(Foto: Shutterstock/Legion-Media)
In seguito all'introduzione delle sanzioni settoriali dell'Unione Europea nei confronti delle banche statali russe è stato reso noto che il principale operatore russo di telefonia mobile, Megafon, e l'azienda metallurgica Norilsk Nickel hanno convertito parte della loro liquidità in dollari di Hong Kong. Secondo le dichiarazioni di alcune fonti della Megafon, la società avrebbe depositato del denaro nelle banche cinesi per semplificare le operazioni di pagamento verso la compagnia cinese Huawei (uno dei principali fornitori di apparecchiature per le reti Megafon), "oltre che per limitare i rischi legati alle possibili difficoltà ad operare con le banche europee". Alla fine del secondo trimestre di quest'anno, Megafon aveva tre miliardi di rubli nei suoi depositi bancari. Attualmente il 40 per cento dei depositi è stato convertito nella valuta di Hong Kong, e il 60 per cento è rimasto in rubli.
Anche la Norilsk Nickel ha agito in maniera simile: la società ha convertito parte della sua liquidità in dollari di Hong Kong, come ha reso noto l'agenzia Interfax. Si tratta di una misura necessaria per diversificare i risparmi e ridurre i rischi, e, in una prospettiva futura, anche per effettuare operazioni sul mercato asiatico nella valuta locale, come ha affermato una fonte vicina alla Megafon. Fonti vicine alla Norilsk Nickel ricordano che attualmente la compagnia è appunto alla ricerca di investitori per il progetto di un impianto di arricchimento dei minerali a Bystrinsk (situato a 300 chilometri dal confine tra la Russia e la Cina), per la cui realizzazione e messa in opera occorre un miliardo di dollari. La Norilsk Nickel esporta verso la Cina un terzo della sua produzione di nickel, oltre a grandi quantitativi di palladio e di rame.
Esistono però anche altre alternative: ad esempio, la Corporazione Unita dei Cantieri navali (Ob'edinennaja sudostroitelnaja Korporatsija) sta prendendo in considerazione lo yuan cinese. Aleksei Rakhmanov, presidente della corporazione navale, che è stata colpita dalle sanzioni imposte dagli Stati Uniti, qualche giorno fa ha dichiarato al giornale "Kommersant" che "per la cooperazione sul mercato" la compagnia dovrà cercare una valuta alternativa, e che "la proposta di usare lo yuan non sembra irreale". Per il momento, però, come hanno precisato alcune fonti, non vi sono problemi nell'effettuare pagamenti, nemmeno in dollari.
"A nostro modo di vedere, per ora questa sembra più che altro una mossa politica", ha dichiarato a "Rbth" Ilja Balakirev, principale analista della società di investimento UFS. "Le aziende probabilmente temono che per quanto riguarda le sanzioni la situazione possa aggravarsi ancora, e che nella peggiore delle ipotesi possano risentirne i conti bancari delle società russe presso le banche occidentali, o che in generale le compagnie russe possano venirsi a trovare nella situazione in cui nessuna banca occidentale sarà più disposta a lavorare con loro", spiegano i collaboratori della UFS.
Perché proprio la valuta cinese?
Il dollaro di Hong Kong nel corso degli ultimi trent'anni è stato fortemente legato al dollaro USA. Di fatto, si tratta di un vero e proprio equivalente del dollaro americano, e comporta in pratica gli stessi rischi valutari. "Se alle compagnie serve una valuta che sia come il dollaro, ma che non sia il dollaro, allora questa è una buona scelta. Si tratta di un'alternativa politicamente accettabile, e al tempo stesso prudente dal punto di vista economico", osserva Ilja Balakirev. È una valuta che viene liberamente convertita e che si può liberamente impiegare nei pagamenti internazionali.
Lo yuan cinese, al contrario, è una valuta il cui corso viene determinato dalla Banca Popolare della Cina in relazione a un paniere di valute. Negli ultimi anni il corso dello yuan è stato relativamente stabile, ma di fatto esso può essere modificato per volontà del regolatore. Inoltre, alla Cina conviene avere uno yuan debole, ma al tempo stesso, a parità di capacità di acquisto dei consumatori, il corso dello yuan è di alcune volte più basso rispetto a quanto sarebbe giusto. "In una prospettiva a medio termine è atteso un rafforzamento dello yuan. Convertire denaro nello yuan può essere sia un modo di guadagnare sulle oscillazioni del cambio, sia una possibilità per semplificare i pagamenti connessi alle forniture alla Cina. Questa scelta però fa aumentare i rischi, perché la valuta nazionale è interamente sotto il controllo della Cina e non è di libera conversione", spiegano ai microfoni di Rbth gli analisti di UFS.
Se la conversione di mezzi finanziari nelle valute asiatiche diventerà o meno una tendenza di massa dipenderà da fin dove sarà disposto a spingersi l'Occidente nelle sue sanzioni contro l'economia russa, sintetizzano gli esperti intervistati. L'allargamento dell'impiego delle valute asiatiche appare giustificato nel contesto dei rapporti commerciali con i paesi asiatici che si vanno intensificando. Quanto alle compagnie che non lavorano con l'Asia, una decisione di questo genere potrebbe essere dettata loro solo dalla realtà politica, secondo gli esperti. Per il futuro prossimo essi prevedono piuttosto un aumento della percentuale dei rubli sui conti bancari delle società.
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