La Russia rimane l’unico paese in grado di aumentare le forniture di gas all’Europa (Foto: Getty Images / Fotobank)
La Commissione Europea a Bruxelles sta nuovamente affrontando la questione relativa alle forniture di gas russo: affidabilità, aspetti contrattuali e provvedimenti per limitare la dipendenza. Nel frattempo gli USA invitano l’Europa a rinunciare al carburante russo. Il Canada si pronuncia invece sulle misure di esportazione di gas naturale liquefatto (GNL). L’Ucraina parla invece di approvigionamento di gas dalla Slovacchia. Non c’è alcun prerequisito economico di cui valga la pena parlare, si tratta esclusivamente di dichiarazioni politiche. Inoltre la Russia rimane l’unica che, a differenza degli altri paesi fornitori, possa aumentare la fornitura del combustibile azzurro all’Europa. E i consumatori europei, anche volendo, non potrebbero rinuciarvi, secondo quanto dichiarato dagli esperti intervistati da “RG”.
L’apertura delle forniture di gas lungo quattro gasdotti, che trasportano il combustibile russo in Slovacchia, violerebbe le condizioni contrattuali con “Gazprom”, afferma l’agenzia Reuter riferendosi al rappresentante dell’operatore slovacco di gasdotti Eustream. "Per invertire il flusso è necessario chiudere i rifornimenti da est a ovest in uno dei condotti principali, ma per questo è necessaria l’autorizzazione di “Gazprom”. Gazprom non è d’accordo con ciò, per cui questa alternativa non è da tenere in considerazione "- ha affermato una fonte dell’agenzia
Invece il Direttore generale dell’Istituto del sistema energetico nazionale Sergey Pravosudov nota come tale scenario fantastico, come quello della rinuncia al gas russo, si potrebbe verificare solo a condizione che nel mondo vi sia una produzione industriale su larga scala di energia a buon mercato attraverso la fusione nucleare. Gli esperti propongono un’analisi delle prospettive future del mercato europeo sulla base del volume di combustibile che arriva in Europa o che potrebbe arrivare nel breve periodo. Al momento il gas arriva lì da cinque grandi fornitori. Al primo posto c’è la Russia, poi la Norvegia, l’Algeria, l’Olanda, il Quatar. "Nello scorso anno in tutto solo due fornitori hanno aumentato le forniture: la Russia e l’ Olanda” - ricorda Pravosudov.
Il consumo di gas è in aumento
Nello stesso tempo l’esportazione di gas russo ha raggiunto volumi da record con 161,5 miliardi di metri cubi di gas rispetto al 2012 (138,8 miliardi di metri cubi). Invece il prezzo è sceso in media del 5,5% raggiungendo 380 dollari per 1000 metri cubi. Per quanto riguarda l’Olanda, questa ha già annunciato che in futuro ridurrà le forniture del 20% poiché utilizzerà i vecchi giacimenti in via di esaurimento, per preservare maggiori quantità di gas all’interno del paese. Anche la Norvegia non promette una sostanziale crescita. Invece dal 2020 inizieranno a diminuire i costi per la ricerca di nuovi giacimenti a favore dell’ aumento dell’estrazione. In Algeria crescerà l’utilizzo interno di gas e inoltre questo paese, così come il Quatar aumenterà le forniture di GNL in Cina, Corea, Giappone – nei mercati asiatici questo gas è molto più costoso. A questo punto di fatto per l’Europa non ne resterà.
Un’altra questione fondamentale riguarda la costruzione di terminali per lo stoccaggio del gas liquido in UE. In Europa già da anni si parla di terminali per il GNL. Mentre particolari serbatoi sono stati costruiti per esempio in Spagna dove servono meno, zavorrati del 20-30 percento, e i loro investitori stanno subendo perdite, invece nell’Europa orientale non vi sono infrastrutture.
Non c’è gas disponibile
Ma la piu’ grande domanda, afferma Pravosudov, è: “potrà l’America, come promette, portare nel mercato dell’UE il volume di gas necessario per il quale sta aumentando la sua produzione?” La risposta è notoriamente negativa. A conferma di ciò gli esperti hanno provato a capire quanti soldi gli USA stanno investendo nella proprie miniere, nella perforazione di nuovi pozzi. Dunque, nel 2013 il volume della foratura ha raggiunto i livelli minimi degli ultimi 15 anni. Rispetto al 2008 è diminuito di tre volte. Il brusco calo dell’estrazione e della produzione di GNL si spiega con la crescita dell’interesse da parte degli americani alla produzione di gas di scisto e adesso anche di petrolio di scisto, il cui costo negli USA ammonta a 60-70 dollari al barile. E nonostante il fatto che questa sia molto difficile da estrarre dalle rocce in grande profondità, gli USA hanno fatto progressi più di ogni altro paese. Con ciò la richiesta di GNL all’interno del paese da parte di automobilisti e del settore energetico è in crescita. Così nei prossimi anni l’America non solo non inizierà l’esportazione su larga scala di GNL ma, per via della diminuzione dell’estrazione e la crescita dei prezzi nel mercato interno, dovrà aumentare la propria disponibilità ricorrendo al vicino Canada, confermano gi esperti. E per questo il mercato degli USA sarà prioritario.
Secondo il Presidente dell’Istituto di Energia e Finanza Vladimir Feygin, le posizioni di “Gazprom” in Europa per ora sono inattacabili. “C’è stato un tempo in cui in UE hanno disegnato le “carte stradali” e i grafici con le tempistiche per un potenziale abbassamento delle quantità di gas russo in una certa percentuale annuale fino al 2050. Il calcolo è stato fatto in modo tale che nel 2020 in Australia, nel mar Mediterraneo orientale, in Nuova Guinea compaia una nuova generazione di stabilimenti per la produzione di gas liquido e parte delle forniture confluiscano in UE, in concorrenza con il combustibile russo. "Anzitutto questo non è un processo rapido, poi dal punto di vista economico non sono stato presi in considerazione i costi. Nel complesso resta un obiettivo strategico ", afferma Feygin.
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