesso all’adozione di sanzioni contro la Russia.

 
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L’esperienza passata

È interessante notare che la Russia ha già sperimentato l’imposta sulle vendite: essa fu introdotta nel 1998, ma poi fu giudicata inefficace e nel 2003 abolita. Era comunque un’imposta regionale e l’aliquota veniva stabilita dalle autorità di ogni regione. Inoltre, nel 2003 la Corte Costituzionale della Federazione ha riconosciuto la riscossione simultanea di IVA e imposta sulle vendite incostituzionale. Difatti, la prassi internazionale vuole che di solito venga riscossa o l’IVA, come nei paesi europei, o l’imposta sulle vendite, come negli Stati Uniti.

Pertanto, a partire dal 2006 il Ministero delle Finanze ha sempre respinto l’idea di rilanciare l’imposta sulle vendite, non solo per i problemi legali annessi, ma anche per la loro complessa amministrazione e per la cattiva riscossione di questo pagamento. “A conti fatti, questa tassa provoca l’aumento della pressione fiscale per gli imprenditori e l’incremento dei prezzi per i consumatori; per cui, nonostante l’apparente semplicità della sua amministrazione, le previsioni sulla sua riscossione sono più che pessimistiche”, dice Nina Kozlova, dirigente dell’ufficio di consulenza fiscale e legale “FinExpertiza”.

Secondo l’analista di “Investkafe” Timur Nigmatulin, in caso di rallentamento dei tempi di crescita dell’economia è necessario cercare nuove fonti di guadagno, mentre l’aumento delle tasse non è la via d’uscita. “Tale misura radicale, come l’introduzione di una nuova tassa, probabilmente servirà solo ad aggravare l’attuale condizione economica della Russia, poiché ha come effetto a lungo termine l’accelerazione dell’inflazione e un’ulteriore riduzione dei consumi delle famiglie”, dice l’esperto. Secondo il suo parere, in futuro il governo, se vuole uscire da questa situazione, dovrà tagliare le spese militari a favore della riduzione del deficit di bilancio. Tra le alternative, il governo russo ha anche proposto di aumentare l’imposta sul valore aggiunto (l’equivalente dell’IVA in Russia) dal 18 al 20%. Secondo i dati degli analisti della Deutsche Bank, ciò dovrebbe portare nelle casse delle regioni fino a 500 miliardi di rubli (14 miliardi di dollari). Tuttavia, se la Russia ripristinerà la tassa sulle vendite, allora rifiuterà automaticamente questa iniziativa.

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